L’oro
del mondo
di
Sebastiano Vassalli
Edizioni
Einaudi
Narrativa
romanzo
Pagg.
176
ISBN 9788806182724
Prezzo
€ 9,50
Per
noi stessi
L’oro
del mondo è
un romanzo atipico nella produzione letteraria di Sebastiano
Vassalli, un lungo racconto che a volte entusiasma e altre invece
sconcerta, sospeso com’è fra ironia, satira, dissacrazione, il
tutto accompagnato da una vena anche di struggente malinconia.
Dovrebbe essere anche una parziale autobiografia, con particolare
riguardo agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra
mondiale, in un’Italia distrutta, un paese in cui si muove come
tante ombre un popolo di cenciosi, disposti a fare qualsiasi lavoro
pur di trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Vassalli,
abbandonato da un padre imbroglione e infame e da una madre che sogna
un’eredità assistendo un capitano di marina invalido, è in
pratica allevato dallo zio Alvaro, un candido che tuttavia ha
compreso, a sue spese, come vada il mondo. Al riguardo è
particolarmente significativo un dialogo con il nipote che si trova a
pagina 150: ‹‹Perché viviamo?››, domandai. ‹‹Per noi
stessi, – rispose lo zio Alvaro. – ‹‹Per la nostra memoria: e
per che altro?›› Spiegò: ‹‹Per quelle poche pagliuzze di
felicità che rimangono in fondo alla memoria, come l’oro sul fondo
della bàtea…››. Può sembrare una filosofia spiccia, a buon
mercato, ma il senso della vita è poi questo, né più, né meno, e
qualunque cosa se ne dica, è proprio di tutti noi. É solo la
memoria che ci fa capire di aver vissuto, una serie di ricordi spesso
impalpabili, sovente per nulla piacevoli, ma che, nei pochi casi in
cui abbiamo toccato, magari per un attimo, la felicità, sono la
misura di quanto la vita meriti di essere vissuta. Ma non c’è solo
questo orientamento filosofico, perché è pure presente e
determinante un’impietosa descrizione di noi italiani, capaci in un
giorno e anche meno di trasformarci tutti da fascisti in
antifascisti, restando però sostanzialmente quel popolo arruffone,
menefreghista e in cui ognuno guarda solo se stesso. Se la figura del
padre di Vassalli, grande fascista prima e durante la guerra, e
rimasto sostanzialmente tale anche dopo è esemplarmente negativa,
non lo sono di meno altri personaggi che si agitano, scalpitano,
sgomitano per conquistarsi un posto al sole. In tal modo quella che
doveva essere una sia pur parziale autobiografia, diventa l’analisi
del trascorso di un’intera nazione, vista nel dramma del passaggio
dal fascismo alla democrazia, e caratterizzata, allora come oggi, da
un endemico malcostume e da un diffuso trasformismo, il quadro di una
collettività che sembra incapace di una evoluzione positiva. Oggi,
come un tempo, si seguono i miraggi, si sogna un capo a cui affidare
incondizionatamente il proprio destino, e il desiderio principale è
quello della ricchezza facile, quello del denaro, dell’oro, come
era cercato da dei poveri disperati negli anni tristi del dopoguerra,
ore e ore di lavoro per delle pagliuzze che non ripagavano la fatica,
ma che perpetuavano l’illusione.
Con
la fine del conflitto sembrava tutto cambiato, ma, come la polvere,
sollevata e non raccolta che poi si deposita nuovamente, senza aver
fatto i conti con il passato nulla può cambiare; siamo sempre stati
così e così saremo sempre, sembra dirci Vassalli, un amaro giudizio
di cui nemmeno ci vergogniamo.
Da
leggere, ovviamente.
Sebastiano
Vassalli è nato
a Genova nel 1941 ed è morto a Casale Monferrato nel 2015. Ha
pubblicato diverse opere, fra cui La
notte della cometa, Sangue
e suolo, L'alcova
elettrica, L'oro
del mondo, La
chimera, Marco
e Mattio, Il
Cigno, 3012, Cuore
di pietra, Un
infinito numero, Archeologia
del presente, Dux, Stella
avvelenata, Amore
lontano, La
morte di Marx e altri racconti, L'Italiano, Dio
il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni, Le
due chiese e Comprare
il sole.
Renzo
Montagnoli