Non
vi nascondo che ho un timore: non vorrei che le blatte, quelle vere,
potessero
offendersi…
Blatte
di Renzo Montagnoli
Come per i proci in casa d’Ulisse
tutti intenti a mungere le ricchezze
in attesa d’impalmare la regina
hanno occupato ogni scranno libero
hanno insozzato ruoli e istituzioni.
Non attendono un’altra Penelope
perché di fatto è loro il possesso d’ogni cosa
tutti intenti a divorare l’altrui ricchezza
incautamente affidata alle rapaci mani.
Non uomini, né animali – perché
mai offendere
costoro, vittime di questi predatori? –
No, mi ricordano ben altro
blatte nere ingorde e putrescenti
che s’affollano al banchetto.
Travestite da agnellini
s’erano al popolo proposte
a noi gli oneri del comando
- così dicevano –
a Voi gli onori e nulla a cui pensare.
Ma poco a poco non bastarono gli avanzi
e al cibo grosso rivolsero l’attenzione
lasciando – che onore e gloria! –
solo gli scarti amari della torta.
Arroccati ad imperare
non li smuovi
non riesci a farli ragionare
che se l’ingordigia è troppa
nulla rimarrà da mangiare.
E mentre noi stringiam la cinghia
loro l’allargano ogni giorno
di quanto predano a tutto andare
di tanto cala il nostro
desinare.
Ben pasciuti ed altezzosi
ci han preso tutto
ci han tolto ogni potere
han cancellato perfino la speranza.
E noi padroni imprevidenti
ci siam ridotti a scialbi servitori
fra mugugni e lamentele
ma proni davanti a questi signori.
E non si riesce a mandarli via
perché i nuovi eletti son figli della casta.
E allora viene alla mente
che in tempi antichi
quando le blatte s’affacciavano in cucina
era una corsa a spiaccicarle
a ripulire con buona varechina
e se questo non bastava
c’erano e ci sono polveri miracolose
che dei parassiti fanno scempio
e li ricacciano,
sconfitti,
nel loro mondo di squallore.
Da Lungo il cammino
E la colonna sonora?
Questa mi sembra adatta…
Sì, Renzo, stavolta ho paura che le blatte si siano offese, sono insetti intelligenti e mangiano solo quello che serve. Potevamo vivere bene tutti, sia pure nella nostra caducità, vecchiaia, malattie e morte che ci piglia, invece no. Le blatte si vergognano e si rallegrano di non appartenere alla razza umana.
RispondiEliminaBellissima e purtroppo veritiera.
RispondiEliminaAgnese Addari
Divertente, anche se in verità, più che ridere, ci sarebbe da piangere!
RispondiEliminaRodomonte Ascari
le blatte non meritano questo paragone. Nessuna di loro ha schiavizzato le altre per aver più posto sulla terra.
RispondiEliminae, come dice bene Mimma, si vergognerebbero di appartenere alla nostra specie.
questi tuoi versi sono chiari e dicono tutto così com'è con grande partecipazione e poesia.
cristina
ho scoperto perché non riuscivo a commentare: blogspot non mi riconosceva come utente google.
RispondiEliminami sono riconnessa dopo essere uscita e adesso funziona!
ciao
cri
Che dire, è così vera! Bravo, quando ce vo ce vo. Un po' di polverina?
RispondiEliminafranca
Percepisco ironia e amarezza in questa tua poesia, un testo di denuncia verso tutti quelli che ignorano totalmente i doveri che hanno nei confronti dei cittadini. L'uomo è sempre uguale, non migliora né peggiora, i Proci di ieri e quelli di oggi, l'amore sfrenato per il potere, l'indifferenza per i diritti...degli altri.
RispondiEliminaChe dire? Se "la speranza è l'ultima a morire" speriamo che dalle Primarie venga fuori "qualcuno" che abbia a cuore "anche" i propri simili, non soltanto le proprie tasche.
Ciao.
Piera
Grazie a tutti.
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