di
Marina Pasqualini
Non
aveva potuto rientrare a casa, per Natale. Non aveva maturato ferie
sufficienti, nella ditta dove lavorava, in un paese straniero, da
soli pochi mesi. Era ormai la Vigilia. Aveva sentito i suoi cari,
quasi ogni giorno, per allontanare quella sottile nostalgia che
sembrava aumentare, con l’arrivo delle Feste. “Non importa”
aveva pensato “Ci vedremo in primavera!” E invece, quella sera,
si era accorto che importava, eccome, non tornare a casa per la festa
più importante dell’anno. Credenti o non credenti, erano tutti
attratti dalla sua magia. Vietato restare soli.
Salutò
i colleghi. Molti di loro partivano, altri restavano, come lui.
Le
strade erano ovviamente affollate. I ritardatari stavano facendo gli
ultimi acquisti e stava iniziando a nevicare. Entrò in un
supermercato per acquistare qualcosa di buono da mangiare. Ma caviale
e champagne sarebbero impalliditi di fronte a un panino con la
mortadella consumato con un amico vero, o, meglio, con la sua
famiglia.
Cercò
di farsene una ragione. Si convinse che non era la fine del mondo
passare il primo Natale della sua vita in perfetta solitudine. Si
concesse un regalo, e acquistò anche un piccolo abete, già
addobbato, con tanto di stella cometa. Ma la cosa pareva peggiorare
il suo senso di solitudine.
Salì
nella sua stanza, che condivideva con un collega che era partito, il
giorno prima. E quindi, invece di rallegrarsi del maggior spazio a
sua disposizione, come avrebbe fatto in qualsiasi altro momento
dell’anno, la cosa lo rattristò ulteriormente, se possibile.
Dopo
una doccia, si infilò un comodo pigiama e si apprestò a cucinare.
Era la sera della Vigilia, nonché il compleanno di suo padre.
Rammentò come quella ricorrenza fosse stata sempre festeggiata in
famiglia, con tutti i suoi fratelli e le relative compagne. Cercò di
scacciare quel pensiero, che aggiungeva una insidiosa malinconia al
suo già precario stato d’animo.
Mise
un po' di musica ed alzò il volume, quasi a stordirsi. Stappò una
bottiglia di vino e si apprestò a brindare a quella solitudine, che
pareva essere la sua compagna, per quella sera.
Non
sentì subito il campanello. Ma poi avvertì un suono diverso tra le
note, ed abbassò il volume. Chi poteva essere a quell’ora?
Guardò
nello spioncino della porta, temendo quasi si trattasse di uno
scherzo.
E
poi spalancò gli occhi, la porta e il suo cuore: erano tutti lì,
sul pianerottolo! I suoi cari erano venuti a fargli una sorpresa!
Il
piccolo appartamento si riempì di baci e di abbracci, di pacchi e di
valigie. Il cuore del ragazzo mise le ali e volò alto, mentre un
tacito ringraziamento saliva verso il cielo.
Sarebbe
stato, lo sapeva, il Natale più bello della sua vita!
Molto commovente.
RispondiEliminaTanti Auguri!
Graziella
Carino davvero! I miracoli del Natale!
RispondiEliminaGio