La strana giornata di Alexandre Dumas
di Rita Charbonnier
In
copertina: Jean Baptiste Greuze,
Il cappello bianco, ©
Bridgeman / Archivi Alinari
Edizioni
Piemme
Narrativa
romanzo storico
Pagg. 378
ISBN 978-88-566-0176-3
Prezzo € 18,50
Chiappini
o d’Orleans?
Dopo aver scritto di Nannerl Mozart, sorella del
ben più noto Amadeus, nel suo riuscitissimo La sorella di Mozart, Rita Charbonnier ha pensato di cimentarsi con un
altro personaggio realmente esistito, tale Maria Stella Petronilla Chiappini
(Modigliana, 16 aprile 1773 – Parigi, 23 dicembre 1843).
Ma se Nannerl era ed è tutto sommato un personaggio
conosciuto, chi è mai questa signora romagnola?
Premetto subito che coloro che ne sanno qualcosa si
dividono immancabilmente in convinti assertori della sua storia, oppure in
fieri avversari, o anche, come nel mio caso, in scettici.
Questa signora non sarebbe stata la figlia dello
sbirro Lorenzo Chiappini e di Vincenza Diligenti, coniugi di umili condizioni,
bensì di Louis Philippe Joseph d’Orleans e di Louise Marie Adélaide de Bourbon
Penthièvre, di cui il primo era un discendente di Anna d’Austria e la seconda
di Luigi XIV, insomma il famoso re Sole. Infatti, per ragioni dinastiche e
proprietarie, Louis Phlippe aveva bisogno di un figlio maschio, che la
consorte, ancora una volta incinta, non riusciva a dargli; dopo laborioso
ricerche si trovò a Modigliana, grazie alla collaborazione della contessa
Camilla Borghi-Biancoli, una gestante, così quando i due parti avvennero
pressoché in contemporanea (una vera e propria stranezza), il maschio nato da
Vincenza Diligenti fu sostituito con la femmina di Louise Marie Adélaide,
operazione effettuata dietro un generoso compenso al Chiappini.
Poi, le vicende della vita fecero sì che il
neonato, a cui fu attribuito il nome di Luigi Filippo I, duca d’Orleans,
diventasse re dei francesi, e che invece la femmina, Maria Stella Petronilla
diventasse anch’ella nobile, grazie al matrimonio con un lord inglese, e, morto
questi, a un’altra unione nuziale con un barone russo. Fra l’altro, la
fanciulla, diventata donna e in età non più giovane, appreso di questo scambio,
cercò inutilmente di farsi riconoscere la reale paternità.
Come è possibile rilevare è una storia del tutto
particolare, anche se non infrequente (già nel 1850 circolavano voci che
Vittorio Emanuele II non fosse il figlio di Carlo Alberto, ma di un macellaio
fiorentino, a cui peraltro assomigliava in modo strabiliante). Sono vicende che
non possono che appassionare il popolino e che se tradotte su carta nel 1800
costituivano quel genere di romanzi chiamati feuilleton, di cui Alexandre Dumas padre era fra i più acclamati
autori.
E infatti, molto opportunamente, Rita Charbonnier non ha voluto scendere in questo
genere, diciamo pure francamente inferiore alla sua produzione, ma, attratta
dalla storia e, a quanto mi sembra di aver capito, convinta delle ragioni della
protagonista, ha voluto parlarne con un’invenzione letteraria estremamente
efficace. In pratica ha creato un incontro fra Dumas e Maria Stella, con la
scusa dell’astrologia di cui la donna è una cultrice, portando i due personaggi
a colloquiare, in particolare lei, tesa a raccontare la sua straordinaria vita
affinché il grande narratore francese la trasponesse in un romanzo.
L’idea è geniale anche perché da un lato c’è chi è
convinto assertore delle sue rivendicazioni nobiliari (lei) e dall’altro uno
scettico (lui) altalenante fra il credere e non credere, risoluto poi alla fine
a non scrivere il romanzo.
Aggiungo, subito, che il libro consta di 368
pagine, ma scritte in modo così avvincente e per nulla greve, al punto che si
leggono quasi tutte d’un fiato. E questo è uno dei tanti aspetti positivi
dell’opera, perché ve ne sono anche altri e ben più importanti. Considerata la
capacità di Rita Charbonnier di
analizzare l’animo umano, di portare alla luce anche le caratteristiche più
nascoste, è semplicemente splendida nel delineare i personaggi, i cui due
principali non sono come si potrebbe supporre Maria Stella e Luigi Filippo I,
bensì la prima e Vincenza Diligenti, quella che può essere definita la madre
adottiva. Da un iniziale rapporto di conflittualità – benché la prima non
sappia ancora di non essere la sua vera figlia – si arriva, attraverso un
percorso, anche doloroso, a un riconoscimento di amor filiale, privilegiato
rispetto a quello che nasce dalla legittimazione di una nascita, perché il
genitore è chi ti alleva, chi si prende cura di te, chi è capace di
confortarti, di riprenderti, di esserti vicino anche da lontano. E’ veramente
ricreata bene la trasformazione di Maria Stella, dall’odio verso Vincenza, alla
riconoscenza, all’affetto che, se anche forse non è ancora amore, è comunque un
sentimento talmente forte e coinvolgente da riassumersi nel pianto sincero della
figlia alla morte di quella madre che, se anche non l’ha generata, si è
comunque comportata come tale, nonostante che Vincenza non avesse mai goduto
dell’amore materno, in quanto allevata in un ospizio di trovatelli.
E un particolare significato ha pure quello
dell’astrologia, degli oroscopi fatti a Dumas, dei vaticini, di cui comunque
precisa Maria Stella non ci può esser certezza. Indubbiamente gli astri hanno
il loro influsso, ma per ognuno di noi esiste un destino che solo in parte
crediamo di modificare; è quel fato che ci accompagna dall’alba al tramonto
della vita, che riserva alla protagonista gioie e anche immensi dolori, ma che
le riserverà la soddisfazione nel suo ultimo periodo di esistenza di scoprire
che un genitore adottivo non è diverso da uno naturale e che in fondo Vincenza,
se non era nobile per origini, lo era senz’altro d’animo.
La strana giornata di Alexandre Dumas è un libro che resta nel cuore.
Rita Charbonnier,nata a Vicenza, ha
vissuto a Matera, Mantova, Genova, Trieste, per poi stabilirsi a Roma. Ha fatto
studi musicali e ha frequentato la Scuola di Teatro dell’Istituto Nazionale del
Dramma Antico di Siracusa. È stata attrice e cantante in teatro, recitando al
fianco di celebri artisti. In seguito si è dedicata alla scrittura e, dopo aver
collaborato come giornalista con riviste di spettacolo, ha iniziato a scrivere
sceneggiature e infine romanzi, La
sorella di Mozart, La strana giornata
di Alexandre Dumas e Le due vite di
Elsa, tutti molto apprezzati dai lettori.
Recensione
di Renzo Montagnoli
Rita Charbonnier aveva già suscitato la mia curiosità tempo fa, quando lessi la tua recensione sul suo libro "La sorella di Mozart". Mi colpì molto allora e ho provato molto interesse oggi nel leggere questa. Sono le sue tutte storie molto particolari, insolite,spesso al femminile, colpisce nella scrittrice la cura meticolosa nel cercare di conoscere profondamente ciò che di più oscuro e complesso si nasconde nell'animo umano. E' un modo anche per conoscere meglio se stessi, credo. Forse in questo le è di aiuto anche il fatto di essere un'attrice e di avere dimestichezza con il teatro.
RispondiEliminaUna bella recensione, Renzo, molto stimolante.
Ciao.
Piera
Carissimo Renzo, la pubblicazione della tua splendida recensione su questa pagina mi era sfuggita! La trovo adesso e te ne ringrazio; e ringrazio anche Piera, che ha colto nel segno. La scrittura di storie dalla forte componente psicologica è anche un modo per scandagliare la propria anima. Anche. Perché se fosse tutto lì, uno va da uno specialista, legge qualche testo sulla materia... e vive meglio. L'importante, almeno nel mio caso, è comunicare le proprie scoperte. Perché non sono solo proprie.
RispondiEliminaUn abbraccio a entrambi.