La
piccola impresa
di
massimolegnani
La
camerata a otto letti era immersa nel silenzio. Suor Clementina aveva
appena finito il giro d’ispezione. Gli altri forse dormivano
veramente, loro due erano rimasti immobili con gli occhi chiusi
mentre lei li illuminava con la pila, salvo poi mettersi a
confabulare non appena l’avevano sentita lasciare la stanza.
Dai,
Giacomo, ripassiamo tutto.
Ancora?
Ma l’abbiamo già fatto tante volte!
Con
una zucca come te la prudenza non è mai abbastanza.
Luca,
sempre a offendermi tu. E intanto ho dovuto fare tutto io.
Per
forza, io sono la mente, tu sei il braccio, e anche le gambe al posto
delle mie, eheh.
Già,
devo sgobbare per tutti e due. Non è mica giusto, però!
Su
piantala. Dimmi, biscotti?
Presi.
Ne ho rubato un pacco al giorno dalla dispensa. E anche il tonno, ne
abbiamo cinque scatole.
Acqua?
Tutte
le bottigliette che ci possono stare sulla carrozzina.
Bravo.
Coperte?
Sì,
ne ho prese tre dall’armadio grande, anche se non so che cosa ce ne
facciamo in luglio.
Tonto,
all’aperto di notte è fresco. Non sarà mica come starsene a
soffocare comodi di caldo nella sala della televisione. Piuttosto,
fiammiferi e candele?
Sì,
ho fatto man bassa in cappella.
Bene.
Sciarpe e berretti?
Presi.
Ma dico io a che ci servono in estate?
Zuccone,
non ti ricordi? Dovrai sparpagliarli sul ciglio della provinciale per
far credere che ce ne siamo andati di là.
Ah,
già. Me n’ero dimenticato. Sai, con queste medicine che mi danno,
dimentico le cose.
A
proposito, le tue pastiglie?
Eh,
niente da fare. Suor Bruna le tiene sotto chiave in infermeria, non
sono riuscito a sgraffignarle. Ma sono più contento così, almeno
non avrò quella sonnolenza che non mi fa vedere le cose. Voglio
vederlo bene, io, il mondo lì fuori.
Mmhm,
Giacomo, rischi di stare male senza le pastiglie. Ma ti capisco,
amico mio, cazzo, se ti capisco. Si vive una volta sola, perdio, e
questa è la nostra occasione.
Non
bestemmiare, Luca, non mi piace. Senti, piuttosto, non potremmo
partire dopo la messa? Sai, vorrei fare la comunione. Avrei più
coraggio, dopo.
Accidenti,
il coniglio che sei! Possibile che se non hai dio con te ti tremino
le gambe! Svegliati Giacomo, se scappiamo durante la messa del
mattino, nessuno se ne accorgerà. È l’unica occasione che
abbiamo, lo capisci, testone?
Sì
sì, non t’arrabbiare. Ma come faremo con la suora al portone?
Quella è un mastino, abbaia e sbraita appena uno mette un piede
fuori dal portone.
Ci
penserà la Wanda della cucina, non ti ricordi? La Wanda, quella che
ride sempre e dice che sono il suo fidanzato segreto. Ha promesso che
distrarrà la suora mentre noi ce la filiamo dall’ingresso
principale.
Prima
Antonietta, adesso la Wanda. Ma com’è possibile che, brutto come
sei e storpio, le femmine s’innamorano tutte di te?
Si
dice disabile, ignorante!
Nel
buio dello stanzone Luca sollevò un braccio a disegnare un gesto
ampio nell’aria, come un sottile compiacimento, ci voleva altro che
una menomazione per scalfire il proprio fascino innato. E a quel
gesto quasi ieratico i due amici si addormentarono, sognando la fuga.
*
Sulla
strada polverosa arrancava una carrozzina da invalido, spinta a
fatica da un vecchio allampanato in pantofole di feltro.
Giacomo,
la senti l’aria in faccia? Te lo ricordavi, tu, quanto è bella
l’aria fresca in faccia? Dio, che meraviglia.
Sì,
Luca, è bellissimo. Ma sto sudando come un caprone, pesi come un
accidente.
Forza
amico, stringi i denti. Dobbiamo arrivare al sentiero del boschetto,
lì ci potremo riposare.
Ma
di che cosa ti devi riposare tu che stai seduto?
Non
lamentarti tu, che hai le gambe buone. Spingi, Giacomo. Spingi, sennò
ci beccano.
Sì,
sì, spingo, ma non lo faccio mica per te, non ti credere. È che non
voglio tornare là dentro e senza i tuoi consigli so che non andrei
lontano.
Ecco,
bravo. Chissenefrega se non lo fai per me, l’importante è che ci
togliamo al più presto di qua.
Luca,
la provinciale! Come facciamo ad attraversarla con questo traffico?
Non
ti preoccupare. Sventolo la sciarpa, così le macchine ci vedono e si
fermano..
Ho
paura di non farcela, Luca.
Mi
raccomando, al mio via devi darci dentro come un disperato.
Mi
verrà una crisi, lo sento.
Finiscila
di frignare. Adesso! Vai, Giacomo. Forzaaa. Spingi, non ti fermare,
facciamogliela vedere a questi giovani bastardi di che pasta siamo
fatti.
Dio
sia lodato, ce l’abbiamo fatta!
Seehee,
dio. Le tue gambe e le tue braccia, fidati. Se era per Dio ci
stiravano sull’asfalto come pasta per le tagliatelle.
Sono
esausto.
Ancora
uno sforzo, amico mio. Aiutami a imboccare quel sentiero, ti
aspetterò qui mentre tu vai a seminare sciarpe e berretti in bella
vista sulla strada, ma ben lontano da qui.
Luca
lo osservò allontanarsi con quei passetti patetici, frenetici e
lenti allo stesso tempo. Giacomo non era un’aquila ma aveva la gran
dote dell’ubbidienza, seminò in modo meticoloso i loro oggetti
lungo il ciglio della strada ad almeno cinquecento metri da dove in
realtà si sarebbero infilati nella boscaglia. Luca guardandolo da
lontano mormorò tra sè un “bravo Giacomo” pieno di
ammirazione, ma quando, dopo quasi un’ora l’amico tornò
stravolto dalla missione, lui preferì accoglierlo con un rimbrotto
per il troppo tempo impiegato. Giacomo chinò la testa come uno
scolaro che non osa opporsi all’ingiusto rimprovero del maestro.
*
Alcune
candele rischiaravano il piccolo accampamento. Accanto alla
carrozzina carica di sacchetti e cianfrusaglie, due corpi distesi
sulle coperte. Giacomo aveva appena avuto una crisi. Luca
allungandosi come una biscia lo aveva preso tra le braccia e ripulito
dalla schiuma a mano a mano che si formava sulla bocca serrata
spasmodicamente. Poi, appoggiatosi con le spalle a un albero aveva
aspettato che le convulsioni cessassero tenendolo per mano.
Luca,
che cos’è successo? Mi sento strano.
È
tutto passato, Giacomo. Una delle tue crisi, ma eri già per terra
per cui non ti sei fatto male cadendo.
Forse
dovevo restare all’ospizio e prendere le pastiglie della suora.
Finiscila
di frignare. Anche lì qualche crisi l’hai avuta e non è che le
suore ti aiutassero più di quel che ho fatto io. Sai cosa fanno le
suore quando tu sei in convulsioni?
No.
Si
fanno il segno della croce e ci costringono a pregare, dicendoci:
“Questo è il castigo di Dio perché voi non siete stati buoni.”
Davvero
è un castigo?
Cazzate,
Giacomo. A loro fa comodo dire così per impaurirci e tenerci buoni
buoni.
Io
credevo che mi curassero quando stavo male.
Macchè.
E allora, dico, che differenza fa per te essere qui o lì? Guarda
piuttosto quante stelle ci sono in cielo, mica le vedevamo noi sempre
chiusi tra quelle mura. Non ti fanno sentire libero le stelle?
Sì,
mi sembra di poterle toccare. Siamo liberi, Luca. E fra poco spunterà
la luna. Che spettacolo sarà.
Eheh,
pensa: stanotte apri gli occhi e vedi una luce bianca e tonda. Per
una volta non sarà la torcia di quella nazista “Silenzio, dormite.
Dormite, silenzio.” Sarà la luna piena a dirti“Giacomino, dormi
se vuoi… o fai il cazzo che ti pare, se preferisci.”
Ahahah.
A suor Clementina manca proprio la dolcezza della luna.
Ehi,
ti andrebbe una sigaretta?
Ma
io non ho mai fumato.
Beh,
allora è il momento buono per cominciare. Dai te l’accendo io.
Ma
dove hai trovato il pacchetto?
Eheh,
l’ho sfilato dal camice del dottore mentre mi visitava.
Già,
quelli ti dicono questo fa male quest’altro non lo devi fare, ma
poi loro i vizi ce li hanno tutti.
Al
diavolo i dottori, che ci lascino crepare in pace. Noi ormai abbiamo
dato.
Luca,
cosa facciamo domani? Torniamo indietro?
Ma
sei matto! Ho un’idea meravigliosa per domani.
Dimmela,
Luca.
Voglio
arrivare al fiume, voglio vedere l’acqua che scorre e va chissà
dove. È troppo tempo che vediamo solo acqua ferma.
Ma
non c’è mica uno stagno nel giardino dell’ospizio.
Scemo
che sei. Siamo noi,anzi eravamo noi l’acqua stagnante e puzzolente.
Lo siamo stati per troppo tempo, era ora di darci un taglio.
Sì,
ma poi cosa faremo?
Uffa,
che noioso che sei. Un pensiero alla volta. Domani il fiume, poi si
vedrà. E adesso dormiamo che domani abbiamo da camminare.
Abbiamo!
“abbiamo” un corno. Io avrò da camminare e spingere, tu te ne
starai bello bello in carrozza, come sempre.
Ahahahah
E
adesso perché ridi?
Sto
pensando che domattina avrai pure del lavoro in più: suderai del
bello e del buono per rimettermi sulla carrozzina. Ahahah
*
In
realtà la Dora in quel tratto non era un granchè, poco più di un
torrentello in mezzo a un greto sassoso, ma per loro era la
meraviglia della scoperta, il raggiungimento di una meta insperata.
Giacomo,
abbiamo scoperto le sorgenti del Nilo!
Il
Nilo? Ma non è in Africa?
Ma
certo, testone! Era per dire che siamo come due esploratori in una
terra sconosciuta.
L’avevo
capito, cosa credi? Facevo dell’ironia.
See,
tu l’ironia, figuriamoci. Piuttosto la vera ironia è che qui ci
venivo da ragazzetto a sguazzare in acqua e saltabeccare tra sassi e
massi. Com’ero agile e forte! Chi l’avrebbe detto che ci sarei
tornato su una carrozzina da invalido.
Che
tristezza questa cosa. Forse era meglio non tornarci in queste
condizioni.
Scherzi?
Io sono felicissimo di essere qui. L’abbiamo messa nel culo alla
vecchiaia, alle suore e anche alla paralisi.
Luca,
non parlare così, mi metti a disagio.
Per
le suore? Sai cosa ti dico? Se Dio esiste (e farebbe più bella
figura a non esserci) e ha un po’ di criterio in zucca, di suore in
paradiso ne fa entrare pochine.
Tra
battibecchi, silenzi e qualche sorriso, rimasero tutto il giorno
sull’alta sponda del fiume, gustando lo scorrere veloce dell’acqua
e quello lento del tempo. Un tempo fermo che avevano rubato come una
marmellata dalla dispensa.
A
sera, mentre l’ultimo sole arrossava i ciottoli bianchi e faceva
brillare la Dora, i due amici si divisero una scatoletta di tonno e
gli ultimi bocconi di una pagnotta che Giacomo aveva sgraffignato in
cucina, già rafferma prima ancora che iniziassero la fuga. Eppure
dai loro volti affiorava una beatitudine, piccola e salda, che li
accompagnò nel sonno.
Luca
cosa faremo domani?
Domani
c’inventeremo altre avventure, vedrai. Ma adesso dormi che è
tardi.
Cronaca
dalla Provincia
“Sono
stati ritrovati sani e salvi i due ospiti della Residenza Sabauda,
Luca Baldissero di anni 75 e Giacomo Giaudrone di anni 79, che con la
loro scomparsa avevano tenuto in apprensione l’intera popolazione
locale. Dopo affannose ricerche a cui hanno partecipato centinaia di
volontari, i due sono stati rintracciati sulle rive della Dora. Pare
si fossero allontanati dalla casa di riposo per una breve passeggiata
ma poi non siano più stati in grado di riprendere la via del
ritorno. Al momento del ritrovamento erano in evidente stato
confusionale e sembra che, credendo di trovarsi di fronte a dei
malintenzionati, abbiano accolto i loro soccorritori a male parole,
rifiutandosi di seguirli. I due sono apparsi in discrete condizioni
di salute, considerate l’età avanzata e le vicissitudini
sopportate in questi giorni. In via cautelativa sono stati
accompagnati al locale ospedale per una serie di controlli, prima di
essere nuovamente affidati alle amorevoli cure delle Pie Sorelle
della Carità Cristiana.”