La Basilica di San Pietro a Roma
di Renzo Montagnoli
La recentissima scomparsa di Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, colui che poteva esser definito l’ex papa, ha riportato in auge l’interesse per la grande basilica di San Pietro, il più importante tempio della Cristianità, ma siamo sicuri di conoscere bene questa monumentale chiesa, che magari abbiamo anche avuto il piacere di visitare?
Parlare del Tempio cristiano più famoso non è semplice, perché non si può liquidare il tutto in poche righe, né limitarsi a invitare a visitarlo può far comprendere il suo valore storico, artistico e spirituale. Nondimeno, è mia intenzione descrivere questa meraviglia, partendo dall’aspetto storico, che è laborioso, per arrivare a quello artistico, altrettanto complesso; per l’aspetto spirituale non ci possono essere parole, l’unica possibilità, per comprendere, è di andare in loco, di entrare per una visita, raccogliendosi in un angolo e cercando di astrarsi dai suoni e dalle voci delle migliaia di pellegrini sempre presenti.
La Storia
La Basilica di San Pietro, venerata per la presenza del sepolcro di San Pietro, a decorrere dall’anno 1377 diventa la residenza ufficiale del Pontefice, in precedenza fissata al Laterano. Ma le origini sono di molto antecedenti, perché nella seconda metà del II secolo venne edificata un’edicola sulla tomba dell’Apostolo, in una sepoltura piuttosto ricca, nei pressi del luogo dove avvenne il martirio. Davanti al sepolcro fu istituita un’area di rispetto di cinque metri per sette, delimitata da un muro dipinto di rosso, su cui i pellegrini presero l’abitudine di di tracciare delle incisioni a ricordo della loro visita, il che dimostra che la categoria dei “graffitari” era attiva anche nell’antichità. Una piccolissima colonna del monumento funebre e una parte dello stesso sono ancora visibili in un vano della basilica chiamato Confessio, sotto il grandioso ciborio del Bernini. Fu l’imperatore Costantino a proporre al papa Silvestro I di erigere lì una grandiosa basilica che racchiudesse il sepolcro dell’Apostolo Pietro, opera che da subito presentò notevoli difficoltà, perché avrebbe dovuto sorgere su un’altura, la cui cima doveva essere preliminarmente livellata, con lavori di sterro che sarebbero notevoli anche oggi che disponiamo di scavatrici e di ruspe meccaniche, immaginiamoci all’epoca in cui si faceva conto solo sul lavoro manuale. Si procedette così fra il 319 e il 324 al livellamento, da cui derivò un piano di 290 metri per 90, su cui furono gettate le fondamenta della basilica, che era già a buon punto alla morte di Costantino (337), e di cui tuttavia oggi resta ben poco. Per quanto ci è dato di sapere (incisioni e descrizioni antecedenti la ricostruzione rinascimentale) si trattava di un’opera imponente, adeguatamente dotata di arredi e di finiture di prestigio. Successivamente numerosi pontefici apportarono modifiche e ampliamenti, senza porre mano a una manutenzione oculata ed efficace, così che piano piano il naturale degrado si accentuò a tal punto da rendere precarie le condizioni della basilica, a tal punto dal consigliarne la ricostruzione. Fu sotto Papa Niccolò V (1447 – 1455) che venne deciso l’intervento. I lavori iniziarono nel 1450, ma la morte del pontefice li interruppe per circa mezzo secolo, fino a quando al soglio pontificio salì Giulio II, che si disinteressò dei progetti precedenti per arrivare a edificare un tempio gigantesco, il più grande della cristianità. Si aggiudicò i lavori Donato Bramante, arrivato a Roma da alcuni anni, provenendo da Milano. Il suo progetto aveva convinto il Papa, il denaro necessario sarebbe stato raccolto grazie alle indulgenze, non restava altro che dare avvio ai lavori, che prevedevano una prima fase di pressoché totale abbattimento della precedente basilica. La morte del papa avvenuta nel 1513, e poi del Bramante (1514) rallentarono notevolmente l’esecuzione; al precedente architetto subentrarono altri artisti di notevole valore, quali Raffaello Sanzio e Antonio da San Gallo Il Giovane, ma impedimenti vari ritardarono i lavori, fino a quando poi questi cessarono del tutto e ciò avvenne in occasione del Sacco di Roma del 1527. Solo nel 1530, sotto il pontificato di Paolo III, venne ripresa l’esecuzione dell’opera, ma le disavventure non erano finite, perché nel 1546 venne a morire anche Antonio da San Gallo, a cui subentrò Michelangelo Buonarroti, che nel solco della tradizione di chi lo aveva preceduto pensò pure lui di apportare modifiche all’originario progetto, allungando così ulteriormente i tempi di realizzazione. Alla morte di Michelangelo (1564) la Basilica era ben lungi dall’essere completata; gli subentrò Giacomo Della Porta, anche lui con idee del tutto personali sull’opera; si arrivò così, dopo una serie che pareva infinita di pontefici e di architetti al completamento della Basilica, che fu solennemente consacrata da papa Urbano VIII il 18 novembre 1626. Occorse quindi un bel po’ di tempo fra inizio (1450) e fine (1626) lavori, ma lo scopo dell’opera, la sua grandiosità possono benissimo giustificare questo lungo periodo e quando si parla di grandezza, al fine di comprendere che non si tratta di esagerazione, fornisco di seguito alcuni dati: la basilica si estende per 21477 mq, il suo perimetro esterno è di 1.778 metri; è lunga 186,35 metri con una larghezza al transetto di 46 metri; la cupola è alta 132,5 metri; vi sono 44 altari e ben 778 colonne. Come è possibile notare, sono numeri da capogiro e tanto per fare dei paragoni relativi alla sola lunghezza il Duomo di Firenze misura m. 149,28 e quello di Milano m. 134,94; San Pietro supera perfino la Basilica di San Paolo a Londra e che misura m. 158,10.
L’Arte
L’aspetto artistico può essere compreso solo grazie alla visita del monumento e nel nostro caso sono riportate le impressioni dell’autore dell’articolo in occasione di una sua breve gita turistica a Roma, avvenuta alcuni anni fa, e che ha avuto come meta principale la Basilica di San Pietro
L’esterno è grandioso, anche se non è in grado di offrire la sensazione di trovarsi nell’infinito e che si prova solo all’interno.
Piazza San Pietro ha come sfondo il grande sagrato con la facciata e la cupola della basilica, mentre ai lati si nota il doppio emiciclo del Bernini, che ha una funzione artistica laddove raccorda meglio la chiesa al tessuto urbano, e spirituale qualora lo si consideri come le braccia della Chiesa protese verso i fedeli per accoglierli nel suo grembo. Al centro della piazza svetta l’obelisco Vaticano, che arrivò a Roma, portato da Caligola e proveniente dal foro di Alessandria d’Egitto.
Per accedere all’interno ci sono cinque porte che sono, procedendo da sinistra a destra: una all’estremità realizzata da Giacomo Manzù nel 1964, detta Porta della Morte, perché è da essa che escono i cortei funebri dei pontefici; la porta del Bene e del Male, una realizzazione di Luciano Minguzzi; la Porta Centrale, detta anche Porta del Filarete, in quanto costruita da Antonio Averulino, chiamato appunto Il Filarete; la Porta dei Sacramenti, realizzata da Venanzo Crocetti; la Porta Santa, realizzata da Vico Consorti, che viene aperta e chiusa dal Pontefice in occasione dell’anno del Giubileo (da notare che una Porta Santa è presente nelle altre basiliche maggiori capitoline, vale a dire San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le mura).
Il notevole spazio interno è articolato in tre navate in forza di corposi pilastri; quella centrale è lunga ben 90 metri, larga 26 metri e alta 45 metri. Di pregio rilevantissimo sono i marmi della pavimentazione e fino ai punti di congiunzione con il transetto vi sono numerose statue di Santi, ricavate nelle nicchie dei pilastri che si trovano sulla destra dall’ingresso. La navata di destra è giustamente famosa perché nella prima cappella si trova la celebre Pietà di Michelangelo, intorno alla quale vi è sempre una ressa di turisti; seguono altre opere d’arte di cui nulla riporto per esigenze di spazio, limitandomi a segnalare solo ciò che ritengo della massima considerazione. Ed è per questo che passo già alla navata di sinistra, dove si trova lo stupendo Monumento agli Stuart, opera di Antonio Canova.
Sotto la cupola c’è il grande Baldacchino di San Pietro, opera di Gian Lorenzo Bernini, realizzata fra il 1624 e il 1633; realizzato con il bronzo prelevato dal Pantheon, è alto quasi 30 metri ed è sorretto da quattro colonne; al di sotto c’è l’altare papale.
Il transetto settentrionale venne costruito su progetto di Michelangelo Buonarroti.
Infine l’ambulacro, cioè quello spazio che circonda i quattro pilastri su cui poggia la cupola; lì è tutto un fiorire di altari, di nicchie, di monumenti funebri, fra i quali celeberrimo quello di papa Alessandro VII, una prodigiosa realizzazione del Bernini, e l’analogo di Pio VII, di pregevolissima fattura e che porta la firma dello scultore danese Bertel Thorvaldsen.
Per essere completa la visita deve ricomprendere la sagrestia, anche se è un edificio esterno alla Basilica, ma comunicante con la stessa, e le Grotte Vaticane, cioè lo spazio ricavato nel dislivello fra la nuova e la vecchia basilica, usate da molti pontefici come luogo di sepoltura.
Alcune notizie utili per la visita
L’accesso
alla Basilica di San Pietro è gratuito ed è consentito a persone
con abbigliamento decoroso e consono al luogo sacro; gli orari nel
periodo invernale (1 ottobre – 31 marzo) sono le 7,00 per
l’apertura e le 18,30 per la chiusura, mentre nel periodo estivo
(dall’1 aprile al 30 settembre) sono, rispettivamente, le 7,00 e le
19,00. A pagamento invece è la salita alla cupola, che ha pure orari
diversi, e cioè quello invernale con apertura alle 7,30 e chiusura
alle 17,00 e quello estivo con apertura sempre alle 7,30, ma con
chiusura alle 18,00 ( Costo
del Biglietto: -
Ascensore fino al livello terrazzo e si prosegue a piedi (320
gradini) Biglietto
€ 10.00;-
Salita a piedi 551 gradini Biglietto
€ 8.00; riduzioni
per scuole sono possibili presentando alla cassa una attestazione
dell’Istituto con l’elenco dei partecipanti.
Biglietto
ridotto € 5.00).
Le foto a corredo dell’articolo, rappresentanti l’esterno e l’interno della basilica, sono state reperite su diversi siti Internet.