domenica 12 maggio 2019

Poesie per maggio, di diversi autori





C’era una volta un paese felice

di Vincenzo D’Alessio


C’era una volta un paese felice
dove la gente pensava al lavoro
ogni giorno benediceva, quello
che i campi donavano loro


passarono gli anni e fuori dal paese
sorsero case, fabbriche e chiese
la gente allora lasciò i campi
per guadagnare e… andare avanti


ma il sole sorge, come ogni giorno,
sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio,
e quella terra, ormai morta,
diventa schiava di altra sorte


c’era chi pianse e chi ancora aspetta
che dalle Alpi ritorni suo figlio
ma come i campi anche lui muore
in un silenzio che fa male al cuore


poco alla volta costruirono case, strade
e cemento prese il suo posto
povera terra ora è nascosta
senza speranza di vedere il sole


ma il sole sorge, come ogni giorno
sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio
e quella terra, ormai morta,
diventa schiava di altra sorte


sono scomparsi alberi e fiori, erbacce,
ortiche farfalle e colori
sempre più case sono spuntate,
povera terra dal cuore spezzato


e il bambino immagina i fiori, gli uccelli,
il bosco, i prati, i colori,
e li dipinge sopra i muri nella speranza
che sempre duri


il sole sorge, come ogni giorno,
guardando i fiori, gli uccelli,
il bosco, guardò il bambino, pensò all’amore
e in un momento di rabbia e furore


un fuoco immenso distrusse le case
e diede alla terra di nuovo la pace,
sorrise al bambino, lo prese per mano,
gli disse: uomo sarà la tua casa!


Da Nuove anime (Fara, 2019)



Dentro silenzi d'acque
[Incontro]
di Felice Serino

sul lago s'è alzata la luna
dentro silenzi d'acque
è dolce la luce
nel respiro
delle foglie una smania che dilania
abbraccia i contorni della notte



La campanella stonata
di Giovanna Giordani


C'era una volta una campanella
che aveva più di una sorella
e fra tutte nel campanile
era senz'altro la più gentile

Lei tintinnava dolcemente
rendendo  lieta tanta gente
quando l'alba piano arrivava
e quando il sole tramontava

Arrivò un giorno una bufera
che perdurò fino alla sera
e le campane infreddolite
buscaron tutte la tonsillite

Non potendo quindi suonare
se ne stavano a guardare
finchè udirono una bambina
chieder: perché non squilla campanellina?

Campanellina si commosse
quindi le prese un attacco di tosse
provocando un tin ton tan
che lo sentivano da lontan

Allor la bimba comprensiva
disse a ognuno che la udiva:
perdonatela se è stonata
campanellina è raffreddata



La moschea di Tinmel*
di Laura Vargiu


Piccolo fiore rosa
tra le montagne sbocciato,
timido bacio del cielo
su pietra e fango stampato
Solo custode
il silenzio del tempo,
da sparuti passi forestieri spezzato
e dalle voci dei bambini nel vento.


Da I cieli di Gerusalemme e altri versi vagabondi (L'ArgoLibro, 2016)

*
Tinmel è un piccolo e antico villaggio berbero situato nella catena montuosa dell’Alto Atlante, a un centinaio di chilometri a sud della città marocchina di Marrakech.




La sabbia del mio mare
di Gavino Puggioni


La sabbia del mio mare e
il vento che m'accarezza...
in un abbraccio
senza fine,
ed io ne vivo.

Da Pensieri in volo




La vecchia
di Piera Maria Chessa


Macugnaga, qualche tempo fa
Una vecchia riposa
su una sedia
poco fuori dall’uscio di una casa
avvolta dal sole.
Ricche fioriere intorno
dove i colori danzano
gareggiando tra di loro.
Ovunque i monti brillano
sotto i raggi
abbracciando colorate case
dai balconi fioriti.
Solo l’anziana non avverte
la bellezza del luogo
chiusa com’è nella sua solitudine
e in un pesante silenzio che fa male.




Lo spettacolo
di Renzo Montagnoli


Anche domani il sole sorgerà
lampi di luce infiammeranno l’oriente
fuggiranno le nebbie della notte
silenziosi si eclisseranno i sogni
compagni di tante notti.


Sono memorie in una cornice
di fantasia questi sogni
che mi lasciano in punta di piedi
ai primi chiarori del giorno nuovo.


Tutta una vita rivissuta nel buio
dal primo approccio con il mondo
ai placidi silenzi di una sera di primavera
quando sotto il portico seduto
gioisco del sublime spettacolo
del cielo che si illumina di stelle.


E mi racconto ogni notte,
mi rivedo anche per quel che sono,
con la malinconica commozione
di chi sa che il tempo è ormai passato
che gli affetti che a lungo mi hanno
accompagnato e infine lasciato
sono ormai storia al pari di quella
che un giorno sarà la mia.


Ma per ora continuo a sognare
a rivedere quel che è stato
un irripetibile spettacolo,
il mio,
solo mio.

Da Lungo il cammino




Muore il sole
di Graziella Cappelli


Muore il sole
oltre le siepi
trafitto
dai cipressi.
Vaga nell’ombra
l’Anima fragile
si adagia
sulla terra
ancora cada
attende
carezze di Luna.




Nel fondaco di via S.Gregorio Armeno
di Cristina Bove


Sotto le case di ringhiera
la porta nera della casastalla
nera come i cavalli col pennacchio
e nero il cocchio
versione funeraria della zucca
lanterne affumicate e croci d’oro
il tiro a quattro per i morti ricchi


nell’ombra una scaletta
portava all’ammezzato
_ci dormivano figli e genitori_
unica presa d’aria
una finestra cupa, a mezzaluna
ricavata nell’arco del frontone
da cui mi salutava Concettina
l’amichetta con cui si andava a scuola


scene da un mondo refrattario al sole
e chi lo visse non esiste più
ora è un mercato acceso di vetrine
insegne e bancarelle variegate
ma sul balcone al terzo piano
c’è una donna tra i fili che si sporge
e d’improvviso è l’ombra di mia nonna
che mi saluta mentre stende i panni




Panoramica
di Gianluca Ferrari


Rotari: qualche casa
tenuta insieme da un’eco
longobarda. Per noi significava
che ormai s’era arrivati.
La lagna degli ultimi tornanti
s’addolciva per un attimo
nei pressi dell’edicola sacra
alla Fiancata.
Poi Ronchi, il do di petto
della grande fontana,
la polvere di sole della bottega
del falegname, le esili fascine
accatastate, gli ancora più sottili
coppi di pietra, il piccolo
camposanto al termine
dell’ultima discesa, la chiesa,
la quercia enorme che sovrasta
la locanda nella conca erbosa!

Da Il posto del fragole (edito in proprio, 2018)




Val d’Adige
di Gabriele Oselini


a mia zia Fausta e Piero


filari di peschi
profumavano
il canto
prima che l’acqua gelida
del canale veloce
l’annegasse
in un riflesso
rosso papavero
e la sera
profumata di lavanda
ci addormentasse
sfiniti
su bianche lenzuola di canapa
in val d’Adige


Da Fiori rossi (Fara, 2018)




















7 commenti:

  1. Grazie sempre per questi bei regali che ci fai, Renzo!
    Gio

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  2. Bellissime poesie.
    É un piacere leggerle.
    Grazie, Renzo.

    Graziella

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  3. Concordo con chi mi ha preceduto, bei testi letti con piacere. Aggiungo che sono sempre molto belle le fotografie o i dipinti che accompagnano le poesie. Grazie.

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  4. Ho dimenticato di firmare...
    Piera

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  5. Grazie caro Renzo, anche per questo regalo. Un caro saluto.

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