Butcher’s
Crossing
di
John Williams
Traduzione
di Stefano Tummolini
Fazi
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg.
360
ISBN 9788864112817
Prezzo
Euro 17,50
C’era
una volta il West
John
Williams ha la straordinaria capacità di stupire il lettore, con una
prosa, tanto dissimile nel suo sviluppo, quanto uguale nei suoi
intenti; in ogni suo romanzo parla dell’essere umano, nella sua
naturale incompletezza e nel senso che cerca di dare alla sua
esistenza. Che sia l’anonimo insegnante Stoner, o l’uomo più
potente del mondo, l’imperatore Augusto, in ogni caso ci troviamo
di fronte a esseri che vengono dall’oscurità per brillare nella
migliore delle ipotesi per qualche istante e che infine ritornano
nell’oscurità. Tutto è fatuo, nulla è durevole, la caducità ci
è propria e possiamo solo vivere di sogni che il più delle volte
finiscono con il trasformarsi in incubi, come accade a Schneider, a
Miller, a Hoge, a McDonald, quattro dei personaggi di Butcher’s
Crossing,
spalle del protagonista Will Andrews, un giovane di buona famiglia,
che lascia l’università e che si spinge all’ovest alla ricerca
del suo destino. Approderà a Butcher’s Crossing, questo misero
villaggio polveroso, e parteciperà al sogno collettivo di abbattere
una mandria gigantesca di bisonti. Partono in quattro (Schneider,
Miller, Hoge e Andrews) e tornano in tre, dopo che il loro sogno si è
trasformato in incubo per ritrovarsi di nuovo in quella fogna di
paese, sconfitti tutti, anche McDonald, tranne Andrews che considera
l’esperienza una tappa del suo continuo pellegrinaggio. Il mercato
delle pelli di bisonte è crollato, la ferrovia che doveva passare
per il villaggio transiterà a una cinquantina di chilometri dallo
stesso, tutto appare finito e superato, in una luce crepuscolare che
incornicia gli ultimi giorni di un’epoca e di un’epopea. C’era
una volta il West, terre libere, selvagge, battute dal vento e dal
sole, calpestate da mandrie di bisonti e dagli stivali di uomini
pronti a giocarsi tutto per alimentare un sogno, c’era, ma tutto
sta cambiando e così anche quel mondo, che più non ritornerà.
Romanzo
caratterizzato da una vena malinconica e pessimista, Butcher’s
Crossing si
chiude in modo enigmatico, con il giovane Andrews che riprende il suo
cammino, senza sapere dove andrà, anche se in cuor suo sa che sta
procedendo alla ricerca di se stesso. Opera dai ritmi lenti, anche
dove forse dovrebbero essere accelerati, come nel caso della carica
dei bisonti, si fa apprezzare anche per la grande abilità con cui
l’autore è riuscito a ricreare l’ambiente e l’atmosfera, al
punto che le pagine poco a poco si fanno immagini in movimento, tanto
che si ha netta la sensazione di essere presenti nella valle
solitaria dei bisonti, sotto la neve che cade impietosa, fra quegli
uomini che invano cercano di dare un senso alla loro vita, alle
spalle di Miller che implacabile con il suo fucile stende i grossi
mammiferi, in preda a un’ansia corrosiva che lo fa assomigliare al
capitano Achab di Moby Dick. Ma forse è inutile cercare di dare un
senso alla nostra vita, perché tutto è già stato scritto nel libro
del destino, anche che quegli uomini sono le ombre ormai di un mondo
che scompare.
Imperdibile.
John
Williams (Clarksville,
1922 – Fayetteville, 1994)
Romanziere,
poeta e accademico statunitense, dopo la Seconda guerra mondiale,
alla quale prende parte in qualità di sergente dell’aeronautica in
India e in Birmania, studia all’Università di Denver. In questo
perdio pubblica i suoi primi lavori: il romanzo Nothing
But the Night (1948)
e il libro di poesie The
Broken Landscape (1949),
che sarà seguito nel 1965 da una seconda raccolta: The
Necessary Lie.
Nel 1954 ottiene il dottorato di ricerca in letteratura inglese
all’Università del Missouri e, nel 1955, torna all’Università
di Denver come docente di scrittura creativa. Nel 1960 pubblica il
suo secondo romanzo Butcher’s
Crossing,
seguito nel 1965 dal celebrato Stoner.
ha curato le antologie English
Renaissance Poetry (1963).
Ha fondato e diretto fino al 1970 la rivista «University of Denver
Quarterly». Muore nel 1994, lasciando incompiuto il suo quinto
romanzo, The
Sleep of Reason.
Renzo
Montagnoli
Una bella lettura, come sempre, un interessante viaggio a puntate tra grandi scrittori.
RispondiEliminaPiera