Viaggio in V Classe
di Aurelio Zucchi
Nota dell’autore
Prefazione di Pietro Zullino
In copertina foto di Aurelio e Luigi
Zucchi
Gruppo Albatros Il Filo
Narrativa romanzo
Pagg. 264
ISBN 9788878425767
Prezzo € 14,00
Ritorno al passato
Non ci si lasci ingannare dal titolo, in quanto non
si tratta di un viaggio in treno, le cui carrozze, come noto, prevedono solo
due classi, bensì siamo di fronte a un romanzo autobiografico in cui l’autore
racconta di una parte della sua gioventù, limitatamente a quella che lo vede
allievo, prima della IV, poi della V classe, dell’Istituto Tecnico per
Geometri.
Premetto che non ci troviamo di fronte a vicende
rocambolesche o picaresche, ma a una banale esperienza scolastica inserita in
un preciso contesto sociale (quello del Mezzogiorno) che più incide per le
prospettive successive al diploma che per una condotta di vita nel corso degli
studi.
Il tutto trae origine dalla decisione improvvisa
del padre dell’autore di ottenere un trasferimento della propria attività (è un
bigliettaio della locale Azienda Municipale Autobus) a Roma, nell’ottica che nella capitale ai
figli siano riservate quelle possibilità e opportunità di lavoro che la città
di attuale residenza (Reggio Calabria) non è in grado di offrire. Così tutta la
famiglia, piuttosto numerosa, si trasferisce nella capitale, tranne Aurelio,
che per motivi scolastici, resta in loco, ospite di una zia, per completare gli
studi con il conseguimento del diploma.
Ripeto che la vicenda è del tutto banale, ma la
capacità dell’autore riesce a trarne elementi utili per una narrazione che è in
grado di interessare e coinvolgere il lettore, soprattutto quello di una certa
età, simile a quella dello scrittore, in quanto ritrova certi spunti e momenti
di un vissuto che li accomuna, come i primi benefici effetti del miracolo
economico italiano e un certo desiderio di autonomia e di libertà che all’epoca
andava sempre più affermandosi.
L’abilità di Zucchi sta nel raccontare cose normalissime
con una grazia che gli deriva dalla sua naturale tendenza alla poesia, con un
occhio di riguardo a tutti i personaggi, che sono tanti ( basti pensare ai
compagni di classe).
Si constata così che esistevano legami assai forti,
cementati in anni di comuni studi, tanti compagni di viaggio, di un viaggio
ovviamente metaforico, poiché si tratta del percorso in un itinerario
affrancante dagli obblighi della minore età e proiettato
all’ingresso completo nella vita e nel mondo degli
adulti.
Si è trattato indubbiamente del periodo più bello
per Aurelio, ma anche per tutti, lettori compresi, poiché la gioventù è un
irripetibile sogno di libertà che non avrà più
uguali successivamente.
Le passeggiate lungo il mare, le prime uscite in
auto, che erano per lo più catorci, la fidanzatina, le feste, gli scambi
d’opinione, gli entusiasmi improvvisi, ma anche le cocenti delusioni, che pur
tuttavia non lasciavano segni, sono la riscoperta di un passato che tanto
prometteva di quello che poi non si sarebbe ottenuto, e giunti a una certa età
il solo ripensarvi muove a una malinconica commozione, alla mestizia di un
paradiso perduto.
Ecco, Zucchi, nel ricordare quel suo periodo, ha
fatto di più di una testimonianza storica, anche se personale; ha infatti fatto
riemergere un comune sogno a cui, nei giorni non più verdi, anzi sempre più
grigi, è piacevole abbandonarsi.
Da leggere, senza dubbio.
Aurelio Zucchi è nato il 7 febbraio del 1951 a Reggio Calabria,
città in cui ha vissuto fino al 1970, quando con la famiglia si è trasferito a
Roma, dove tuttora risiede e svolge la professione di agente di commercio nel
settore industriale. Poeta per indole naturale, ha pubblicato nel 2010 la
silloge Appena finirà di piovere
(Global Press Italia), mentre Viaggio in
V classe ha segnato il suo esordio come narratore.
Recensione
di Renzo Montagnoli
"L’abilità di Zucchi sta nel raccontare cose normalissime con una grazia che gli deriva dalla sua naturale tendenza alla poesia."
RispondiEliminaMi ha colpito molto questo passo della tua recensione. E' vero, ci sono degli autori che, amanti della poesia, hanno la capacità di rendere poetico anche il loro scrivere in prosa. Un valore questo che senz'altro potenzia e rende ancora più coinvolgente il proprio lavoro di narratori.
Sbaglio o hai già scritto di Zucchi come poeta, tempo fa?
Ciao.
Piera
Come sempre una recensione impeccabile che incuriosisce.
RispondiEliminaAgnese Addari