Con
la faccia per terra e altre storie
di
Piero Chiara
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
racconti
Pagg.
154
ISBN 9788804485797
Prezzo
Euro 9,00
Un
Chiara sorprendente
Credevo
di aver letto tutto, o quasi, della corposa produzione di Piero
Chiara (mi manca Il vero Casanova e provvederò quanto prima) al
punto che tempo fa ho scritto una parziale monografia dedicata a
questo autore che giustamente può essere chiamato Il cantore della
provincia. Credevo e mi sbagliavo, perché, quasi per caso, mi sono
imbattuto in un suo libro, ben poco conosciuto, intitolato Con
la faccia per terra e altre storie,
insomma una raccolta di racconti, di cui uno piuttosto lungo (Con
la faccia per terra)
e gli altri generalmente brevi. La lettura non solo mi ha
piacevolmente sorpreso, ma mi ha rivelato un Piero Chiara che,
lasciate le consuete tematiche, ha saputo fornire un lavoro che a mio
parere é il suo migliore. La narrazione è totalmente dedicata a un
suo viaggio in Sicilia e alla figura paterna, rivelando un complesso
di approfondimenti e una capacità di esporre con semplicità
riflessioni di rilevante impegno . Ha ragione Geno Pampaloni quando
nella sua ampia prefazione dice che non c’è tanto un compiaciuto
abbandono al passato, bensì una riflessione morale, accompagnata da
una scrittura lieve e da un riserbo di giudizio nel tratteggiare gli
aspetti essenziali della vita. Va da sé, per quanto ho fino a ora
detto, che si tratta di una vera e propria, se pur parziale,
autobiografia, in cui riluce, non disgiunta dalla consueta ironia, un
velo di accennata malinconia che è propria di chi vuole verificare
il riscontro fra i ricordi di età giovanile e la realtà di un uomo
ormai maturo. Quella Sicilia, la terra natia del padre, che da
bambino e da ragazzino, in visita ai parenti, assumeva un aspetto
favolistico, ora per nulla cambiata è un’amara realtà. Un tempo
fermo accompagna il viaggio, o meglio i viaggi, perché costante é
la coesistenza della memoria del trascorso e del presente. In Sicilia
si agogna arrivare, ma là si cerca di scappare, troppo diverso è il
modo di vivere fra l’estremo sud e il grande nord. Non é tuttavia
una critica ai siciliani, verso cui mostra un affetto fraterno, ma è
la constatazione che lì non a caso è nato Il Gattopardo e che nulla
può mutare, pur fra gli eventi fragorosi del ventennio fascista e
della seconda guerra mondiale. Ci sono pagine in cui l’autore
riesce così bene a descrivere il paesaggio e le atmosfere che si ha
l’impressione di essere presenti con lui, di viaggiare in lungo e
in largo, di incontrare i parenti, per lo più povera gente che dalla
vita nulla hanno avuto e che mai avranno, ormai senza speranza,
tediati da una rassegnazione atavica. Se Con
la faccia per terra occupa
quasi tutto il libro, gli altri racconti, tutti brevi, sono un
diretto omaggio al padre, osservato nella sua avanzata età e nello
sforzo per allontanare, almeno scaramanticamente, la morte, con cui
pare giocare, una presenza invisibile che tuttavia lui avverte e che
accompagna le sue giornate, a volte nel preparare la sua dipartita,
magari facendo incorniciare una fotografia da mettere sulla lapide,
altre attendendola rassegnato nelle forze che progressivamente
vengono meno. É un Chiara che francamente non mi aspettavo, tenero,
delicato, che con occhi pieni di affetto annota il progressivo
spegnersi di un’esistenza. E con l’ultimo, Un
sogno,
tributa al genitore un omaggio del tutto particolare e commovente.
Non
mi piace attribuire giudizi altisonanti, ma fra i tanti capolavori di
Piero Chiara questo é il migliore, é quello che potrei definire un
lascito a futura memoria.
Piero
Chiara nacque
a Luino nel 1913 e morì a Varese nel 1986. Scrittore tra i
più amati e popolari del dopoguerra, esordì in narrativa
piuttosto tardi, quasi cinquantenne, su suggerimento di Vittorio
Sereni, suo coetaneo, conterraneo e grande amico, che lo invitò a
scrivere una delle tante storie che Chiara amava raccontare a voce.
Da Il
piatto piange (Mondadori,
1962), che segna il suo esordio vero e proprio, fino alla morte,
Chiara scrisse con eccezionale prolificità, inanellando un successo
dopo l'altro.
E’
stato autore particolarmente fecondo e fra le sue numerose
pubblicazioni figurano Il
piatto piange (1962), La
spartizione (1964), Il
balordo (1967), L’uovo
al cianuro e altre storie (1969), I
giovedì della signora Giulia (1970), Il
pretore di Cuvio (1973), La
stanza del Vescovo (1976), Il
vero Casanova (1977), Il cappotto di
Astrakan (1978), Una
spina nel cuore (1979), Vedrò
Singapore? (1981), Il
capostazione di Casalino e altri 15 racconti(1986).
Renzo
Montagnoli
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