Diario
segreto di Napoleone
di Joseph-Marie Lo
Duca
A
cura di Angelo Mainardi
Prefazione
di Jean Cocteau
Tre
Editori
Romanzo
storico
Pagg.
330
ISBN 9788886755641
Prezzo
€ 18,50
Due
corpi, un’anima
Che Napoleone nel corso della sua esistenza avesse
tenuto un diario segreto non ci è dato di sapere, per quanto la cosa potesse
essere possibile, ma la stretta vigilanza a cui era sottoposto a Sant’Elena ne
avrebbe senz’altro impedito la sua diffusione, e comunque ne avrebbe reso
impossibile la consegna ad altri, in particolare ad Henry de Jomini, a
tutti gli effetti il suo alter ego.
Quanto sopra per evidenziare come questo libro sia un
vero e proprio romanzo storico, scritto con straordinaria abilità, nonché
fedeltà agli accadimenti, da un autore geniale come Joseph-Marie Lo
Duca. Se voglio esser sincero, dopo averlo letto e riletto, mi sono reso conto
che l’opera è senz’altro più attendibile di un eventuale autentico diario e lo
scopo di Lo Duca é stato quello di fornirci il ritratto di due uomini, di due
geni militari, che avevano le stesse intuizioni, tanto da supporre perfino un
caso di telepatia. Sarebbe però riduttivo parlare solo di questa stranezza,
perché in effetti con il diario ci viene rappresentato Napoleone nel suo
intimo, dalle vittoriose battaglie d’Egitto alla drammatica conclusione della
sua vita nell’esilio-prigione di Sant’Elena, attraverso le esperienze provate
da quest’uomo che si vide per breve tempo imperatore e poi precipitò nella
polvere. Al riguardo, la parte migliore è quella che vede il corso trascinare
la sua esistenza in un progressivo distacco dalla vita in quella che fu la
residenza assegnatagli dai vincitori dopo la battaglia di Waterloo. Sembra di
vederlo, ormai senza speranza, l’ombra di se stesso, ma con ancora qualche
guizzo di vitalità; non è più l’ardore di nuove conquiste che lo sostiene, ma
la pura e semplice constatazione che il suo tempo è finito, spesso mitigata da
una vena di sottile autoironia.
Potrei dire che il Napoleone in esilio è più a misura
d’uomo di quello vincitore nella campagna d’Italia e in tante altre battaglie,
nel pieno del suo splendore, almeno fino alla rovinosa esperienza in terra di
Russia. Dopo l’incendio di Mosca e Borodino l’uomo perde
piano piano quella carica che lo aveva sempre sostenuto e anche la
fuga dall’Elba e i seguenti cento giorni sono, più che una vera luce, un
tremulo riverbero dei giorni di gloria, tanto che va incontro al suo destino a
Waterloo, dove peraltro, per la prima volta, il suo alter
ego Jomini si trova dall’altra parte, una cesura decisiva di due
spiriti in precedenza affini. Ma il diario non termina con la morte di
Napoleone, perché un’altra eccezionale invenzione di Lo Duca fa sì che lo stesso
venga consegnato a Henry deJomini, quasi una naturale continuità con il grande
francese scomparso. Quindi le annotazioni proseguono, ma sono diverse, perché
diverso è il personaggio, che rivela, oltre alle note capacità tattiche, anche
una notevole abilità strategica, una visione generale del mondo e delle cose
che Napoleone non aveva e che gli impedì, pur vincendo tante battaglie, di
stroncare una volta per tutte i suoi avversari. La strategia di Jomininon
è però bellica, ma è la capacità, osservando le potenze dell’epoca e i loro
popoli, di enunciare un percorso per raggiungere una pace duratura. E’ un uomo
che detesta la politica, le sue apparenze, i suoi vuoti discorsi ridondanti di
retorica e che in fin dei conti rimpiange Napoleone, l’unico che avrebbe potuto
riunire l’Europa in un’unica nazione, quindi senza più guerre, con la pace
dettata sì dal vincitore, ma nell’interesse delle genti del continente. Le
ultime pagine sono senz’altro le più belle di questo libro straordinario, con
un Jomini disilluso come il suo alter ego Napoleone, e che chiude la
sua vita terrena il 22 marzio 1869, cento anni dopo dalla nascita del grande
corso, non un puro e semplice caso, perché il diario termina così: “ La
mia anima è stata testimone su questa terra per cento anni. Con la mia anima
dalla doppia vita, io cerco, cerco nel passato, e non ritrovo un giorno che sia
stato mio.”.
Se il richiamo esoterico
è evidente, ed è un motivo in più d’interesse di questo libro, la scrittura
signorile, le riflessioni su cui conviene di tanto in tanto ritornare, la
capacità di sondare l’animo dei due protagonisti lasciano in verità stupiti,
anche per la misura a cui l’autore è ricorso, in modo da stilare un’opera in
perfetto equilibrio, e quindi non greve, né leggera, insomma Il
diario segreto di Napoleone è uno di quei romanzi che non si
possono dimenticare, che poco a poco entrano nel lettore, senza poi mai
abbandonarlo.
Da leggere, senza il minimo dubbio.
Joseph-Marie Lo Duca nacque nel 1910 a Milano ma era di
ascendenze siciliane. In Italia, a 17 anni, pubblicò il romanzo
futurista La sfera di platino, lanciato da Marinetti e considerato
un'anticipazione del Mondo nuovo di Aldous Huxley.
Emigrò in Francia nel 1933, dove rimase
sino alla morte nel 2004 esercitando l'attività di scrittore attraverso una
molteplicità di interessi: romanziere, storico del cinema, del
fumetto e dell'erotismo. Fondò nel 1951 con
André Bazin la prestigiosa rivista Cahiers du cinéma.
Intellettuale integrato nell'ambiente francese, non dimenticò la cultura
italiana, scrivendo sceneggiature per De Sica, Rossellini, Blasetti,
un'introduzione al romanzo di Vittorini Conversazione in Sicilia e,
in collaborazione con Fellini, la storia in francese de La dolce vita.
Morì a Fontainbleau il 6 agosto
2004.
Recensione di Renzo Montagnoli
Ho letto questa recensione come sempre con piacere, e ogni volta il libro preso in esame mi colpisce e incuriosisce.
RispondiEliminaMi piace pensare che Napoleone abbia potuto scrivere un diario, difficilmente, però, immagino possa essere arrivato fino a noi, magari è andato perso o forse distrutto, chissà... sarebbe stato molto interessante poterlo leggere.
Come deve essere avvincente il libro proposto, anche per le particolarità di cui parli. Mi piace la copertina, è enigmatica e fa riflettere.
Grazie.
Piera