mercoledì 14 novembre 2018

Burrasca d’autunno, di Renzo Montagnoli






Burrasca d’autunno
di Renzo Montagnoli


Burrasca d’autunno
che penetra i cuori
con il vento che soffia
la pioggia che sferza
le foglie che volano.
Al riparo del vecchio
e rugoso melograno
porgo l’orecchio al vento
che sibila, s’inarca, ulula.
Eppure qualcosa esso porta
voci confuse di stagioni passate
di grigiori autunnali.
Sono suoni disarticolati
tristezze evase dall’anima
è fatica comprendere
ciò che voglion dire.
Sono pensieri nascosti
speranze abortite
sogni irrealizzati,
sì che al placar ora del vento
odo come una nenia
un sommesso lamento
d’autunno che piange
sul suo ingrato destino
di amara stagione.

Da La pietà

è stata la pioggia, di Maria Attanasio






è stata la pioggia
di Maria Attanasio




è stata la pioggia,
un fulmine, l’incuria, la malafede.
è stato un rumore, un pazzo,
è stato che non sapete
la differenza tra il cemento e il calcestruzzo,
è stato un cedimento,
la vendetta del tempo,
è stato un aprirsi volontario di vene,
è stato magari il fato, il posto
e il momento sbagliato
è stato sentire la voce di una donna
dire nel pianto: ” si è sbriciolato”.

(Genova)


Il sentiero nel bosco, di Giovanna Giordani






Il sentiero nel bosco
di Giovanna Giordani


a Piera


Sempre invitante
il sentiero nel bosco
vecchio amico
rallegra il mio andare


Ma oggi
accanto a me
cammina una nuova amicizia
diletta
e assieme sorridiamo al sole
che dalle fronde
ci fa l’occhiolino


La pineta, di Donatella Nardin





La pineta
di Donatella Nardin




Ci chiama il clamore contorto dei pini,
rosso vibrante talvolta, è un atto
di devozione non verso ciò che si è
ma verso ciò che si vorrebbe essere


ruscella l’anima nell’abbandono
e siamo là dentro, nel gorgo
di una strana dolcezza,
spinta fuori dai rami come la crescita
disordinata del verde e nemmeno
un lembo di blu ad ombreggiare
le bianche caviglie dei tronchi.


Rifulge invece nella baldanza – come
un punto di sutura tra noi e il nulla –
l’alta visione che mare sembra
a narici colme di stelle e d’ignoto
ora che incombe tra gli alberi
la lucida sera


sì è una trepida sera l’incantata
verticalità di un’attesa.


Da Terre d’acqua (Fara, 2017)




La vecchia quercia, di Tiziana Monari






La vecchia quercia
di Tiziana Monari




Nella polvere d’oro della sera,
luccica ammantata dai colori autunnali la vecchia quercia
rifugio di passeri,cinciallegre e pettirossi levita al vento capriccioso
accarezzata dalla pioggia sottile, dai presagi tristi della nostalgia


con i rami più alti sfiora il cuore di corallo delle nuvole
fa l’amore con libellule incantate
respirando il tempo nella luce impercettibile del crepuscolo
per poi concedersi alle ultime ombre, ad un sonno pallido d’avorio e di brina.


Nuda di luna, avvezza alla tempesta
come una fatale baccante guarda la vita degi altri passare
e sente la notte che fluttua in un brusio di foglie mosse
mentre la neve cade nel giardino d’inverno


come una foglia morta d’autunno
come una rosa rossa di dicembre
ed inonda il crudele convivio della vita
risacca, isola, o solo foce.


Lord Byron e Boatswain, di Danila Oppio






Lord Byron e Boatswain
di Danila Oppio




Il suo amato Boatswain
quel Nostromo peloso
che gli ha rapito il cuore
se ne andò una mattina:
aveva di cinque anni appena,
Lord Byron una ventina.
Il Newfoundland comprova
d’esser docile silente e amicale
compagno, è il gran Terranova
nella dolce lingua dello Stivale.
George per lui fece costruire
un luogo di degna sepoltura.
Scrisse un epitaffio e a nessun
essere umano potrebbe calzare
in maniera tanto più degna.
La stessa lapide insegna:
Near this spot are deposited
the Remains of one
who possessed Beauty without Vanity
Strength without Insolence
Courage without Ferocity
and all the Virtues of Man without his Vices”
In questo luogo giacciono
i resti di una creatura
che possedette la bellezza ma non la vanità
la forza ma non l’arroganza
il coraggio ma non la ferocia
E tutte le virtù dell’uomo ma privo dei suoi vizi.
Perfetto ritratto che gli riconosco
Da amico fedele e affettuoso
sa parlarti con sguardo dolce
senza far mai uso della voce.
Giunse un giorno Byron a Porto Venere
ed erano già quattordici anni
che, della presenza di Newfy
George non potè più godere.
Con nuotate lunghe si consolò
nel far visita all’amico poeta
Shelley, che un triste giorno
nel mare di Lerici annegò.
Nostromo riposa in una tomba
da ben duecentodieci anni.
Indicata da una lapide mortale
sulla quale è inciso il suo tributo.
E tanto fu il suo amore assoluto
che di Nostromo la lastra sepolcrale
fu più grande di quella deposta
sul suo proprio tumulo composta.
Riprendendo l’epitaffio
al sepolcro dell’amato cane
Ecco che scrisse Byron, e lì rimane:
To mark a friend’s remains these stones arise
I never knew but one…and here he lies”
Esso fu innalzato per segnare
il luogo ove tutto quel che di un amico resta
un sol ne conobbi… e qui giace.
Nostromo riposa in pace!
Appare chiaro che da questa chiusa
Byron ottenne dal fedele amico
quel che da altri non ebbe mai:
Il cuore di Nostromo batteva sol per lui.




Mattino di ottobre, di Piera Maria Chessa





Mattino di ottobre
di Piera Maria Chessa




Le foglie cadono
lente lente
in questo sereno
mattino di ottobre,
staccandosi
dagli alti rami
ad una ad una.
Raggiungono la terra
e dopo il breve viaggio
si adagiano piano
accanto alle sorelle,
ora intrise d’acqua
per la pioggia recente.
Mentre percorro
a ritroso il sentiero
percepisco appena,
al mio fianco,
il posarsi lieve
di una nuova foglia
che abbandona il ramo.


Orgosolo, di Sergio Menghi





Orgosolo
di Sergio Menghi




Tra i massi della Barbagia
Circondato da valli selvagge e profumate
Al ridosso del monte che domina la valle della Luna,
quasi un fantasma che incute paura,
spunta Orgosolo, paese solitario e vivo
nel cuore della Sardegna.


La rabbia espressa nei murales
Gli sguardi agghiaccianti dei suoi fieri abitanti
Accolgono il nostro arrivo
E all’improvviso sfila, tra i veli neri delle donne
Tutte uguali ed eleganti
Ed i singhiozzi soffocati, strazianti dei giovani parenti,


un solenne funerale
dell’ultimo condannato dalla giustizia locale.


Intanto, nella via accanto
Si vedono i paramenti di una cerimonia nuziale
E sulla piazza del Municipio
Crivellato di colpi di arma da fuoco
L’altoparlante annuncia in dialetto stretto incomprensibile
La corsa dei cavalli serale.


Poco prima del tramonto di fuoco,
sulla piazza antistante il cimitero
si vedono affluire i cavalieri.


Ragazzi ed uomini impettiti
Stabili in sella ai focosi destrieri
Domare, con abili mosse, dei cavalli ciascuna impennata.
Poi la corsa, appaiata, sfrenata,
ritmata dal suon degli zoccoli sull’asfalto infuocato.


Così si conclude un giorno di festa
Per gli abitanti del paese più isolato del mondo
Con centinaia di case senza finestre
Come bocche spalancate, assetate di progresso.


A noi rari visitatori
Rimane impresso il ricordo
Dei saldi ed arcaici valori
Su cui si fonda quella esistenza sociale
Piena di orgoglio e di ‘balentia’.




Pinguini, di Gianluca Ferrari





Pinguini
di Gianluca Ferrari




Buffa sequela di marsine
caracollanti per sale
fredde e bianche,
a quale ballo andate?
E quale sinfonia sferzante
vi sospinge sul sentiero di silenzio!
Goffo tip tap per vastità di vento,
fino allo scivolo nel grande
sfarzo dell’oceano.


Da Bestiario (edito in proprio)


Trittico d’Autunno, di Vincenzo D’Alessio





Trittico d’Autunno
di Vincenzo D’Alessio




°
pioverà ancora
aspetteremo l’incudine
della goccia come
voce della terra
che chiama per nome
il cielo


°°
dai capezzoli rossi
delle vigne sai come
l’Autunno dona giorni
di sole prima di morire,
voglia di vita rovista
fossi accarezza le dita


°°°
vestirò come treno
carrozze di ricordi
nel calore della ciminiera
affronterò il viaggio
verso il binario morto




Autunno, 2018