mercoledì 14 novembre 2012

Blatte, di Renzo Montagnoli


Non vi nascondo che ho un timore: non vorrei che le blatte, quelle vere,

potessero offendersi…

 
 

 

Blatte

di Renzo Montagnoli

 

 

Come per i proci in casa d’Ulisse

tutti intenti a mungere le ricchezze

in attesa d’impalmare la regina

hanno occupato ogni scranno libero

hanno insozzato ruoli e istituzioni.

 

Non attendono un’altra Penelope

perché di fatto è loro il possesso d’ogni cosa

tutti intenti a divorare l’altrui ricchezza

incautamente affidata alle rapaci mani.

 

 

Non uomini, né animali – perché  mai offendere

costoro, vittime di questi predatori? –

No, mi ricordano ben altro

blatte nere ingorde e putrescenti

che s’affollano al banchetto.

 

 

Travestite da agnellini

s’erano al popolo proposte

a noi gli oneri del comando

- così dicevano –

a Voi gli onori e nulla a cui pensare.

 

Ma poco a poco non bastarono gli avanzi

e al cibo grosso rivolsero l’attenzione

lasciando – che onore e gloria! –

solo gli scarti amari della torta.

 

Arroccati ad imperare

non li smuovi

non riesci a farli ragionare

che se l’ingordigia è troppa

nulla rimarrà da mangiare.

 

E mentre noi stringiam la cinghia

loro l’allargano ogni giorno

di quanto predano a tutto andare

di tanto cala il  nostro desinare.

 

Ben pasciuti ed altezzosi

ci han preso tutto

ci han tolto ogni potere

han cancellato perfino la speranza.

 

E noi padroni imprevidenti

ci siam ridotti a scialbi servitori

fra mugugni e lamentele

ma proni davanti a questi signori.

 

E non si riesce a mandarli via

perché i nuovi eletti son figli della casta.

 

E allora viene alla mente

che in tempi antichi

quando le blatte s’affacciavano in cucina

era una corsa a spiaccicarle

a ripulire con buona varechina

e se questo non bastava

c’erano e ci sono polveri miracolose

che dei parassiti fanno scempio

e li ricacciano,

sconfitti,

nel loro mondo di squallore.

 

 

 

Da Lungo il cammino

 

E la colonna sonora?

Questa mi sembra adatta…

 


 

 

 

 

 

 

 

8 commenti:

  1. Sì, Renzo, stavolta ho paura che le blatte si siano offese, sono insetti intelligenti e mangiano solo quello che serve. Potevamo vivere bene tutti, sia pure nella nostra caducità, vecchiaia, malattie e morte che ci piglia, invece no. Le blatte si vergognano e si rallegrano di non appartenere alla razza umana.

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  2. Bellissima e purtroppo veritiera.

    Agnese Addari

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  3. Divertente, anche se in verità, più che ridere, ci sarebbe da piangere!


    Rodomonte Ascari

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  4. le blatte non meritano questo paragone. Nessuna di loro ha schiavizzato le altre per aver più posto sulla terra.
    e, come dice bene Mimma, si vergognerebbero di appartenere alla nostra specie.
    questi tuoi versi sono chiari e dicono tutto così com'è con grande partecipazione e poesia.

    cristina

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  5. ho scoperto perché non riuscivo a commentare: blogspot non mi riconosceva come utente google.
    mi sono riconnessa dopo essere uscita e adesso funziona!
    ciao
    cri

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  6. Che dire, è così vera! Bravo, quando ce vo ce vo. Un po' di polverina?
    franca

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  7. Percepisco ironia e amarezza in questa tua poesia, un testo di denuncia verso tutti quelli che ignorano totalmente i doveri che hanno nei confronti dei cittadini. L'uomo è sempre uguale, non migliora né peggiora, i Proci di ieri e quelli di oggi, l'amore sfrenato per il potere, l'indifferenza per i diritti...degli altri.
    Che dire? Se "la speranza è l'ultima a morire" speriamo che dalle Primarie venga fuori "qualcuno" che abbia a cuore "anche" i propri simili, non soltanto le proprie tasche.
    Ciao.

    Piera

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