sabato 7 ottobre 2023

Alla ricerca del foliage

 

Alla ricerca del foliage

di Renzo Montagnoli


Ottobre mese autunnale da restare tappati in casa? Macché, con questo clima impazzito, con temperature che di giorno sono quasi estive e con dei bei cieli tersi è un mese ideale per fare delle gite, per vedere come muta la natura con il trascorrere dei giorni (sì, perché anche se il clima non è proprio autunnale il ciclo vivente, soprattutto quello dei vegetali, è invece quello tipico della stagione che precede l’inverno). Le foglie cambiano di colore e ai primi venti cadono. Il cosiddetto foliage si tinge di giallo e di rosso, nelle infinite tonalità, assicurando un quadro che sembra una tavolozza.

Dove andare per vedere questa meraviglia? Più o meno tutti abitano vicini a dei giardini e a dei viali, e pertanto si tratterebbe di fare due passi, ma ci sono mete ben più interessanti, non proprio vicine, ma nemmeno troppo lontane.

Ecco le tre che ho scelto:



La Val di Fumo




Ci sono valli alpine che, per l’andamento orografico o anche per una limitata accessibilità stradale, rappresentano tuttavia dei luoghi che è quasi eufemistico definire incantevoli. E’ così che la val di Fumo si presenta agli occhi degli escursionisti, una manciata di chilometri di natura selvaggia e rigogliosa. Estensione della forse più conosciuta val Daone, ben inserita nel Parco Naturale Adamello Brenta, è solcata da un intrepido torrente che scende dal grande ghiacciaio della Lobbia e che già si chiama con il nome per cui è da tanti conosciuto, cioè il Chiese. Valle tipicamente frutto dell’erosione glaciale, si estende nella direzione Nord-Sud, praticamente nel settore meridionale del massiccio dell’Adamello. 





L’itinerario ideale per scoprire questa bellissima vallata è quello che parte dal parcheggio del lago artificiale di Malga Bissina, a cui si può arrivare con una tipica strada di montagna, tuttavia ben tenuta e anche sicura. La quota di partenza è a 1.790 m. slm e il sentiero che si prende porta fino al Rifugio Val di Fumo, aperto nel 1960 e sito a un’altezza di 1.920 m. slm, con un dislivello complessivo di 195 metri, per niente impegnativo, anche perché spalmati lungo un percorsi di km. 5,500 che possibile effettuare in circa 90-120 minuti. Al parcheggio non si può fare a meno di ammirare la possente diga che ha formato il lago di Malga Bissina e subito si può intraprendere l’itinerario, scegliendo fra i due disponibili, ognuno dei quali segue una sponda del torrente Chiese. L’itinerario non presenta particolari difficoltà e quindi ci si può concentrare sulle bellezze del paesaggio, con sullo sfondo le innevate cime del Gruppo dell’Adamello, che hanno nomi che richiamano la memoria dei combattimenti che si ebbero ad alte quote nel corso della Grande Guerra: Caré Alto, Corno di Vigo e il Crozzon di Lares. Si arriva così al rifugio Val di Fumo quasi senza accorgersi, un fine corsa provvidenziale perché la fatica comincia a farsi sentire e con essa la fame. Oltre alle possibilità di pernottamento, c’è anche la ristorazione, di qualità indubbia, tale da saziare stomaco e palato. 





Poi, per chi volesse proseguire, non mancano itinerari più impegnativi, come quello che porta al Rifugio Carè Alto attraverso il Passo delle Vacche. Proprio vicino a quest’ultimo si possono trovare numerose testimonianze della Grande Guerra e per questo motivo è molto frequentato. 




Comunque l’escursione è su quote piuttosto elevate (3.000 metri), il che presuppone preparazione e attrezzatura adeguata. Punto di riferimento, o se vogliamo chiamarlo più appropriatamente Campo base, è il Rifugio Caré Alto, sito a 2.459 m. slm.; lungo la cresta del Caré Alto, a monte del rifugio, in un’ora di cammino si può arrivare al cannone austriaco Skoda, restaurato in quella che era la sua postazione originale. Oltre alle tracce delle guerra non ci si può sottrarre al fascino di panorami a 360° e che spaziano dalle cime e dai ghiacciai dell’Adalmello ai torrioni spettacolari delle Dolomiti di Brenta.




San Romedio, la chiesa sulla roccia


 


Ci sono motivi che vanno oltre fede, atmosfere che avvincono e che attirano irresistibilmente credenti, agnostici e atei.

E' questo il caso di San Romedio, uno dei più celebri santuari d' Europa, una meta da raggiungere almeno una volta nella vita per immergersi nella sacralità della natura e quindi per avvicinarsi a Dio.




Si trova nel Comune di Sanzeno, in provincia di Trento, in Val di Non e si può raggiungere percorrendo prima l'autostrada A22 (Brennero) con uscita a Mezzocorona. Di lì si prende la strada che porta a Cles, un percorso a mezza costa fra meleti che in settembre diffondono ovunque il profumo dei loro frutti maturi. Arrivati a Sanzeno, nella piazza del paese, si prende la stradina a destra che porta appunto all'inizio della gola al termine della quale c'è la nostra meta. Per quanto sia possibile giungervi in auto, tranne che nei mesi di luglio ed agosto, allorché il transito dei veicoli a motore è vietato, conviene fermare l'auto nell'ampio e comodo parcheggio a lato di un ristorante e proseguire a piedi, come i pellegrini.




Il percorso non è lungo, soprattutto se si segue lo stretto nastro asfaltato che corre nella gola di fianco al torrente. Consiglio però di prendere il sentiero attrezzato a mezza costa che, a parte la fatica dell'ascesa iniziale, poi si presenta agevole e offre un panorama veramente stupendo. In ogni caso si arriva poi ai piedi della roccia su cui sorge il santuario, un faro nel bosco che svetta sui pini e a cui si accede tramite una strada in salita non troppo scomoda.
Una volta giunti davanti all'ingresso ci si accorge della bellezza di quest'opera realizzata dall'uomo e costituita in pratica da tre chiese una sopra l'altra.

Sono tutte visitabili, a patto di avere ancora fiato per giungere in cima alla scalinata, costituita da ben 131 gradini.
E' un po' faticoso, ma ne vale senz'altro la pena, incontrando prima la cappella di San Giorgio (del 1487), poi la chiesa in stile gotico dedicata a San Michele Arcangelo e che risale al 1514, e infine la chiesa di San Romedio, del 1536, comprendente la cappella di San Vigilio, preceduta da un bel portale romanico, e infine in cima a tutto il sacello, cioè la cappella delle reliquie, il nucleo più antico risalente all'XI secolo e costruito vicino alla grotta dove visse l'eremita e ove si conservano le sue reliquie.



Stranamente il ritorno, cioè la discesa della scalinata sembra lieve; forse è l'atmosfera mistica che avvolge la sommità, oppure quel senso di appagamento che si prova nell'aver raggiunto una meta, ma resta il fatto che come si esce dal complesso già si progetta la prossima visita. Ah, prima di ripartire è opportuna una visitina agli orsi, che si trovano in un bello spiazzo recintato ai piedi della roccia, pigri e simpatici plantigradi ormai bene avvezzi alle vere e proprie frotte di turisti, custodi anche loro, come i francescani, di questo splendido monumento.
E il tema degli orsi mi ricorda che prima di ultimare questo articolo è giusto parlare di questo Romedio, vissuto tantissimi anni fa.

Romedio, in latino Remedius, era l'erede della prestigiosa casata tirolese dei Thaur e sulla fine del X secolo cedette tutte le sue ricchezze al vescovo di Trento, ritirandosi a meditare e a pregare in una grotta in val di Non, dove morì e intorno alla quale la devozione fece sorgere il Santuario.

Su di lui ci sono varie leggende, ma quella dell'orso è la più famosa; la bestia, affamata, gli divorò il cavallo che gli serviva per andare dal vescovo di Trento. Allora lui ammansì l'orso, ne fece la sua cavalcatura, con cui entrò poi in città.

Il Santuario è aperto tutto l'anno con orario dalle 9 alle 17 e con ingresso libero.



Se non siete ancora stanchi segnalo di seguito alcune mete interessanti negli immediati dintorni:

 

-         La diga di Santa Giustina, una delle maggiori a volta fra quelle costruite in Europa. Sbarra il Corso del Noce, dando luogo al lago di S. Giustina. L'opera è ardita con un'altezza di m. 152,50 e uno spessore alla base di m. 16,50. Splendida, ma terrificante, è la vista dalla sua sommità del letto del Noce;

 

-         Il lago di Tovel a 1178 metri s.l.m., inserito nel Parco Naturale Adamello-Brenta. Era noto soprattutto per la colorazione rossa delle sue acque in estate causata dall'azione di un'alga di nome Glenodium Sanguineum. Il fenomeno è stato visibile fino al 1964, anno dopo il quale si verificò la scomparsa di questa vegetazione lacustre, dovuta probabilmente all'inquinamento;

 

-         Castel Thun, costruito nella metà del XIII secolo, dimora e fortezza della famiglia Thun. Sorge su un colle a 609 metri d'altezza e gode di una magnifica vista panoramica. E' visitabile tutti i giorni, esclusi i lunedì non festivi, il 1° Gennaio e il 25 dicembre, dalle 10 alle 18. Chiuso negli ultimi anni per urgenti lavori di restauro, è stato riaperto ufficialmente il 17 aprile 2010. L'edificio conta ben 150 stanze impressionanti per sfarzo e raffinatezza.   





Il parco giardino Sigurtà




Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, a due passi da Borghetto, considerato il più bel borgo d'Italia, mollemente disteso in un anfiteatro contornato dalle colline moreniche del Garda, ospita, oltre al Castello e al ponte scaligero, anche un autentico gioiello, vale a dire il parco giardino Sigurtà.



Quest'area verde, che si affaccia sul profondo solco scavato dal fiume Mincio, che scorre con acque ancora cristalline poco più sotto, si estende per ben 600.000 mq. e trae la sua origine dal “brolo cinto de muro”  (1617), giardino di Villa Maffei, realizzata su progetto del Pallesina allievo del Palladio, dimora patrizia che nel corso della II guerra di Indipendenza fu il quartier generale di Napoleone III. Le fortune della famiglia Maffei non durarono a lungo e fu così che nei secoli successivi la proprietà passò di mano in mano fino a quando, nel 1941 il nuovo acquirente fu l'industriale farmaceutico di Milano Giuseppe Carlo Sigurtà. Il tutto era quasi in rovina e inoltre l'area collinare difettava di irrigazione, ma soprattutto quel che mancava era l'acqua, nonostante la vicinanza del fiume Mincio a seguito dei regolamenti di prelievo che impedivano di poterla attingere. Nel rovistare fra vecchie carte dei precedenti proprietari, Sigurtà ebbe la fortuna di scoprire un diritto concesso a Carlo Tullio Maffei di prelevare acqua, un diritto che era ancora valido e di cui l'originario beneficiario non si era mai avvalso.



Iniziò così la magnifica avventura del Parco Sigurtà, facilitata dalla possibilità di avere l'indispensabile acqua, ma anche supportata largamente in termini finanziari dalla passione del nuovo proprietario.



Occorsero tuttavia molti anni per arrivare a quello che è unanimemente considerato il più bel parco privato italiano; infatti l'inaugurazione, con apertura al pubblico, è datata 19 marzo 1978. Da allora i visitatori, italiani e stranieri, sono stati milioni, incantati dai bei viali, dalla fioritura in marzo e in aprile di un milione di tulipani, dal vale delle Rose con i suoi 30.000 esemplari, dall'enorme labirinto di 2.500 mq. costituito da ben 1.500 piante di tasso, dai bucolici specchi d'acqua impreziositi da stupende ninfee. E poi ci sono anche gli edifici, come il Castelletto, che in passato era una sala d'armi, l'Eremo, che è un piccolo tempio in stile neogotico, la Meridiana Orizzontale, la Grande Quercia, l'albero più antico fra quelli presenti, poiché ha più di quattro secoli.

Come se non bastasse, da un lato, volgendo lo sguardo in basso, si vede scorrere il Mincio e dall'altro, verso Sud, imponente e affascinante al tempo stesso si staglia il Castello Scaligero.  



Con il variare delle stagioni cambiano anche i colori, così se nella primavera le fioriture danno luogo a inebrianti policromie e in estate spiccano le alternanze di luci e ombre, nell'autunno le foglie dei vari alberi presentano sfumature di giallo e di rosso che hanno un fascino tutto particolare. Ovviamente, nella stagione morta, quella del riposo vegetativo e cioè l'inverno, il parco è chiuso ai visitatori.



Le parole, però, non sono in grado di fornire le emozioni che si provano nel vedere questa meraviglia, i profumi che soavi aleggiano e stimolano piacevolmente il senso dell'olfatto; ci si deve andare, considerando che a volerlo visitare tutto non s'impiega più di una mezza giornata, e ancor più velocemente si procede se, anziché andare a piedi, si noleggia una bicicletta o si prende il trenino che consente di arrivare nei punti migliori e più interessanti.

Per chi abita lontano, dico solo che è facilmente raggiungibile, che nelle vicinanze c'è una buona scelta di ospitalità e che è una zona in cui il mangiar bene e il bere ancora meglio è ormai una tradizione.

Pertanto, come al solito, di seguito riporto le informazioni necessarie.

Quando visitarlo

Dal 5 marzo al 12 novembre 2023, tutti i giorni con orario continuato.
Ingresso dalle ore 9.00 alle ore 19.00, chiusura ore 18.00.
Nei mesi di Marzo, Ottobre e Novembre ingresso fino alle ore 17.00, chiusura ore 18.00.

Il costo del biglietto

  Adulti

16,00

Ragazzi 5-14 anni

9,00

Bambini 0-4 anni

Gratis

Over 65

12,00

Disabili 100% (con certificazione)

Gratis - accompagnatore € 12,00

 

Nota importante: è vietato l'accesso agli animali al Parco, ad eccezione dei cani guida che accompagnino i non vedenti. 

 

Come visitare il parco

A piedi

A piedi, seguendo i percorsi consigliati o semplicemente la propria curiosità.

In trenino

Con il trenino che percorre l'"Itinerario degli Incanti" (35 minuti circa; € 4,00 a persona; gratis per i bambini inferiori al metro di altezza e per i disabili al 100%)

In bicicletta

In bicicletta elettrica (noleggio: € 6,50 all'ora)

In golf-kart

A bordo dei golf-cart elettrici potrete visitare il Parco grazie ad una speciale guida con tracciamento GPS in quattro lingue (italiano, inglese, tedesco, francese).
Un innovativo compagno di viaggio che offre ai visitatori tutte le informazioni relative alle attrazioni naturali che si snodano lungo il percorso.
Ogni golf-cart ospita un massimo di 4 persone e richiede che il conducente presenti la patente di guida B.
Il noleggio del golf-cart non è prenotabile ed ha un costo orario di 20,00 € all'ora.



Come arrivare

In auto

 

Autostrada A4, uscita Peschiera del Garda, 8 km in direzione Valeggio sul Mincio.

Autostrada A22, uscita Nogarole Rocca, direzione Valeggio sul Mincio all'uscita Affi Lago di Garda Sud, direzione Parchi del Garda

In treno

 

Stazione di Verona Porta Nuova: proseguire con autobus ATV, linea Verona-Valeggio sul Mincio. Stazione di Peschiera del Garda: proseguire con autobus APAM, linea Peschiera-Mantova. Visita il sito www.trenitalia.com/ per conoscere gli orari dei treni.

In autobus

 

Da Verona: visita il sito http://tech.atv.verona.it/atv_www/orari_extraurb/orari/atv_localita_V.html per conoscere gli orari degli autobus provenienti da Verona (linea Verona-Valeggio sul Mincio)

Da Mantova e Peschiera del Garda: visita il sito www.apam.it/linee per conoscere gli orari degli autobus provenienti da Mantova e da Peschiera del Garda (linea Mantova-Peschiera, n.46).


 

Parcheggi

Parcheggio gratuito esterno adiacente al Parco.
È inoltre possibile parcheggiare nei numerosi parcheggi pubblici nei pressi del parco.

 



MondoBlog del 7 ottobre 2023

 

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