venerdì 15 dicembre 2023

Poesie di Natale 2023

 



Eppure il Natale è vicino

di Piera Maria Chessa


Si avvicina il Natale,
possiamo noi guardarci
senza provare dolore
nel vedere le fotografie
di adulti e bambini al confine
tra due Paesi stranieri,
in balìa della sete e la fame
mentre affrontano la paura
di un rigido inverno
in un luogo inospitale?


Tutti tacciono, nessuno vede,

ma osservano e parlano
gli occhi spaventati dei bambini,
parla il loro pianto.
Chiedono acqua, cibo, coperte,
e poi il dono più grande:
un luogo accogliente e sicuro.


Solo il filo spinato intorno a loro,

nessuna comprensione,
lo spesso muro dell’indifferenza,
lo sguardo lontano e crudele
di chi non vuole sapere.



Eppure, il Natale è vicino.
Mi piace immaginare
quel giorno lontano
in cui nacque un bambino
in una capanna scaldata soltanto
dal fiato di un asino e un bue.






Il vero Natale

di Giovanna Giordani





Puntuale

arriverà il giorno

di Natale



Impazziranno le luci

sull’oscurità

dei dolori del mondo



Le campane rinnoveranno

l’invito

a osannare il bambino divino

nella capanna



I poveri

i miti

e i puri di cuore

sanno già che per loro

il vero Natale

non durerà solo un giorno










Inverno di paese

di Maria Pina Ciancio





Noi che abbiamo corso e riso

con le ginocchia sbucciate a sangue

che ci siamo perduti e ritrovati

che abbiamo amato e soffocato il pianto

sulla calce scrostata e calda



Abbiamo il fiato e l’ombra corta oggi

tra i silenziosi vicoli e le piazze

in cui la storia



quella raccontata e quella dei ricordi

si impasta con la vita e lievita

nei silenzi aspirati delle case

di consuete abitudini, di parole lente

di sorrisi in attesa, di sguardi sognati



a tratti ancora convalescenti



Da Storie minime (Fara, 2009)







Mi manca il Natale

di Renzo Montagnoli




Mi mancano gli zampognari

agli angoli delle strade

i loro suoni echeggianti

un mondo antico di greggi belanti



di stazzi con un tetto di stelle

una vita ferma per millenni

passi che lenti si susseguono

verso una lontana capanna.



Mi mancano i fiocchi di neve

che dipingevano un paesaggio nuovo

che davano un’impronta di fiaba

per un bianco Natale.



E mi mancano mamma e papà

che rivedo con gli occhi di bimbo

raccolti intorno al desco

una famiglia che ormai non c’è più.



Mi manca tanto il Natale

della mia gioventù gli occhi stupiti

di fronte al presepe a rinnovare

un sogno che non tornerà mai più.







Nascita 

di Daniela Raimondi

 

 

Sposa di un vecchio. 

Sposa bambina. 

Madre di Dio. 

Il figlio scendeva, 

solcava un cammino nella mia carne. 

Sentivo le ossa incrinarsi, i nervi tesi,  

la mia voce chiedeva pietà. 

Il mio corpo aveva cessato di appartenermi. 

Ubbidiva a mio figlio,  

al suo incedere verso la vita. 

Con me solo il fiato del bue e il ragliare dell’asina. 

 

Un ultimo, lunghissimo grido. 

Prima la testa, poi, come un pesce, 

il bambino uscì dal mio corpo. 

Nacque muto,  

bagnato di umori e di sangue. 

       Mio figlio.   

       Mia carne. 

Un corpo minuto  

germinato da un corpo di donna, 

un essere nuovo, perfetto, 

coniato nel buio,  

bagnato dalle mie acque. 

 

Tagliai ciò che ancora ci univa con un pugnale.  

Strofinai la sua carne con lavanda e col sale,  

infine lo avvolsi in una coperta. 

Lo fissavo, colma di meraviglia, incredula,  

scordata ogni doglia. 

Adoravo il suo viso, i capelli, 

i piccoli pugni. 

Non aveva i miei occhi, e non aveva i suoi, 

ma il latte sgorgò tiepido e denso. 

Portai la sua bocca al capezzolo bruno, 

quietai la sua fame. 

E in quel momento lui non fu più il Salvatore 

ma solo un bambino  

ed io,  

io fui solo una madre. 

Io sazia d’amore. Lui sazio di me. 

Io madre, lui figlio. 

E in quell’attimo anche Dio attese nell’ombra. 

Attese in silenzio, lasciandoci soli.  


Da  Maria di Nazareth (Puntoacapo, 2015)








Natale

di Mariangela De Togni





 Anche il cuore si arrende

al tuo silenzio

nel profondo del chiostro

solitario.

 

Un freddo di cristallo

oggi scintilla sulle foglie

irrigidite dalla brina.

E v’è una luce inconsueta

in questa aurora bianca

di Natale.

 

Sull’orlo della fontana

il sole sprofonda

pallido, e sui rami

dei pioppi

merletti d’argento inquieti

nel vento

tintinnano suscitando

pensieri che sanno

di attesa.

 

O Mistero di un Dio

che si fa creatura

per amore dell’umanità.

 

Nella trasparenza dell’aria

un sottile cerchio di luna

diffonde una chiarità

quasi trasognata.

 

E il suo Amore

a cercare le tracce

dei nostri passi:  nebbia,

fiume, anonima palma,                                                          

vortice che si quieta

soltanto nella pace

della sua misericordia.                              






Natale al mare

di Patrizia Fazzi




E’ un natale strano, questo,

al mare: grigiastra l’acqua,

senza bagliori il cielo,

ma al fondo, quanto azzurro nascosto...



Eppure si addice a quest’ora sospesa,

a questo amore che non vuole spegnersi,

in un’intermittenza di luci tra noi,

come un albero di Natale

carico di promesse e di doni

che non sappiamo aprire.



Ancora e sempre le onde si infrangono,

lievi e forti, sfidando la terra

ad un abbraccio, invocato e invincibile.



Cenere bellissima

è la spiaggia deserta:

granelli come di vita,

da camminarci sopra

a piedi nudi,

cercando radici,

respirando il salmastro,

fissando l’unica barca avventurosa

e il gabbiano che sfiora,

con un affondo libero,

il profilo del porto.



Da Dal fondo dei fati (Edizioni del Leone, 2005)







Non sa di pace l’aurora

di Donatella Nardin





Non sa di pace l’aurora

sepolta scalza nell’acqua.

Non più devoti al creato, manca

la grazia alla cometa,

all’albero in rosso - vestito

d’oro e d’argento - lo sfolgorio.

E noi non riusciremo a celebrare

la luce, troppi i cuori sparati

da inganni, guerre e brutture,

troppa l’indifferenza di un cielo

che cela chiudendosi

allo stupore degli occhi.

Ma tu scendi ugualmente tra noi

Bimbo divino a significare,

a rimarginare, a ingentilire

il trafitto.

Da quell’altrove senza luogo

né tempo - in comunione

perenne e prodigio - scendi

ugualmente Gesù Bambino

a sconfiggere il nulla, l’umana

malvagità.







Notte di Natale

di Giovanni Pascoli


Si vegliava sui monti. Erano pochi

pastori che vegliavano sui monti
di Giuda. Quasi spenti erano i fuochi.
Ognuno guardava i cieli, come stanco
stanco nel cuore; ognuno avea vicino
il dolce uguale ruminar del branco.



E un canto invase allora i cieli: Pace
sopra la terra! E i fuochi quasi spenti
arsero, e desta scintillò la brace.
come per improvvisa ala di venti
silenziosi, e si sentì nei cieli
come il soffio di due grandi battenti.


Erano in alto nubi, pari a steli
di giglio, sopra Betlehem: già pronti
erano, in piedi, attoniti ed aneli,
i pastori.
E un angelo era, con le braccia stese,
tra loro, come un’alta esile croce,
bianca; e diceva – Gioia con voi! Scese
Dio sulla terra. Ed a ciascuno il cuore
sobbalzò verso il bianco angelo, e prese
via per vedere il Grande che non muore.


Mossero, e Betlehemm, sotto l’osanna
de’ cieli ed il fiorir dell’infinito
dormiva. E videro, ecco, una capanna.


Ed ai pastori l’accennò col dito
un angelo: una stalla umida e nera,
donde gemeva un filo di vagito.