sabato 16 agosto 2014

La Camera degli Sposi, di Renzo Montagnoli




La Camera degli Sposi
di Renzo Montagnoli


Mantova è una città d’arte, un piccolo gioiello che viene visitato ogni giorno da migliaia di turisti. Le sue ricchezze presentano il vantaggio di essere poco distanti l’una dall’altra, tanto che è possibile andare a Piedi da Piazza Sordello al Palazzo Te in circa 45 minuti, l’occasione per una salutare passeggiata e per poter vedere lungo il percorso tanti monumenti di grande pregio.
Sì affacciano così agli occhi del turista la Basilica Palatina di Santa Barbara, il Duomo, il Palazzo Bonacolsi, il Palazzo della Ragione con la torre dell’orologio, la Basilica di Sant’Andrea, il Museo Diocesano, il Palazzo d’Arco, la casa del Mantegna, il Palazzo San Sebastiano. Alla fine di questo percorso ideale si trova lo splendido Palazzo Te, mentre agli inizi c’è l’altrettanto splendido Palazzo Ducale con il contiguo castello di San Giorgio. Quadri, affreschi, arazzi, armature sono ospitati in questi edifici di gran pregio architettonico e in particolare c’è un’opera famosa in tutto il mondo, unica nel suo genere, talmente di richiamo che l’impossibilità di poterla vedere dal giugno 2012 a seguito di danneggiamenti provocati dal sisma che ha colpito l’Emilia e parte del mantovano ha causato una contrazione del flusso turistico stimata in circa il 20%. Ma ora, anzi il 19 luglio si potrà tornare ad ammirare questa meraviglia e già so che le prenotazioni (occorre prenotarsi) sono numerosissime.
Ma di che stiamo parlando? Stiamo parlando della Camera degli Sposi, uno dei capolavori di Andrea Mantegna. Questo grande pittore veneto (nacque a Isola di Carturo in Provincia di Padova nel 1431) è già un grande, conteso da tutte le corti, quando nel 1460, dopo una lunga trattativa con il marchese Ludovico Gonzaga, si trasferisce a Mantova, con tutta la famiglia. È giovane, ma già ha fatto parlare di sé con opere che ancor oggi stupiscono, ha lavorato con altri, imponendo il suo stile, per affrescare a Padova la cappella della famiglia Ovetari nella Chiesa degli Eremitani, edificio purtroppo andato parzialmente distrutto nella seconda guerra mondiale a seguito di un bombardamento; ha dipinto il polittico di San Luca per la Cappella di San Luca nella basilica di Santa Giustina a Padova; pure sua è la pala di San Zeno per l’omonima chiesa di Verona; e fra il 1457 e il 1459 ha realizzato il San Sebastiano, un quadro di grande effetto in cui è raffigurato il martirio del Santo, opera particolarmente riuscita tanto che nel corso del suo soggiorno mantovano ne dipingerà un’altra sostanzialmente identica.
Ora Andrea Mantegna è pittore di corte, riverito, acclamato, ben pagato, con una casa tutta sua di particolare pregio architettonico. E’ il momento, quindi, di contraccambiare e all’inizio sono quadri, ritratti, come quello del cardinale Ludovico Trevisan e di Francesco Gonzaga. Sono solo, però, per quanto bellissimi, esercizi in vista dell’incarico assai più impegnativo che gli è stato conferito dal marchese Ludovico in persona: affrescare una camera che si trova al primo piano della torre di Nord-Est del Castello di San Giorgio, camera adibita a sala delle udienze, nonché a locale di ritrovo di tutta la famiglia Gonzaga. Ed è proprio questo gruppo familiare, i suoi successi, i suoi trionfi che il pittore padovano dovrà rappresentare. Tuttavia la dimensione della stanza è modesta, poco idonea quindi a una celebrazione grandiosa e allora Andrea Mantegna studia il modo di ampliarla, pur lasciandola intatta. Compito arduo, quasi impossibile, ma lui è un genio della prospettiva e ci riesce.


Il soffitto è troppo basso, toglie aria all’ambiente? Basta alzarlo con una illusione ottica, e allora la volta viene divisa in vele e pennacchi dipinti, che sembrano lontani, ma non basta perché in questo gioco di elementi decorativi piazza al centro un oculo, cioè un’apertura come quella che effettivamente c’è nel celebre Pantheonn a Roma. E per accrescere il senso di profondità dipinge in questo tondo un cielo azzurro, con delle belle nuvolette, sì da sembrare vero. Ma non basta ancora perché l’illusione sia perfetta, anzi occorre qualche cosa di più, servono delle figure sul contorno dell’oculo che si affacciano e guardano giù. Così c’è una dama con la sua serva nera, un pavone e diversi putti, alcuni dei quali sono in bilico e sembrano lì lì per cadere. L’effetto è stupefacente e lascia sbigottiti; il lavoro è frutto dei lunghi studi a suo tempo fatti per la Cappella Ovetari, esperimenti che qui si concretizzano in modo assolutamente mirabile.


Per le pareti, di cui due poco utilizzabili, perché una comprende la porta e l’altra il grande camino, fa ancora una volta ricorso alle sue grandi capacità nel campo della prospettiva, e così per quelle a sud e a est si limita a dipingere dei tendaggi, in un gioco di chiari e di scuri, di pieghe che danno l’impressione che dietro ci sia molto e invece non ci sono che i mattoni.


Agli altri due muri riserba ben altro. In particolare una parete è dedicata alla famiglia del marchese Ludovico, rappresentato seduto su un trono e attorniato dalla moglie Barbara di Brandenburgo, dal suo segretario Marsilio Andreasi, dal terzogenito Gianfrancesco, dal precettore dei figli Vittorino da Feltre e da altri dignitari. Tutti non sono in posa come per una fotografia, ma sembrano colti in una delle abituali riunioni indette dal marchese. C’è una certa solennità, ma anche la semplicità di chi non sa di essere ritratto e sembra esser lì per discutere degli argomenti più vari. Questa parete, come l’altra, pare sfondata, grazie a un gioco prospettico, ma vi è di più. Pur nella immobilità delle figure i loro sguardi sembrano rincorrere gli occhi del visitatore come, se, anziché immagini fissate al muro, fossero soggetti fermi, ma vitali. La stessa sensazione si prova con i personaggi dell’altra parete, in cui spiccano il marchese e il figlio Francesco, in un incontro a cui partecipano anche i figli di Federico I Gonzaga, Francesco e Sigismondo, oltre ad altri personaggi come Cristiano I di Danimarca e Federico III d’Asburgo. Questo incontro è per strada, prima di Mantova, lungo il percorso che riporta a casa  Francesco, fresco di nomina cardinalizia e quindi di gran onore e prestigio per la famiglia. Sullo sfondo, su un colle, c’è una città, che non è Mantova, che come si sa si trova in pianura, ma con ogni probabilità è Roma, qui in questo modo rappresentata come segno della riconoscenza del casato e della fedeltà verso il Papa.  L’accostamento dei colori è  frutto di un accurato studio che ha portato a evitare marcati contrasti, anzi ha contribuito a un generale senso di leggerezza e di serenità dell’insieme. La camera picta, così la si chiamò, già all’epoca era motivo d’interesse, per quanto la possibilità di vederla fosse limitata a incontri di rappresentanza. Già da tempo è conosciuta come Camera degli Sposi, proprio perché le figure di Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo, che belli non dovevano essere nonostante qualche trucco del pittore, spiccano nel ritratto, uniti in un matrimonio combinato per ragion di Stato, ma la loro si diceva fosse un’unione felice, che i due si volevano bene e che al di là dell’ufficialità del vincolo fra loro c’era vero amore.
Ecco, essi sono lì, immortalati da Andrea Mantegna, in un’immagine serena, come serena deve essere stata la loro vita, se effettivamente furono sempre innamorati l’uno dell’altro.
Il Museo di Palazzo Ducale è aperto da martedì a domenica dalle 8,15 alle 19,15 (ultimo ingresso ore 18,20) e il prezzo del biglietto è di € 6,50 (ridotto € 3,25).
Il percorso museale che conduce alla Camera degli Sposi sarà riaperto al pubblico dal 19 luglio al 5 ottobre 2014.
In seguito il complesso del Castello chiuderà nuovamente per consentire l'ultimazione dei lavori di ripristino del piano nobile per la riapertura definitiva. 
PRENOTAZIONI
Per la visita alla Camera degli Sposi la prenotazione è obbligatoria, poiché l'ingresso è contingentato a 1.200 ingressi al giorno.
Sarà possibile l'ingresso senza prenotazione per i singoli solo in base alla disponibilità giornaliera. Per i gruppi la prenotazione è sempre obbligatoria.
La permanenza nella Camera Picta è di 5 minuti.

Costo delle prenotazioni:
gruppi € 20,00;
gruppi scolastici € 10,00;
singoli € 1,00.

Recapiti telefonici:
Prenotazioni: 041-2411897
Informazioni (Biglietteria museo): 0376-224832
Informazioni (Capo servizio museo): 0376-352100

É stato attivato il sistema di prenotazioni on-line.



Fonti:
Andrea Mantegna. Gli sposi nella Camera dipinta, di Giovannui Reale, Rodolfo Signorini, Vittorio Sgarbi – Bompiani Editore;
Mantegna, di Claudia Cleri Via – Giunti Editore

Nota:  Le fotografie a corredo dell’articolo (per ognuna spiegazione di ciò che rappresentano e sito di reperimento):
-      Il particolare oculo – www.guideturistichemantova.it;
-      Prospetto – www.thais.it;
-      Altro prospetto – www.myartprints.com
-      La famiglia Gonzaga – www.strangeart.it
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1 commento:

  1. Ho ammirato due volte questo grande capolavoro: la prima volta quando sono stata a Palazzo Ducale alcuni anni fa e ora con questa descrizione semplicemente perfetta.

    Agnese Addari

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