La Camera degli Sposi
di Renzo Montagnoli
Mantova
è una città d’arte, un piccolo gioiello che viene visitato ogni giorno da
migliaia di turisti. Le sue ricchezze presentano il vantaggio di essere poco
distanti l’una dall’altra, tanto che è possibile andare a Piedi da
Piazza Sordello al Palazzo Te in circa 45 minuti, l’occasione per una
salutare passeggiata e per poter vedere lungo il percorso tanti monumenti di
grande pregio.
Sì
affacciano così agli occhi del turista la Basilica Palatina di Santa Barbara,
il Duomo, il Palazzo Bonacolsi, il Palazzo della Ragione con la torre
dell’orologio, la Basilica di Sant’Andrea, il Museo Diocesano, il Palazzo
d’Arco, la casa del Mantegna, il Palazzo San Sebastiano. Alla fine di questo
percorso ideale si trova lo splendido Palazzo Te, mentre agli inizi c’è
l’altrettanto splendido Palazzo Ducale con il contiguo castello di San Giorgio.
Quadri, affreschi, arazzi, armature sono ospitati in questi edifici di gran
pregio architettonico e in particolare c’è un’opera famosa in tutto il mondo,
unica nel suo genere, talmente di richiamo che l’impossibilità di poterla
vedere dal giugno 2012 a seguito di danneggiamenti provocati dal sisma che ha
colpito l’Emilia e parte del mantovano ha causato una contrazione del flusso
turistico stimata in circa il 20%. Ma ora, anzi il 19 luglio si potrà tornare
ad ammirare questa meraviglia e già so che le prenotazioni (occorre prenotarsi)
sono numerosissime.
Ma
di che stiamo parlando? Stiamo parlando della Camera degli Sposi, uno dei
capolavori di Andrea Mantegna. Questo grande pittore veneto (nacque a Isola
di Carturo in Provincia di Padova nel 1431) è già un grande, conteso
da tutte le corti, quando nel 1460, dopo una lunga trattativa con il marchese
Ludovico Gonzaga, si trasferisce a Mantova, con tutta la famiglia. È giovane,
ma già ha fatto parlare di sé con opere che ancor oggi stupiscono, ha lavorato
con altri, imponendo il suo stile, per affrescare a Padova la cappella della
famiglia Ovetari nella Chiesa degli Eremitani, edificio purtroppo
andato parzialmente distrutto nella seconda guerra mondiale a seguito di un
bombardamento; ha dipinto il polittico di San Luca per la Cappella di San Luca
nella basilica di Santa Giustina a Padova; pure sua è la pala di San Zeno per
l’omonima chiesa di Verona; e fra il 1457 e il 1459 ha realizzato il San
Sebastiano, un quadro di grande effetto in cui è raffigurato il martirio del
Santo, opera particolarmente riuscita tanto che nel corso del suo soggiorno
mantovano ne dipingerà un’altra sostanzialmente identica.
Ora
Andrea Mantegna è pittore di corte, riverito, acclamato, ben pagato, con una
casa tutta sua di particolare pregio architettonico. E’ il momento, quindi, di
contraccambiare e all’inizio sono quadri, ritratti, come quello del cardinale
Ludovico Trevisan e di Francesco Gonzaga. Sono solo, però, per quanto
bellissimi, esercizi in vista dell’incarico assai più impegnativo che gli è
stato conferito dal marchese Ludovico in persona: affrescare una camera che si
trova al primo piano della torre di Nord-Est del Castello di San Giorgio,
camera adibita a sala delle udienze, nonché a locale di ritrovo di tutta la
famiglia Gonzaga. Ed è proprio questo gruppo familiare, i suoi successi, i suoi
trionfi che il pittore padovano dovrà rappresentare. Tuttavia la dimensione
della stanza è modesta, poco idonea quindi a una celebrazione grandiosa e
allora Andrea Mantegna studia il modo di ampliarla, pur lasciandola intatta.
Compito arduo, quasi impossibile, ma lui è un genio della prospettiva e ci
riesce.
Il
soffitto è troppo basso, toglie aria all’ambiente? Basta alzarlo con una
illusione ottica, e allora la volta viene divisa in vele e pennacchi dipinti,
che sembrano lontani, ma non basta perché in questo gioco di elementi
decorativi piazza al centro un oculo, cioè un’apertura come quella che
effettivamente c’è nel celebre Pantheonn a Roma. E per accrescere il
senso di profondità dipinge in questo tondo un cielo azzurro, con delle belle
nuvolette, sì da sembrare vero. Ma non basta ancora perché l’illusione sia
perfetta, anzi occorre qualche cosa di più, servono delle figure sul contorno
dell’oculo che si affacciano e guardano giù. Così c’è una dama con la sua
serva nera, un pavone e diversi putti, alcuni dei quali sono in bilico e
sembrano lì lì per cadere. L’effetto è stupefacente e lascia
sbigottiti; il lavoro è frutto dei lunghi studi a suo tempo fatti per la
Cappella Ovetari, esperimenti che qui si concretizzano in modo
assolutamente mirabile.
Per
le pareti, di cui due poco utilizzabili, perché una comprende la porta e
l’altra il grande camino, fa ancora una volta ricorso alle sue grandi capacità
nel campo della prospettiva, e così per quelle a sud e a est si limita a
dipingere dei tendaggi, in un gioco di chiari e di scuri, di pieghe che danno
l’impressione che dietro ci sia molto e invece non ci sono che i mattoni.
Agli
altri due muri riserba ben altro. In particolare una parete è dedicata alla
famiglia del marchese Ludovico, rappresentato seduto su un trono e attorniato
dalla moglie Barbara di Brandenburgo, dal suo segretario
Marsilio Andreasi, dal terzogenito Gianfrancesco, dal precettore dei
figli Vittorino da Feltre e da altri dignitari. Tutti non sono in posa come per
una fotografia, ma sembrano colti in una delle abituali riunioni indette dal
marchese. C’è una certa solennità, ma anche la semplicità di chi non sa di
essere ritratto e sembra esser lì per discutere degli argomenti più vari.
Questa parete, come l’altra, pare sfondata, grazie a un gioco prospettico, ma
vi è di più. Pur nella immobilità delle figure i loro sguardi sembrano
rincorrere gli occhi del visitatore come, se, anziché immagini fissate al muro,
fossero soggetti fermi, ma vitali. La stessa sensazione si prova con i
personaggi dell’altra parete, in cui spiccano il marchese e il figlio
Francesco, in un incontro a cui partecipano anche i figli di Federico I
Gonzaga, Francesco e Sigismondo, oltre ad altri personaggi come Cristiano I di
Danimarca e Federico III d’Asburgo. Questo incontro è per strada, prima di
Mantova, lungo il percorso che riporta a casa Francesco, fresco di
nomina cardinalizia e quindi di gran onore e prestigio per la famiglia. Sullo
sfondo, su un colle, c’è una città, che non è Mantova, che come si sa si trova
in pianura, ma con ogni probabilità è Roma, qui in questo modo rappresentata
come segno della riconoscenza del casato e della fedeltà verso il
Papa. L’accostamento dei colori è frutto di un accurato
studio che ha portato a evitare marcati contrasti, anzi ha contribuito a un
generale senso di leggerezza e di serenità dell’insieme. La camera picta,
così la si chiamò, già all’epoca era motivo d’interesse, per quanto la
possibilità di vederla fosse limitata a incontri di rappresentanza. Già da
tempo è conosciuta come Camera degli Sposi, proprio perché le
figure di Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo, che belli non dovevano
essere nonostante qualche trucco del pittore, spiccano nel ritratto, uniti in
un matrimonio combinato per ragion di Stato, ma la loro si diceva fosse
un’unione felice, che i due si volevano bene e che al di là dell’ufficialità
del vincolo fra loro c’era vero amore.
Ecco,
essi sono lì, immortalati da Andrea Mantegna, in un’immagine serena, come
serena deve essere stata la loro vita, se effettivamente furono sempre
innamorati l’uno dell’altro.
Il
Museo di Palazzo Ducale è aperto da martedì a domenica dalle 8,15 alle 19,15
(ultimo ingresso ore 18,20) e il prezzo del biglietto è di € 6,50 (ridotto €
3,25).
Il percorso museale che conduce alla Camera degli Sposi sarà riaperto al
pubblico dal 19 luglio al 5 ottobre 2014.
In seguito il complesso del Castello chiuderà nuovamente per consentire l'ultimazione dei lavori di ripristino del piano nobile per la riapertura definitiva.
In seguito il complesso del Castello chiuderà nuovamente per consentire l'ultimazione dei lavori di ripristino del piano nobile per la riapertura definitiva.
PRENOTAZIONI
Per la visita alla Camera degli Sposi la prenotazione è obbligatoria, poiché l'ingresso è contingentato a 1.200 ingressi al giorno.
Sarà possibile l'ingresso senza prenotazione per i singoli solo in base alla disponibilità giornaliera. Per i gruppi la prenotazione è sempre obbligatoria.
La permanenza nella Camera Picta è di 5 minuti.
Costo delle prenotazioni:
gruppi € 20,00;
gruppi scolastici € 10,00;
singoli € 1,00.
Recapiti telefonici:
Prenotazioni: 041-2411897
Informazioni (Biglietteria museo): 0376-224832
Informazioni (Capo servizio museo): 0376-352100
É stato attivato il sistema di prenotazioni on-line.
Per la visita alla Camera degli Sposi la prenotazione è obbligatoria, poiché l'ingresso è contingentato a 1.200 ingressi al giorno.
Sarà possibile l'ingresso senza prenotazione per i singoli solo in base alla disponibilità giornaliera. Per i gruppi la prenotazione è sempre obbligatoria.
La permanenza nella Camera Picta è di 5 minuti.
Costo delle prenotazioni:
gruppi € 20,00;
gruppi scolastici € 10,00;
singoli € 1,00.
Recapiti telefonici:
Prenotazioni: 041-2411897
Informazioni (Biglietteria museo): 0376-224832
Informazioni (Capo servizio museo): 0376-352100
É stato attivato il sistema di prenotazioni on-line.
Fonti:
Andrea
Mantegna. Gli sposi nella Camera dipinta, di Giovannui Reale, Rodolfo
Signorini, Vittorio Sgarbi – Bompiani Editore;
Mantegna,
di Claudia Cleri Via – Giunti Editore
Nota: Le fotografie a corredo
dell’articolo (per ognuna spiegazione di ciò che rappresentano e sito di
reperimento):
- Il
particolare oculo – www.guideturistichemantova.it;
- Prospetto
– www.thais.it;
- Altro
prospetto – www.myartprints.com
- La
famiglia Gonzaga – www.strangeart.it
-
Ho ammirato due volte questo grande capolavoro: la prima volta quando sono stata a Palazzo Ducale alcuni anni fa e ora con questa descrizione semplicemente perfetta.
RispondiEliminaAgnese Addari