Sorriso
di
Piera Maria Chessa
Fiorella
andava spesso in quel supermercato, trovava un po' di tutto e i
prodotti erano ottimi. Non lo conosceva fino a poco tempo prima, vi
era entrata velocemente una prima volta, per caso, alla ricerca di
qualcosa che non aveva trovato altrove. E fu proprio quella prima
volta che incontrò una donna che, dopo qualche tempo, avrebbe
contribuito a cambiare molte sue convinzioni ormai radicate.
Non
seppe mai il suo nome nè mai glielo chiese, per lei inizialmente fu
"la donna con il cane".
In
realtà, dentro di sè, un nome glielo diede, parecchio tempo dopo,
la chiamò Sorriso, perché nonostante tutto, sorrideva sempre.
Vi
chiederete di chi io stia parlando, ed ora ve lo dirò.
Sorriso
non era una delle tante persone che si incontrano all'interno di un
supermercato, e neppure per strada, Sorriso era una donna che
chiedeva l'elemosina, che era costretta a chiedere l'elemosina per
poter mangiare.
Fiorella,
in quel giorno di gennaio, si ricordava ancora che nevicava, la vide
poco fuori dall' ingresso del negozio, appartata in un angolo per
potersi riparare. Indossava abiti non adatti per quella giornata
fredda, aveva capelli neri, raccolti in una sorta di crocchia, le
gote rosse. Difficile intuire quale fosse la sua età. Non era bella,
ma lo era il suo sorriso.
Era
una donna discreta, non imponeva la sua presenza, non chiedeva
l'elemosina
nè tendeva la mano. Accettava ciò che le veniva donato e
ringraziava sempre. Ma non erano queste le caratteristiche che
avevano colpito Fiorella, l'aveva colpita il fatto che tenesse con sè
un cane e che lo trattasse con cura e affetto, dividendo con lui il
poco che aveva.
Era
un cane di grossa taglia, un meticcio dal manto castano, non proprio
giovanissimo, esattamente come la sua padrona, e come lei piuttosto
magro. Entrambi stavano accoccolati per terra, Sorriso addossata al
muro, il cane accucciato ai suoi piedi. La cosa che incuriosì
Fiorella fu vederla prendere una piccola coperta logora e scolorita
in più parti da una vecchia sacca che teneva al suo fianco, e poi
stenderla con delicatezza sul corpo del suo cane rimboccandola infine
sui lati. Pensò che solo una madre poteva mostrare tanta premura
verso un figlio.
Fiorella
non era una persona che si commuoveva facilmente, sembrava a tratti
dura nel rapportarsi con gli altri, forse perchè la sua vita non era
mai stata facile, neppure da bambina. Aveva incominciato presto a
nascondersi dentro un robusto guscio perché non voleva più
soffrire, non dava confidenza a nessuno nè accettava confidenze. Era
il suo modo di difendersi e non ne conosceva altro. Troppi
insuccessi, così un giorno aveva deciso di non chiedere più niente,
ma anche di non dare niente. Si ripeteva continuamente che avrebbe
saputo badare da sola a se stessa, che non avrebbe avuto più bisogno
degli altri.
Era
stata una bella ragazza, ora, non più giovanissima, lo era
ugualmente, ma da anni le esperienze negative avevano disegnato delle
pieghe profonde ai lati della bocca e reso il suo sguardo duro e
scostante.
Viveva
da sola, casa e lavoro, lavoro e casa. Pochissime amicizie, nessuna
relazione sentimentale ormai da tanto, l'unico modo per non farsi
ferire, diceva a se stessa e alle poche persone che, nonostante
tutto, cercavano di capire il suo malessere.
Erano
trascorsi così alcuni decenni.
Ora
si avvicinava il Natale, periodo che viveva con una certa
insofferenza, non amava fare regali nè tantomeno riceverne, non si
lasciava catturare dalla magia e dalle atmosfere di questo evento,
tutte cose da lei ritenute inutili e vuote.
Eppure,
doveva arrivare un dicembre particolarmente freddo per far scattare
nel suo animo qualcosa che non aveva previsto e che smosse alcune sue
granitiche certezze. E doveva arrivare una donna poverissima e dal
sorriso sempre pronto per aiutarla a capire che la vita non è solo
sofferenza e ingiustizia, che esiste anche qualcosa di gratuito che
viene donato senza secondi fini.
Mancava
una decina di giorni al Natale, Fiorella decise una mattina di
recarsi nel solito supermercato a fare delle compere, acquistò
diverse cose e si avviò verso le casse. Posò tutto sul ripiano e
cercò il portafoglio per pagare. Fu in quel momento che si accorse
di non averlo più. A parte l'imbarazzo, pensò alle sue scarse
riserve di denaro, non era infatti il suo un lavoro ben retribuito.
Si scusò con la commessa e uscì velocemente dal supermercato
pensando di ritrovare il portafoglio perso probabilmente per strada.
Niente da fare. Disorientata per ciò che era successo, camminò per
un po' a casaccio lungo il marciapiede.
Ad
un certo punto sentì una voce femminile che la chiamava, non capì
subito perché la donna che le veniva incontro si esprimeva in un
italiano piuttosto incerto mentre le mostrava qualcosa che teneva tra
le mani. Andò verso di lei e la riconobbe. Era la stessa che da
diverso tempo vedeva seduta fuori dal supermercato con il suo cane,
la stessa che le sorrideva inutilmente quando lei andava a fare i
suoi acquisti.
"Signora,
questo è tuo", le disse, porgendole il portafoglio, "è
caduto qui, vicino alle zampe del mio cane". Poi aggiunse, in
modo confuso, che l'aveva cercata all'interno del negozio senza
trovarla perché lei era già andata via.
Fiorella
non sapeva che dire. Quante volte si era mostrata infastidita nel
vedere tanta povera gente tendere la mano nelle strade, quante volte
aveva detto con sicurezza che si trattava di gente che non aveva
voglia di lavorare. Per mesi era entrata ed uscita dal supermercato
senza rivolgerle la parola, solo una volta, lo ricordava, era rimasta
stupita nel vederla coprire il suo cane, in un giorno freddissimo di
gennaio. Era stato un attimo, pochi secondi durante i quali,
ricordava ora, si era quasi commossa, neppure adesso in fondo voleva
ammettere di essersi commossa veramente.
Non
sapeva che fare. Capì in pochi istanti quanto la sua vita fosse
diventata arida, quante opportunità avesse sprecato, e forse quanto
dolore anche lei avesse causato agli altri.
Una
povera donna incontrata per strada forse le aveva indicato un modo
diverso di vivere la propria esistenza, per quanto questa possa
essere dolorosa ed estremamente faticosa.
Grazie, Renzo.
RispondiEliminaPiera