L'arcivescovo
deve morire
Oscar Romero e
il suo popolo
di
Ettore Masina
Prefazione
di Leonardo Boff
Edizioni
Il Margine
Storia
biografia
Collana
Impronte
Pagg. 376
ISBN 978-88-6089-076-4
Prezzo € 18,00
Fede e giustizia
Oscar Arnulfo Romero y
Galdàmez (Ciudad Barrios, 15 agosto 1917
– San Salvador, 24 marzo 1980). In queste due date, come per tutti gli esseri
umani, è ricompreso il percorso terreno di questo sacerdote, di famiglia povera,
ma non misera, avviato al seminario dall’alcade del suo paese natale, in quanto
sin da bambino dimostrava una concreta vocazione religiosa. E in effetti fu
allievo attento, studioso e coscienzioso, tanto da meritare l’accesso alla
Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il baccellierato in Teologia.
Ritornato al suo paese, svolse il suo ministero sacerdotale con autentica
passione, facendosi benvolere dalla popolazione, costituita quasi
esclusivamente da contadini analfabeti e miseri, che lo apprezzavano per la sua
innata umiltà. Benché conservatore, legato quindi a una visione della Chiesa
come istituzione chiusa, avulsa dalla realtà dei fedeli, sarà proprio questa
vicinanza con una classe disperatamente povera, vessata da pochi grandi
latifondisti, sempre pronti a far reprimere nel sangue qualsiasi moto di
protesta, che cambierà profondamente l’uomo, capace di comprendere che un
religioso non deve vivere nella stretta osservanza delle norme della Chiesa, ma
deve essere il Cristo di tutti gli uomini e in particolare di quelli più
sfortunati. È così che si accostò alla
teoria della liberazione con cui si affermano come prioritari i valori di
emancipazione sociale e politica che figurano nel messaggio cristiano. Fu una
vera e propria trasformazione e Oscar Romero, anche per effetto delle continue
violenze degli squadroni della morte,
che tolsero la vita a persone e a collaboratori a lui particolarmente cari,
diventato arcivescovo di San Salvador, cominciò a denunciare pubblicamente i
misfatti che insanguinavano il paese, venendo meno alla tradizionale
accondiscendenza della sua carica con le famiglie che detenevano il potere. Le
sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, furono ascoltate anche all’estero,
pur se non apprezzate dal Vaticano. Non sostenuto da Paolo VI e nemmeno dal suo
successore Giovanni Paolo II divenne così sicuro bersaglio dei latifondisti;
tuttavia, lui continuò a predicare, a invocare la pace e la giustizia,
consapevole, come il Cristo, che la sua fine era prossima. Infatti, il 24 marzo
1980, mentre stava celebrando la Messa nella cappella dell’Ospedale della
Divina Provvidenza, in cui viveva in un piccolo locale dalla sua nomina ad
arcivescovo, un sicario lo uccise con un solo colpo di pistola. Se ne andò da
questo mondo povero come aveva sempre vissuto, per non essere diverso dai suoi
amati poveri. Come non infrequente nella storia della Chiesa, un personaggio
scomodo da vivo diventa estremamente utile da morto e fu così che nel 1997
venne avviata la causa di beatificazione, ancora non conclusa, perché
stranamente ferma per anni, ma sollecitata ora fermamente da papa Francesco.
Io ho riassunto in poche
righe una vita, più che altro per informare chi legge di che si tratta, ma la
storia di questo uomo debole di salute, gracile, ma dalla volontà ferrea,
riveniente da una fede ben salda, è narrata in modo magistrale in questo libro
da Ettore Masina. La sua è una scrittura piana, non enfatica ma vibrante,
precisa senza essere pignola, circostanziata nel raccontare gli accadimenti
senza che tuttavia sfoci, anche appena, nello schema di un verbale. E tutto
appare in crescendo, mettendo in luce quegli eventi che sono indispensabili per
comprendere il personaggio. Ne esce così una splendida biografia che ha la
forza e la bellezza del romanzo senza esserlo, che porta a una lettura
veramente appassionante, al punto che ho ritratto, sovente, l’impressione di
trovarmi al fianco di Romero, davanti a una folla di disperati campesinos che
chiedono solo di vivere e che nonostante tutto vanno avanti grazie alla loro
fede religiosa. Chiedono, tuttavia, a quell’uomo che li ascolta un po’ di
giustizia e lui parla a loro con le parole di Cristo, con quel messaggio di
pace e di serenità che oggi ha più di duemila anni e che da sempre troppi non
vogliono udire.
Leggetelo, perché è
un’esperienza indimenticabile.
Ettore Masina (Breno,
1928), giornalista e scrittore, una delle voci più importanti del cattolicesimo
critico italiano, ha seguito come vaticanista del quotidiano "Il
Giorno" il Concilio Vaticano II e nel 1964 ha fondato con il prete operaio
Paul Gauthier l'associazione di solidarietà internazionale "Rete Radiè
Resch" (dal nome di una bambina palestinese morta di stenti nella sua casa
fatiscente). Dopo aver lavorato al Tg2, dal 1983 al 1992 è stato deputato nel
gruppo della Sinistra indipendente e nella X legislatura è stato presidente del
Comitato permanente per i diritti umani. Tra i suoi saggi: Il Dio in ginocchio (Rusconi, 1982), Il califfo ci manda a dire,
(Rusconi, 1983), Un inverno al
Sud. Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina(Marietti, 1992), L'airone di Orbetello. Storia e
storie di un cattocomunista(Rubbettino, 2005). Tra i romanzi, Il ferro e il miele (Rusconi, 1983), Comprare un santo (Camunia, 1994), Il Vincere (San Paolo, 1994).
Recensione
di Renzo Montagnoli
La frase che più mi ha colpito di questa recensione è che il grande Uomo di chiesa Romero era "Non sostenuto da Paolo VI e nemmeno dal suo successore Giovanni Paolo II". Avendo vivo il ricordo di Papa G. Paolo II mentre si scagliava con tutta la voce in corpo e come non avevo mai sentito, contro i mafiosi, mi risulta difficile pensare che non abbia difeso l'Arcivescovo Romero nella sua lotta contro i soprusi e le ingiustizie subite dai poveri. E se la Chiesa ha eletto Bergoglio quale suo massimo Pastore penso che abbia saputo a cosa andava incontro poichè conosceva la predilezione di questo Papa per gli ultimi, i poveri, gli scomodi, quelli che non contano niente, insomma per la sua ricerca di coerenza con il messaggio evangelico come faceva l'Arcivescovo Romero.
RispondiEliminaIl libro sarà sicuramente interessante se non altro per mostrare al mondo come coloro che vengono uccisi perchè cercano la giustizia e la fratellanza continuano a brillare come stelle in terra al contrario di coloro che stoltamente e stupidamente uccidono...
Giovanna
Quando il popolo vuole bene ad un religioso ci sarà ben un motivo. Ho vissuto diversi mesi ad Alessano, patria di Don Tonino Bello (che si avvia alla canonizzazione). Ebbene il popolo di Alessano amava ed ama questo sacerdote ed io, da agnostico, ho voluto conoscere meglio approfondendo il suo vissuto terreno ed ho capito perché il popolo gli voleva bene: aveva nel suo cuore profondi valori e alto senso etico nei confronti del prossimo che tanti cristiani dovrebbero avere e dimostrare ed, invece, hanno solo a parole. Ed alla fine ho imparato ad amarlo anche io.
RispondiEliminaBasterebbe il nome di E. Masina per non avere alcun dubbio sul valore di questa biografia, la tua bella recensione conferma questa convinzione. Per non parlare poi del valore del protagonista del libro, uomo di chiesa di alto livello quanto a umanità e generosità.
RispondiEliminaSono trascorsi tanti anni dal giorno in cui Romero è stato ucciso ed è vero, è un fatto anomalo che non si sia più fatto alcun riferimento a lui, alla sua vita dedicata interamente agli umili.
E' giusto riparlarne e ricordare a chi ha la memoria corta il valore di un uomo che sapeva da tempo di essere una persona scomoda e che, nonostante tutto, non è mai scappato ma ha denunciato ciò che agli occhi dei più ricchi doveva essere tenuto nascosto.
Piera