Le rotte del vento
(Los rumbos del viento)
di Maria Teresa
Santalucia Scibona
Prefazione di Renzo
Montagnoli
Versione in spagnolo
di Emilio Coco
Raffaelli Editore
Poesia
Pagine 55
ISBN 9788867920402
Prezzo €12,00
Estatico
abbandono
Dalle
sommità dell’Appennino scende il vento, precipita in forre oscure, da cui poi
risale per rotolare lungo le chine delle dolci colline senesi e infine va a
placare la sua irruenza, distendendosi nell’amena e bucolica campagna toscana.
Viene e porta con sé voci armoniche, versi soffusi di languida malinconia che
l’esile, ma ferma mano di Maria Teresa Santalucia Scibona ha segnato su fogli
di carta bianca che ora svolazzano, s’insinuano in ogni pertugio, fino a quando
trovano una finestra aperta e, quasi per miracolo, si ricompongono sul mio
tavolo.
Ed è
così che li leggo, ancora odorosi di resina di pino, ancor olezzanti delle
mille essenze vitali di una natura che mi par di sentire amica. E sono d’amicizia
queste poesie, dedicate quasi tutte a persone con cui l’autrice è riuscita a
entrare in sintonia, tanto che l’hanno ispirata. Per quanto i temi discussi
siano i più vari, di questa natura c’è più di una traccia, c’è anzi un estatico
abbandono da cui riemergere per mostrare, quasi con stupore, quanto
immensamente l’anima sia stata nutrita, coccolata, vezzeggiata dall’assoluta
bellezza e perfezione del creato, di cui i versi possono solo darci un’idea,
per quanto sapientemente esposta (Altrove,
in un altro emisfero / la notte
abbandonò l’alcova. / Il giorno ancora
assopito, / salutava l’alba mollemente / adagiata nel divano di stelle. /…
oppure ancora …/ Nel tramonto ramato /
non v’era alcuno, oltre me / nella silente solitudine. / Cresceva il desiderio
di calarmi / fra gli spazi votivi dell’anima, per godere con lo stupore / di
bimbo, l’incanto del creato.). Fra l’altro, la lirica che ho sopra
riportato, oltre a essere esplicativa di quel concetto di estasi, nell’ambito
della produzione di Maria Teresa Santalucia Scibona mi sembrano che con altre
di questa raccolta possano costituire ancora una volta una significativa
conferma di una spiccata predisposizione per un’analisi attenta del destino
umano, come appare più evidente nella poesia che dona il titolo all’intera
silloge. Mi riferisco a Le rotte del
vento, dedicata Giampaolo Rugarli, noto narratore italiano. Credo che valga
la pena di riportarla per intero: Nel
mare ondeggiante / la carena silente / solca i flutti l’infrange. / Senza
indizio riga / la traccia del tragitto. / Ospiti di scarsi giorni, // anche noi
corrucciati / bramosi gaudenti / di terrene delizie / navighiamo a vista /
eludendo ignari / le rotte del vento. In pochi versi concisi è riportata la
vita di ogni uomo con una metafora di un Titanic che procede senza una meta ben
precisa, cercando, inconsapevolmente, di evitare quelle rotte del vento che poi
sono frutto della natura, rientrano in un disegno complesso, imprevedibile e
incomprensibile, su cui si basa tutto il Creato. È tuttavia la sensibilità
individuale che ci conduce a esprimerci mediando ciò che intendiamo dire con
ciò che osserviamo e quello che i nostri occhi vedono è la perfezione assoluta
della natura, di cui noi stessi siamo umile parte. E questa osservazione è
frutto di una trascendenza che ci porta a vedere anche e soprattutto con
l’anima.
A
proposito di metafora, forse più che in altre sue raccolte, questo tropo è ben
presente ed è il ricorso alla natura una via quasi obbligata per esprimere
concetti e sensazioni.
Peraltro,
da una poetessa come Maria Teresa Santalucia Scibona tutto è lecito attendersi,
fuorché la banalità, i versi fini a se stessi, il compiacimento nel cercare
astruserie, nell’imbarazzare il lettore con concetti incomprensibili. No,
questo poetare non rientra nel suo DNA; è presente in lei invece una forza
vitale, un carattere indomito, nonostante che la salute non l’assista, uno
stimolo, direi, che l’induce a rendere particolare e originale, e ovviamente
artistico, ogni tema trattato, anche il più comune, tanto comune da poter
sembrare a una disamina superficiale di scarso o nullo interesse. Ne è una
ulteriore conferma anche questa raccolta, come in Gli intrusi, un’altra metafora che sulle ali di Esopo tratta con riuscitissimo artificio il tema
spesso abusato dei difetti del progresso. Insomma, se mi è stato chiesto di
prefare questa raccolta, io ho accettato, ma per quanto cerchi di porre in
evidenza questo o quel pregio nulla posso di più di quello che il lettore
riuscirà, in tutta libertà, a cogliere leggendo, perché non c’è nessuna
difficoltà interpretativa, i versi scorrono come un tranquillo torrente al
piano, i concetti sono ben sviscerati, senza possibilità che sorgano
dubbi, il piacere di un’armonia strutturale
completa è sempre presente.
Potrei
aggiungere: che cosa è possibile pretendere di più? E infatti è proprio così, ma, mentre
chiacchiero e volgo con la penna alla fine, un colpo di vento improvviso mi
scompagina i fogli, li solleva e invano li rincorro mentre svolazzando escono
fuori e paiono accodarsi a uno stormo di
migratori. Dove andranno? Non posso
saperlo, quel che è certo è che loro non eluderanno le rotte del vento.
M. Teresa Santalucia Scibona è nata e vive a Siena. Impegnata da anni
in organizzazioni per la diffusione della poesia in Italia, nel 2005 la
Biblioteca Universitaria senese della Facoltà di Lettere e Filosofia, ha
istituito un Fondo Letterario a suo nome. Nel 2000, dal Concistoro del Mangia,
è stata insignita di medaglia d'oro di civica riconoscenza, per alti meriti
culturali. Nel 2009 il Comitato Direttivo Idilio Dell'Era, le ha assegnato il
Premio alla Carriera "Idilio Dell'Era".
È Accademica Honoris Causa - Dama dell'Accademia Collegio de' Nobili di Firenze. È nel Consiglio "Cateriniani nel Mondo" per la Letteratura.
I suoi libri di Poesia: Il mio terreno limite (1984); I Giorni del desiderio (1988); Il Tempo Sospeso (1993); Mosè (1996); Il Viaggio Verticale (2001); Le Temps Suspendu et la Vie Assise (2002); L'Amore Imperfetto (2003); La Contesa dei Vini (2005); Il Sogno del Cavallo (2008); Nutrimenti per l'anima (2009); L'Incontro di due vite Epistolario di Mario Verdone (2010); Codice Interiore (2012).
È Accademica Honoris Causa - Dama dell'Accademia Collegio de' Nobili di Firenze. È nel Consiglio "Cateriniani nel Mondo" per la Letteratura.
I suoi libri di Poesia: Il mio terreno limite (1984); I Giorni del desiderio (1988); Il Tempo Sospeso (1993); Mosè (1996); Il Viaggio Verticale (2001); Le Temps Suspendu et la Vie Assise (2002); L'Amore Imperfetto (2003); La Contesa dei Vini (2005); Il Sogno del Cavallo (2008); Nutrimenti per l'anima (2009); L'Incontro di due vite Epistolario di Mario Verdone (2010); Codice Interiore (2012).
Recensione di Renzo Montagnoli
Prefazione garbata, scherzosa (nell'introduzione e verso la fine), profonda e accurata. Una bella presentazione che introduce in modo lieve alla poetica di M. T.Santalucia Scibona, poetessa che già conosco tramite te.
RispondiEliminaMolto bello il testo precedente, proprio come quello riportato per intero all'interno della recensione.
Brava autrice i cui contenuti sento molto vicini.
Grazie.
Piera
Prefazione poetica per un libro di poesie che sembra molto valido.
RispondiEliminaAgnese Addari