Acqua
di Debora
Rienzi
Acqua
dammi
l’acqua
che
non fa inaridire i cuori.
Non
è il mio corpo che chiede,
questo
corpo può morire.
È
il pezzettino di terra
che
ci hai affidato
e
ora secca screpolato e imbruttito
dimentico
dei germogli e delle farfalle.
Abbiamo
peccato, Padre,
di
incuria, superbia, pigrizia, indifferenza
e
ora raccogliamo sterpi e serpenti.
Perdonaci!
Risanaci!
Riprendici
con te
e
lavaci
e
potremo innaffiare il tuo giardino,
raccogliere
i tuoi frutti
e
sorridere alla tua luce,
come
piccola perla del tuo regno.
Da Mi
bolle il cuore (Fara, 2018)
Dove
nascono gli angeli
di Mariangela
De Togni
Da
dove vengono gli angeli,
da
quale cielo il loro mistero.
Forse
la notte quando sprigiona
le
stelle nel firmamento,
lo
sa, o l’arco della luna.
Lo
sa forse il vento
mentre
percorre i fiumi
e
i mari e i ruscelli pieni di sole.
Forse
la pioggia di primavera
sollevando
le tenere corolle
dei
gelsomini.
Forse
lo sa la gioia.
Forse
il bambino
smarrito
nello stupore
della
bellezza
d’una
goccia di rugiada.
Forse
l’incanto del creato.
O
forse è solo Dio
a
donarci un custode
pieno
di luce
e
a farlo nascere così
nel
nostro cuore.
Da Frammenti
di sale (Fara Editore, 2013)
Esplodono
parole
di Debora
Rienzi
Esplodono
parole
nel
mio petto,
il
silenzio le chiama…
arrivano
come segreti
attesi
da sempre.
Vogliono
dire
alludere
e
ricamare…
vogliono
indicare la via
per
far entrare la verità nella vita.
Cedo
subito, sedotta.
Temo
e fremo,
di
un desiderio estremo
e
invoco protezione dall’alto
mentre
l’anima s’inabissa nelle tenebre.
Vieni
con me.
Da Mi
bolle il cuore (Fara, 2018)
Il
crocefisso
di Renzo
Montagnoli
Ricordo
bambino
le ginocchia
sui lastroni
ruvidi d'anni
di passi,
raccolto a
mani giunte
a guardare
un dolore
che né
spine né chiodi
potevano provocare.
C'era
tutta la sofferenza
di un
mondo di ombre
schiacciate dalla
forza del male
e sempre
mi chiedevo
perché mai
l'avesse fatto
perché parlare
di vita nuova
senza poi
esser ascoltato.
Lui
capiva
vedeva la
pena che provavo
e anche
questa raccoglieva.
Gli
anni son passati
la risposta
non è arrivata.
Eppure
se vado
a cercar
quella croce
se ancora
ne provo la pena
se scorgo
le lacrime amare
di chi
non ha pranzo né cena
se l'ultimo
respiro
può essere
meglio della vita
m'accorgo
che il suo dolore
è la
nostra speranza
che la
smorfia del suo viso
è il
suo messaggio d'amore.
da La
pietà
Il
pozzo di Sichar
di
Maria Teresa Santalucia Scibona
Illune è la notte dell'anima.
Impervie rampe ascendono
al “castello interiore”.
Sabbie infide favoriscono
miraggi. Smarrito
ho il vincastro
nell' intricato labirinto
delle selve.
Profetici sciamani sublimano
epidermiche felicità.
Labile è il filo
nel palmo di Arianna.
Giungerò mai
al pozzo di Sichar?
Da Codice
Interiore (Cantagalli, 2012)
"
Ama e fa quello che vuoi" Sant'Agostino.
L'intento
spirituale vorrebbe dimostrare che Gesù è il Signore di tutta
l'umanità ferita. L' acqua del pozzo, è simbolo di purificazione
per chi con intenso amore accolga il Suo progetto redentivo.
Il
proprietario di Viboldone
di
Luisito Bianchi
Vicus Boldonis,
terra di marcite,
son quattro case, la rossa abbazia,
una cascina, l'antica osteria,
dieci galletti da gole impazzite,
son quattro case, la rossa abbazia,
una cascina, l'antica osteria,
dieci galletti da gole impazzite,
cento muggiti
dai cani orchestrati,
mille arpicordi d'argento sui coppi,
braccia infinite di tigli e di pioppi,
rade clessidre di ragli ostinati.
mille arpicordi d'argento sui coppi,
braccia infinite di tigli e di pioppi,
rade clessidre di ragli ostinati.
Una
manciata aggiungi di melismi
quando la sera spegne ogni frullio,
groppi di stelle disposte a quilismi
quando la sera spegne ogni frullio,
groppi di stelle disposte a quilismi
e lo
sfiatato vate qual son io
che s'arrochisce a legger gli aforismi
del Proprietario, se li firma: Dio.
che s'arrochisce a legger gli aforismi
del Proprietario, se li firma: Dio.
Tratto da
“ Vicus Boldonis terra
di marcite” , edito dall'Associazione Amici Abbazia di Viboldone
Nostalgia
di Padre Pio
di
Maria Teresa Santalucia Scibona
Sul
Gargano ventoso
l’alba rosata disperde l’ ombre.
Dopo estenuante viaggio
la folla è venuta
a ritrovare certezze
d’un inquieto domani.
Nel brusio che sovrasta le navate
e d’incanto si placa
Egli s’avanza assorto
pressato dal peso delle attese.
Corale si eleva la preghiera
al lume tremolante di candele.
Ci benedice lento
e scruta tutti e ognuno
con sguardo penetrante
che scioglie dentro
un nodo irrefrenabile di pianto
e mette a nudo l’anima.
l’alba rosata disperde l’ ombre.
Dopo estenuante viaggio
la folla è venuta
a ritrovare certezze
d’un inquieto domani.
Nel brusio che sovrasta le navate
e d’incanto si placa
Egli s’avanza assorto
pressato dal peso delle attese.
Corale si eleva la preghiera
al lume tremolante di candele.
Ci benedice lento
e scruta tutti e ognuno
con sguardo penetrante
che scioglie dentro
un nodo irrefrenabile di pianto
e mette a nudo l’anima.
Il
testo dedicato all'amato San Pio è un tenero ricordo nitido e
indelebile della vita collegiale. Era primavera, quando le Suore
Betlemite di Andria, dove frequentavo le Magistrali, il 25 Aprile
1952, ci portarono in gita scolastica a San Giovanni Rotondo.
All'alba, nella vecchia chiesetta del Convento, ebbi il gran
privilegio di ricevere la Santa Comunione, dalle mani piagate di
S.Padre Pio, che dal Cielo continua a vegliare su di me.
Sei
tu Gesù
di Renzo
Montagnoli
C'è
forse ancor oggi
una capanna
di pastori
del deserto
in cui
la notte albeggia
un astro
di calda luce.
Ti
cerco da tempo, Gesù,
ma non
ti scorgo
nelle mille
ombre
brulicanti sul
pianeta.
Eppure
Se
guardo il volto sfatto
di una
madre che implora
cibo per
il suo bambino
Se
cerco fra la folla
l'umile
sguardo
di chi
procede nel silenzio
Se
mi soffermo
davanti
al vecchio mendicante
che tende
la mano stanca
Se
i miei occhi incontrano
quelli di
chi
soffocato ormai
dall'ingiustizia
lotta ancora per
tutti questi vinti
per tutti
questi uomini che nulla hanno
perché a
loro tutto è stato tolto
Allora
ad uno ad uno chiedo:
Sei
forse tu, Gesù?
E
nel silenzio che segue le mie parole
é
il cuore che risponde
e dice
Sei
tu Gesù.
Da La
pietà
Settimana
santa
di Mariangela
De Togni
Fu
un vento di sole
un
soffio appena a sfiorare
la
fredda pietra
del
sepolcro.
Veniva
dal deserto del Neghev
in
un ago di cielo
a
raccontare all’aurora
liquida
di luce
il
dolore immenso
inchiodato
alla croce
ancora
per far risorgere noi
dagli
abissi della colpa.
I
pensieri corrono
per
i viottoli della memoria
cercando
immagini
da
fermare in riva agli oceani.
Fotogrammi
sospesi,
flutti
di silenzio.
E
un Dio che si fa umano
nell’amare
la bellezza
della
sua creatura.
da Si
può suonare un notturno su un flauto di grondaie? (Fara, 2016)