Vento
da Nord
di
Renzo Montagnoli
Nei
giorni più freddi
s’alza
un vento teso
che
soffoca il respiro.
Viene
da lontano
dal
grande e gelido Nord
fugge
dalla tundra gelida
per
portare la voce roca
degli
sconfinati ghiacci
di
quella zona
che
Artide chiamiamo.
Ma
se stiamo attenti
ad
ascoltare e lasciamo
un
po’ correre la fantasia
ci
porta anche le leggende
di
quelle terre desolate
dove
la notte si ritrovano
i
folletti a danzare
alla
luce della luna.
Ci
parla di renne
che
libere corrono sulla neve
che
s’involano all’orizzonte
come
uccelli migratori;
dei
grandi alci
udiamo
il rauco respiro
e
dei guerrieri
che
quelle lande popolavano
sentiamo
il cozzare delle armi.
Ci
porta lontano questo vento
ci
conduce a ritroso nel tempo
a
viaggiare come in sogno
dove
non esiste più il tempo.
E
solo allora ci accorgiamo
di
quanto di noi è stato
di
cui memoria più non abbiamo
E’
forte questo vento
e
anziché spazzare via
accumula
davanti a noi
le
foglie dei sogni
che
nella sconfitta d’ogni giorno
avevamo
lasciato sul selciato.
Da La
pietà
La
colonna sonora:
Poesia evocativa, molto bella.
RispondiEliminaArnaldo De Stia
Si percepisce una certa malinconia dietro questi bei versi dove il passato e il presente si alternano o si intrecciano. Basta un vento particolarmente intenso perché lo sguardo del poeta si volti indietro a scrutare e interrogare la storia dei popoli del Nord, per poi tornare all'oggi, anche ai sogni di ognuno di noi. Un testo molto coinvolgente.
RispondiEliminaPiera