sabato 19 dicembre 2015

Natale 2015 - Le poesie



Aria di feste
di Michael Santhers



Il vento aiuta volpi e faine
a sbarazzarsi dei topi ignorati dai gatti
e scambia odore di miserie nelle case
ove unico rimedio un raffreddore
o un pugno di sale lanciato a scongiuri

Affissioni pubblicitarie
illustrano sogni
che nessun bozzolo di cielo accetta

Tra alberi di Natale lucchettati
bastoni plastificati dei poveri
flettono agli inciampi
e immuni al tarlo
facile a passare dal legno al cervello

Cartoni di panettoni
ali di progresso saturo
ruttano sui selciati
e qualche calcio li suona a tamburo,
il rullare adesca indifferenze

Invoca neve chi ha i termosifoni
si grattano al basso ventre i senza tetto
e suoni di cornamuse zoppicano
a mano tese dei suonatori
che leggono tintinnii
e raggianti a fruscii

Intermittenze di luci
a voler segnalare al dolore
di far attenzione a carità d'abbagli
perchè più in alto s'elevano speranze
più grande sarà il tonfo di realtà

Dalle vetrine le commesse
con aria a voler dire
meglio vendere che essere vendute

Qualche campana evirata
doppiata elettronica
prende a calci l'orologio
flebato da pile esauste



Da Sorrisi Pignorati


Arriva il Natale
di Carla De Angelis



Arriva il Natale: restauro
il viandante, il pastore, i colori
a volte velati altre lucenti
l’acqua verso il mare o prigioniera del lago
il musicante allegro verso la grotta
la lavandaia che impasta sapone e lacrime
il suonatore che nasconde il fl auto tra l’erba.
Come posso profumare tutti fi ori?
Dov’è la neve che scende lieve?
Non vedrai altra gente,
solo altri volti, stessi pensieri, identiche paure
Molti spiano i tuoi passi
cancellano le tue orme.
Ti seguiremo come sempre
prova a togliere le spine
ci scoprirai ancora
affamati di innocenza e di carezze

C'era la neve
di Piera Maria Chessa



C'era la neve
nel paese in cui son nata,
ricopriva tutto
strade e tetti.

Affondavo
fin sopra le ginocchia
in quel lontano tempo
chiamato infanzia.

Giocavo e ridevo
cogliendo la neve,
lanciando le palle
agli amici.

Faceva freddo
le mani sempre gelate,
ma niente scalfiva la gioia
per tanta bellezza.

Il Natale vicino
e noi, trepidanti e felici,
in attesa dei doni.

In un angolo c'era il presepe,
in silenzio ci avvicinavamo
nel sentire uno strano calore.

Ognuno avvertiva
un senso profondo di pace
avvolgere il cuore.


Il focarile
di Salvatore Armando Santoro

Nel buio della stanza
riverberi rossastri
il ciocco si consuma,
il suo calore
vermigli rende i volti
le palpebre socchiude.

Sferruzza,
quei capelli bianchi inargentati
scintillano quando la brace è rigirata,
il gomitolo s'accorcia,
il maglione compone,
vola la narrazione
maghi ed orchi nel buio della stanza
ondeggiano sui muri,
ancestrali paure e sicurezze,
carezze,
altri mondi scomparsi in stanze silenziose
senza televisori
senza bagliori
di PC ondeggianti o di tablet.

E l'allegria volava
anche il pianto improvviso
e il riso
ch'oggi ricerco e più non trovo
in questi volti assenti
di ragazzi scontenti
a cui sembra che manchi tutto
ed hanno più di quel che serve.



Nevicata a Natale
di Renzo Montagnoli


Ulula il vento
e nel buio della notte
vortici di giaccio
sferzano il rosso acero
s’aggrappano alla corteccia
tanto che all’alba
alla pur diafana luce
pare un Babbo Natale
con la barba bianca
di neve diaccia.

Da Lungo il cammino


Il mio presepe
di Giovanna Giordani

Ora che son passati tanti anni
il mio presepe è un po’ più  piccolino:
 una capanna nuova,  la Madonna
Giuseppe e la culla col Bambino

Gli angioletti però sono rimasti
gli stessi di quando ero una bambina
e cantano,  estasiati ad occhi chiusi 
rivolti all’alto i visi, come allora

i loro inni magnifici e sublimi


Oggi è Natale
di Domenica Luise


Ognuno di noi ha un sogno inappagato
ottenuto il quale s'illude che sarà felice
e contento come in una favola, traccia
dell'eden perduto e anelito storto.

I poeti o illusi tali allargano occhi di bambini
o presunti tali, prigionieri di un'innocenza
ignota bramata solo sfiorata
talvolta dalla parola bianca su nero.

L'anima ai raggi x si vede e non si vede.

Ma è bianca la neve sui crepacci piume d'oca al freddo
 e una madre vergine
e un papà che ha creduto nel sogno inappagato
e un Bambino inerme figlio vero di Dio vero
e i pastori con le ricottelle e il pane
e la stella cometa. Congiunzioni
d'amore, ninfee dalla palude.


Sera di Natale
di Adriana Pedicini


Stupore antico nell’aria
Il cielo
in attesa
nevica tenebre silenti
intenerisce i cuori persi
all’innocenza.
Brilla una cometa
sul sentiero smarrito
per antiche colpe.
Semi di speranza nel sorriso
del Bambino divino
sceso dalle stelle.


Buon Natale
di Alda Merini

A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare questo giorno.
A tutti loro auguro
di vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un Natale
di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi auguro
un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Natale de Guera
di Trilussa


Ammalappenache s'è fatto giorno

e er Bambinello s'è guardato intorno.

Che freddo, mamma mia! Chi m'aripara?

Che freddo, mamma mia! Chi m'ariscalla?

Fijo, la legna è diventata rara

e costa troppo cara pè compralla...

E l'asinello mio dov'è finito?

Trasporta la mitraja

sur campo de battaja: è requisito.

Er bove? - Pure quello…

fu mannato ar macello.

Ma li Re Maggi arriveno? - E' impossibbile

perchè nun c'è la stella che li guida;

la stella nun vò uscì: poco se fida

pè paura de quarche diriggibbile...

Er Bambinello ha chiesto:- Indove stanno

tutti li campagnoli che l'antr'anno

portaveno la robba ne la grotta?

Nun c'è neppuro un sacco de polenta,

nemmanco una frocella de ricotta...

Fijo, li campagnoli stanno in guerra,

tutti ar campo e combatteno. La mano

che seminava er grano

e che serviva pè vangà la terra

adesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente...

Guarda, laggiù, li lampi

de li bombardamenti!

Li senti, Dio ce scampi,

li quattrocentoventi

che spaccheno li campi?-

Ner dì così la Madre der Signore

s'è stretta er Fijo ar core

e s'è asciugata l'occhi cò le fasce.

Una lagrima amara pè chi nasce,

una lagrima dòrce pè chi more...


Natali lontani
di Renzo Montagnoli


Nel tempo che tutto sfuma
riaffiorano ricordi
di Natali lontani
di tanti tanti anni fa
quando l’età sbocciava
come i fiori a primavera
ma gli inverni nebbiosi
la neve che tutto imbiancava
é una fotografia che mai
potrò scordare.
Come la cena la Vigilia
tutta la famiglia riunita
e quell’atmosfera di gioia
che tanto oggi rimpiango.
Allora sì che il Natale era Natale
un giorno di speranza
per un mondo migliore
che l’inclemenza degli anni
e la ferocia degli uomini
hanno ormai cancellato.
Restano solo le memorie
di una tavola apparecchiata
con gente seduta
alcuni persi per strada
volti che mi sforzo
d’imprimere nella mente
ma sono persone rimaste nel cuore
affetti lontani e pur sempre presenti
con cui ho percorso una parte di strada
compagni di viaggio
che muti ora siedono accanto a me
a questa tavola imbandita

Buon Natale, miei cari
che non ci siete più.

Da Lungo il cammino











3 commenti:

  1. Alla fine di questo florilegio mi vien da pensare che il Natale vero e proprio ai poeti sia venuto in uggia e ha spento l'ispirazione, mentre funziona come pretesto: penso alla prima bella, toccante poesia di Michael Santhers che coglie l'occasione di queste feste per svelarci la realtà, macabra. Trilussa poi, grazie a Renzo che l'ha posta: si ha la sensazione che l'Isis sia esistita nel suo tempo, non oggi, tanto perfettamente ci spiega le cose di guerra, la quale sempre terrorismo è. Anche Renzo, infondo, e con Renzo gli altri autori, più che cantare il Natale di oggi, con i loro versi, intrisi di calda nostalgia, fanno rivivere lontani Natali, il cui fascino, per altro, in buona parte dipende dalla nostra giovane età che si aveva allora.
    Siamo tutti invischiati nelle trame della tradizione, credenti poco o tanto, l'originale sentire è diventato procedura: si fa festa alla domenica, all'onomastico, al compleanno, al Patrono cittadino, a ferragosto, a Natale, a Capodanno, non c'è niente di male, anzi è bene. Ma questo modo di vivere non è poesia, non ispira. Per questo le vostre poesie sono belle, perché non sono di questo Natale.
    Auguri a tutti.

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  2. Il Natale di ieri e il Natale di oggi, nel mezzo un abisso. Sono d'accordo, in linea generale, con l'autore del commento precedente. E' vero, raccontiamo e ricordiamo il passato perché stiamo male nel presente, delusione e disincanto per un'epoca nella quale non ci riconosciamo. E' anche vero che il passato, soprattutto l'infanzia, finiamo col mitizzarlo, e probabilmente anche questo è un bisogno, il ricordo è preciso e sfumato insieme, in qualche modo "ripulito", per questo è dolce ricordare, riassaporare quelle atmosfere lontane, che abbiamo vissuto allora e che ci fa bene rivivere oggi.
    Oggi respiriamo un'aria troppo pesante, ma dobbiamo vivere non sopravvivere.
    Grazie, Renzo.
    Piera

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  3. Grazie Renzo ...! Buon Natale con un abbraccio ! Stefano

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