mercoledì 16 ottobre 2019

Poesie sulla Memoria


Ognuno di noi conserva dentro di sé un tesoro prezioso, fra l’altro personalizzato, a cui ricorrere nei momenti di tristezza, quando si ha la necessità di sapere cosa è stata la nostra vita, se siamo contenti o siamo malinconici, se il giorno o la notte non passano mai, ecco allora ricorriamo alla memoria.
Le poesie che seguono hanno a che fare con questo meccanismo, anzi molto spesso chi scrive in versi fa affidamento sui suoi ricordi, li fa riemergere per se stesso e anche per gli altri.



25 aprile 1945
di Graziella Cappelli


Sono nata
nella casa
dalle tegole
rotte
e finestre
di vento.


Rifiorivano
i meli
sui campi
incrostati
di sangue.
La Liberazione
cantava
marciando
tra garrule
bandiere
e carri armati
a gremire
le piazze.


Ancora ...
piange
la terra.


Amarcord
di Michael Santhers




In autunno
le giornate piene di addii e arrivederci
c'è chi parte con famiglia allargata
chi in compagnia del lutto
L'aria affettata dal freddo
e il sole un termometro sulle facce
tra febbre residua d'estate e brividi paventati
Vibrano i rami
come a far durare breve il dramma,
alcune foglie resistono
e tra scheletri sembrano
bandiere di pirati senza bottino
Tanti colori
al trapasso del declino
spaventato dal capolinea
ove scarpe e copertoni
invano a stiparlo
I frutti fanno biglietti per le bocche
sognando per i semi il paradiso degli sputi
su ernie di terra benedetta
Giocano a scacchi sul sereno
le nuvole e si mangiano tra loro,
ingrassate fanno avance al sole
ormai sedotto da lontani calendari
Un tuono, gong ad azzerare e ripartire
e qualche ombrello a stendardo
di festosi podi e amarcord

Da 
Soste Precarie




Annina
di Giovanna Giordani


(dedicata ad A.P.)


Annina
precisina perfettina
anima buona
piumina
volante nel vento
cercava l’amore


Si fece trovare, l’amore
 e sbocciarono giorni
che sembravano lieti


 Annina non fu
 per sempre felice
(come nelle fiabe)
solo qualche momento
prima del cambiamento


Annina ora vive lassù
fra le stelle
nel luogo incantato
riservato
soltanto
alle anime belle




Barbiana
di Tiziana Monari




In un fiato di luna
il vento che spettinava i fiori di mandorlo
respirava in silenzio Barbiana
poche case disciolte in un arruffo di luce
l'odore del fieno da poco reciso
fiammelle di lucciole, sguardi di gufo, orme di lepre al calar della notte


una campana cantava le ore cadute
in quel paese dallo splendore del grano
dove c'era il profumo di menta, di mosto, del gelsomino sulla soglia di casa


e Lorenzo sognava un mondo scomposto d'azzurro
mite d'autunno, con i margini d'oro
stampava storie ai confini di stelle
coltivava dolci promesse, verdi innocenze, un soffio di vita primigenio
per bimbi odorosi di pane e basilico
che trasformavano scope in bianchi Ippogrifi
cavalcando polene in terre lontane


insegnava lettere,numeri,crome ,semicrome,memorie di vento
risplendendo in una brama di chiaro
quando mancava il riflesso del sole sul verde incantato dei prati.


Lo ricordiamo così
con la toga un poco sgualcita nel profilo incerto del giorno
il cuore che riempiva di rosso le querce
ed occhi come laghi di bruma che scioglievano l'incanto del sole.


Insieme a quel Cristo del presepe che occhieggiava da una povera culla.




C’era una volta un paese felice
di Vincenzo D’Alessio




C’era una volta un paese felice
dove la gente pensava al lavoro
ogni giorno benediceva, quello
che i campi donavano loro


passarono gli anni e fuori dal paese
sorsero case, fabbriche e chiese
la gente allora lasciò i campi
per guadagnare e… andare avanti


ma il sole sorge, come ogni giorno,
sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio,
e quella terra, ormai morta,
diventa schiava di altra sorte


c’era chi pianse e chi ancora aspetta
che dalle Alpi ritorni suo figlio
ma come i campi anche lui muore
in un silenzio che fa male al cuore


poco alla volta costruirono case, strade
e cemento prese il suo posto
povera terra ora è nascosta
senza speranza di vedere il sole


ma il sole sorge, come ogni giorno
sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio
e quella terra, ormai morta,
diventa schiava di altra sorte


sono scomparsi alberi e fiori, erbacce,
ortiche farfalle e colori
sempre più case sono spuntate,
povera terra dal cuore spezzato


e il bambino immagina i fiori, gli uccelli,
il bosco, i prati, i colori,
e li dipinge sopra i muri nella speranza
che sempre duri


il sole sorge, come ogni giorno,
guardando i fiori, gli uccelli,
il bosco, guardò il bambino, pensò all’amore
e in un momento di rabbia e furore


un fuoco immenso distrusse le case
e diede alla terra di nuovo la pace,
sorrise al bambino, lo prese per mano,
gli disse: uomo sarà la tua casa!




Da Nuove anime (Fara, 2019)




Di barconi e bastimenti
di Franca Canapini


- Sai, ben due volte sognai
le terre d’oltremare - New York mi sembra:
vicoli stretti tra muri a mattoncini
e l’emozione di trovarmi nell’altrove
di là dal mare, di fronte alla mia gente:
un’altra vita?
Però la vita che ricordo è solo una
di campi di carrubi e di miseria
di sole a picco che dissecca
di riscatti e praterie
di partenze obbligate per l’America
- Anch’ io ricordo la mia vita nera
di sabbie rosse come il sangue
serpenti e cantilene;
di casette bianche senza cibo
e di violenza;
anch’io sono partito per l’Italia:
un sogno di arance e mandarini
la speranza di cambiare il mio destino
- barconi e bastimenti naufragati
acqua salata nei polmoni –
...E ora
qui, nel fondo, al buio
ci abbracciamo desolati


Da Viaggio nella poesia (Edizioni Helicon, 2014)




Dune della memoria
di Gavino Puggioni




Là, in quelle dune
accarezzate dal mare
risacca dei miei ricordi
sentimenti come miraggi
pianure del tempo andato
distese sul mio corpo
senza lamenti


solo memoria




Da Afonie indispensabili (Thoth, 2017)




Io ricordo
di Renzo Montagnoli




Prima che l’oblio cali
sulla mia stanca mente
ricordo
di un bimbo che felice
correva nei prati
di una voglia di crescer
più in fretta
di un tempo che
non voleva passare mai.


Ricordo di una gioventù
che ora mi pare un sogno
di un’epoca ormai lontana
di cui mi giunge solo l’eco.


Ricordo l’attesa delle vacanze
ma anche il desiderio di imparare
in un continuo turbinio di speranze
la scuola e la casa, la casa e la scuola.


Una carezza di mia madre
che mai più potrò avere
la soddisfazione di mio padre
per quel figlio bravo negli studi.


Nel deserto di una vita
che nulla può più dare
m’aggrappo come un naufrago
a quella mitica età
a quel sogno che nel ricordo
si tinge di mille colori
al verde di quella giovinezza
che mai più potrà tornare.


Da La pietà




L’amore di una vita
di Piera Maria Chessa


Monti, impenetrabili monti
di panna montata
mi vengono incontro oggi
sulla strada,
niente di simile
ho visto per anni
nel corso della mia
non breve vita.


Mi accompagnò la neve
a lungo nell’infanzia
e ritorna nel tempo e nella mente
il lungo inverno
dei miei sette anni
quando un candido manto
ricoprì il mio paese
come una coltre spessa e calda
che a lungo avvolse strade
tetti e case.


Nacque forse lì
in quel tempo lontano
il mio grande amore
per la montagna,
quella stessa che oggi
dopo tanti decenni
mi regala ancora
emozioni speciali.




Magico mare
di Piero Colonna Romano


Per liete teorie d'epifanie
incanto divenisti.

Salso fragrante dall'acqua fluiva,
sabbia l'accarezzavi
e fu il tuo andar su scogli a farti spuma.

Donasti suggestioni,
per quel color turchese che par d'occhi.

Svelò il prodigio della tua magia
il correr verso il cielo confondendo
i tuoi colori a quello.

Così ritorno a te con la memoria,
per ricordare tempi
di vele che vaganti all'orizzonte
portavan dolci sogni,
svaniti com'un volo di gabbiani.




Nel fondaco di via S.Gregorio Armeno
di Cristina Bove


Sotto le case di ringhiera
la porta nera della casastalla
nera come i cavalli col pennacchio
e nero il cocchio
versione funeraria della zucca
lanterne affumicate e croci d’oro
il tiro a quattro per i morti ricchi


nell’ombra una scaletta
portava all’ammezzato
_ci dormivano figli e genitori_
unica presa d’aria
una finestra cupa, a mezzaluna
ricavata nell’arco del frontone
da cui mi salutava Concettina
l’amichetta con cui si andava a scuola


scene da un mondo refrattario al sole
e chi lo visse non esiste più
ora è un mercato acceso di vetrine
insegne e bancarelle variegate
ma sul balcone al terzo piano
c’è una donna tra i fili che si sporge
e d’improvviso è l’ombra di mia nonna
che mi saluta mentre stende i panni




 Orgosolo
di Sergio Menghi




Tra i massi della Barbagia
Circondato da valli selvagge e profumate
Al ridosso del monte che domina la valle della Luna,
quasi un fantasma che incute paura,
spunta Orgosolo, paese solitario e vivo
nel cuore della Sardegna.


La rabbia espressa nei murales
Gli sguardi agghiaccianti dei suoi fieri abitanti
Accolgono il nostro arrivo
E all’improvviso sfila, tra i veli neri delle donne
Tutte uguali ed eleganti
Ed i singhiozzi soffocati, strazianti dei giovani parenti,


un solenne funerale
dell’ultimo condannato dalla giustizia locale.


Intanto, nella via accanto
Si vedono i paramenti di una cerimonia nuziale
E sulla piazza del Municipio
Crivellato di colpi di arma da fuoco
L’altoparlante annuncia in dialetto stretto incomprensibile
La corsa dei cavalli serale.


Poco prima del tramonto di fuoco,
sulla piazza antistante il cimitero
si vedono affluire i cavalieri.


Ragazzi ed uomini impettiti
Stabili in sella ai focosi destrieri
Domare, con abili mosse, dei cavalli ciascuna impennata.
Poi la corsa, appaiata, sfrenata,
ritmata dal suon degli zoccoli sull’asfalto infuocato.


Così si conclude un giorno di festa
Per gli abitanti del paese più isolato del mondo
Con centinaia di case senza finestre
Come bocche spalancate, assetate di progresso.


A noi rari visitatori
Rimane impresso il ricordo
Dei saldi ed arcaici valori
Su cui si fonda quella esistenza sociale
Piena di orgoglio e di ‘balentia’.




Puzzano di soffritto
di Salvatore Armando Santoro

Puzzano di soffritto
le strade della mia giovinezza,
e di stantio
i locali umidi dove feci all'amore.

Non m'accorgevo allora dei cattivi odori
tutto sembrava primavera
come le margherite e i fiori
che crescevano all'angolo di strade imbrecciate
prive di marciapiedi e catrame.

Non puzzavano di petrolio
le strade bianche del mio tempo,
ma di soffritto,
quello lo ricordo,
vedevo il fumo fuor d'ogni negozio,
si faceva la fila il giovedì dal bottegaio
che vendeva il vino annacquato.

Don Vincenzo, sedeva la sera sotto il muretto,
e mio padre glielo diceva che il vino era annacquato:
“Se voglio acqua vado alla fontana,
e non pago per vino”.
Si risentiva Don Vincenzo
ma lui sapeva che imbrogliava,
doveva costruire un appartamento alla figlia,
ma la prigione l'ha evitata.

Puzzava di soffritto
la strada della mia giovinezza
ma io ricordo solo il profumo di un fior d'angelo
in un vaso di legno
che inghirlandava la vecchia scala
della casa che non è più mia.




Ronchi
di Gianluca Ferrari




La grande fontana sbilenca
scrosciava monti tutt’intorno
a case spesse, ombrose
dentro come i boschi
appena oltre le soglie.
Un rivolo ripido
di scale in pietra tagliava
fuori le tue quattro mura
e la congrega delle donne
anziane sedute al bordo
della sola strada, ramarri
incapricciati al sole.
Per quelle scale porte
di legno verde, dagli anelli
rugginosi: porte di gnomi
ciuffi d’ortica, soprassalti
d’api sfiorate nelle corse
ardite ed il velluto viola
dei lamponi che ingigantiva
ad incantesimi svegliati
dalle nostre stesse voci.


Da Il posto del fragole (edito in proprio, 2018)




Val d’Adige
di Gabriele Oselini


a mia zia Fausta e Piero


filari di peschi
profumavano
il canto
prima che l’acqua gelida
del canale veloce
l’annegasse
in un riflesso
rosso papavero
e la sera
profumata di lavanda
ci addormentasse
sfiniti
su bianche lenzuola di canapa
in val d’Adige




Da Fiori rossi (Fara, 2018)













































5 commenti:

  1. Bella raccolta, questa dei ricordi che popolano la nostra memoria. Bella idea Renzo, le singole poesie acquistano, nell'insieme, maggiore comprensione, emozione, valore comunicativo. Bravo, da parte mia ti consiglio di continuare così.

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  2. Una lettura che mi appaga sempre, Renzo, quando vengo sul tuo blog. Testi e stili diversi, così come le immagini, i sentimenti e le atmosfere che li rendono vivi, alcune poesie emozionano maggiormente, altre spingono alla riflessione, ma tutte regalano qualcosa e lasciano un segno.
    Grazie sempre.
    Piera








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  3. Lette tutte con grande piacere, scampoli di vita tradotti in parole significative...
    Grazie, Renzo!
    Gio

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  4. Bellissime tutte. Mi sono molto commossa.
    Grazie, di cuore Renzo.
    Un saluto
    Graziella

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  5. Una raccolta monotematica! Che bella idea! Voci diverse ma tutte evocative. Lettura davvero appagante. Grazie

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