lunedì 20 febbraio 2017

Un carteggio da ripubblicare

Un carteggio da ripubblicare
di Grazia Giordani




Le lettere alla zia raccontano il vero animo di Tolstoj




In quasi 50 anni di corrispondenze lo scrittore si svela con Alexandra




Ci appare una stranezza editoriale – in epoca in cui gli scambi epistolari di personaggi celebri tirano tanto, che proprio il «Carteggio confidenziale di Lev Tolstoj con Alexandra Andrejevna Tolstaia (1857-1903)», edito da Einaudi nel 1943 e pubblicato nuovamente nell’anno successivo, sia poi caduto completamente nel dimenticatoio. Del grande scrittore russo esistono corrispondenze pubblicate, si fa per dire, quasi con chiunque (dalla moglie, ai figli, a personaggi più o meno noti del suo tempo).  Eppure, il carteggio tra Tolstoj (1826-1910) e la zia in secondo grado Alexandra, nata nel 1817 e morta al cadere del 1903 – principessa addetta alla corte imperiale, cui era stata affidata l’educazione di due nipotine dello zar Nicola I – avrebbe meritata una sorte diversa, anche per la curatrice d’eccezione Olga Resnevic Signorelli (1883-1973), moglie di un insigne medico italiano, amica e traduttrice dei più importanti artisti russi del suo tempo. Tutto questo prologo per sottolineare quanto sarebbe utile agli studiosi del celebre scrittore conoscerne più a fondo l’animo e le inclinazioni anche in una allure domestica, visto che proprio lui usava dire «Chi cerca la mia autobiografia, legga le lettere ad Alexandra Andrejevna, se un giorno verranno pubblicate ( e da qui si evince che i grandi del passato corrispondevano consapevoli di una futura pubblicazione ndr) Tutto ciò che è possibile esprimere con parole intorno alla propria anima, io l’ho confessato a quella donna».
Questo, a chiare lettere, aveva dichiarato Tolstoj al suo biografo e amico Pavlov Ivanovic Birijukov. E gli amici della famiglia Tolstoj raccontano, con commozione, come nell’ultimo anno della sua vita e quando Alexandra ormai non era più, egli rileggesse le copie di quelle lettere e come ripetesse spesso che nel ripensare alla sua buia lunga vita, solo il ricordo di Alexandrine gli tornava alla mente come un costante raggio di luce.
Queste lettere sono una vera delizia da ambo le parti dei corrispondenti, ora affettuose, ora burrascose per divergenze inerenti la religione, da cui trapelerebbe – leggendole controluce, in filigrana, con un po’ di malizia, persino un’infatuazione di Tolstoj per la più anziana prozia, tanto il suo animo le si apre con accorata tenerezza, scandendo anche le tappe della sua vita: matrimonio, figli nati e figli morti. Da queste lettere diario si ricava la convinzione che Alexandra scrivesse meglio del suo illustre corrispondente, con più cuore, con maggior poesia del suo più celebre pronipote.
E ci si chiede, anche, fino a che punto ne fosse al corrente la gelosissima Sofia, quella moglie onnipresente, un po’ ingombrante.
Ecco, i carteggi piacciono perché permettono di spiare dentro le pieghe più intime dei personaggi celebri che li hanno scritti. Vedasi il successo della corrispondenza Luigi Pirandello-Marta Aba; Sibilla Aleramo-Dino Campana; Friedrich Nietzsche, Lou Salomè e Paul Rée, addirittura in trio.
Ai giorni nostri, tempo delle mail, dei messaggi senza punteggiatura, dello scrivere quasi per ideogrammi, un carteggio aristocratico diventa perla rara, testimonianza di tempi in cui la finezza stilistica aveva ragione d’essere e che potrebbe riempire di comprensibile nostalgia chi ancora sa apprezzare la bellezza in tutte le sue forme.
Non è stato Dostoevskij a dire che: «La bellezza salverà il mondo?»






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