di Mario Luzi
M'accoglie la tua vecchia, grigia casa
steso supino sopra un letto angusto,
forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto,
conto le ore lentissime a passare,
più lente per le nuvole che solcano
queste notti d'agosto in terre avare.
Uno che torna a notte alta dai campi
scambia un cenno a fatica con i simili,
infila l'erta, il vicolo, scompare
dietro la porta del tugurio. L'afa
dello scirocco agita i riposi,
fa smaniare gli infermi ed i reclusi.
Non dormo, seguo il passo del nottambulo
sia demente sia giovane tarato
mentre risuona sopra pietre e ciottoli;
lascio e prendo il mio carico servile
e scendo, scendo più che già non sia
profondo in questo tempo, in questo popolo.
Acqua alpina
di Antonia Pozzi
Gioia
di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo
nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia
d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le
viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il
morso dei ghiacci.
Era color del mare
di Camillo Sbarbaro
Era color del mare e dell'estate
la strada fra le case e i muri d'orto
dove la prima volta ti cercai.
All'incredulo sguardo ti staccasti
un po' incerta dall'altro marciapiede.
Nemmeno mi guardasti. Mi stringesti,
con la forza di chi s'attacca, il polso.
A fianco procedemmo un tratto zitti.
Una macchina adesso mi portava,
procella appena dominata, verso
il luogo di quel primo appuntamento.
Già la svolta il mio cuore riconosce
e, raffica, la macchina imbocca,
ed ecco tu ti stacchi
un po' incerta dall'altro marciapiede.
(Non era che un crudele immaginare:
paralitico tenta con quest'ansia
la parte, se già il male guadagni).
Il tempo di pensarti; ma nell'attimo
che dolcissima spina mi trafisse!
Acuta come questa non mi desti
altra gioia, non mi potevi dare.
T'amavo. Amavo. Anche per me nel mondo
c'era qualcuno.
O strada tra le case, benedetta,
dove la prima volta nella vita
pietà d'altri che me mi strinse il cuore.
Estate in città
di Lionello Fiumi
Afa.
Inerzia. Penzolano roventi
le tende di tela grigia
dei
caffè, dove le tazze
si colmano di bibite diacce
febbrili
di spume,
e la bramosia rossa delle facce
si curva rapida
su quelle gocce d'inverno
sperdute
in mezzo all'arido
furore dell'estate.
E fuori, implacabile,
la
brutalità bianchissima della luce
che strozza le pupille.
E
fuori, ad uscire dall'ombra,
tutta la piazza enorme
come
schiaffo di luce.
Estiva
di Vincenzo Cardarelli
Distesa
estate,
stagione dei densi climi
dei grandi
mattini
dell'albe senza rumore
ci si risveglia come in un
acquario
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno
dolente
d'oscuramenti e di crisi,
felicità degli
spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio
cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo
trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi
enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la
luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e
sembri mettere a volte
nell'ordine che procede
qualche
cadenza dell'indugio eterno.
Fine d'estate
di Attilio Bertolucci
Come
agosto finisce, la mattina
dopo una notte di pioggia si
sente
(il cielo è più profondo ) che l'autunno
sta per
venire; ci si guarda intorno
e non si sa che fare: tutto
è
fresco, rinnovato da uno smalto
malinconico di
perplessità!
Allora si gironzola, si sta zitti,
sappiamo
che c'è tempo, ma che pure
l'anno dovrà morire, ed il
bel cielo,
il verde verniciato delle piante,
il rosso delle
ruote ad asciugare,
l'incudine che suona di lontano,
lento
cuore del giorno, tutto parla
d'una partenza prossima, un
addio.
La memoria è una strada che si perde
e si ritrova
dopo un'ansia breve,
tranquilla: già nel sole di
settembre
scottante sulla schiena è un'altra estate,
che
le vespe ronzando sulle ceste
dell'uva bianca indorano, e si
mischia
al loro volo il rumore nascosto
e perenne del grano
che ventila
un vecchio attento e polveroso.
di Giovanni Pascoli
E
nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d'arduo
dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò,
rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e
poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì.
Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto di una culla.
La processione
di Rocco Scotellaro
La
processione è cominciata
già nella notte.
Vedo la fila
dei mietitori
toccano la stella
l'unica rimasta
in
cima alla strada tortuosa.
Nel mio viottolo budello
i ferri
dei muli sulle selci
suonano mattutino.
di Eugenio Montale
Meriggiare
pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare
tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle
crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse
formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo
di minuscole biche.
Osservare
tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di
mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi
picchi.
E
andando nel sole che abbaglia
sentire con triste
meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in
questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di
bottiglia.
Paesetto di riviera
di Alfonso Gatto
La
sera amorosa
ha raccolto le logge
per farle
salpare
le case tranquille
sognanti la
rosa
vaghezza dei poggi
discendono al mare
in
isole, in ville
accanto alle chiese.
di Giovanni Titta Rosa
La
sera sull'ombre crescenti
delle ingiallite pioppaie
portò
un respiro di venti
gli acri romori dell'aie.
Prostrati dall'afa, odorando
l'aria, i bovi assonnati
s'alzarono
grevi, mugliando,
in cerca d'erbe, pe' prati.
Rigò un fischio l'aria e poi
una voce s'udì da un poggio
e
sotto il tramonto roggio
eran tozze statue i buoi.
Rotear
di rondini, stridi
lunghi sull'aie, fumare
di camini
sull'annottare,
trafelati ritorni ai nidi.
Finché
rintoccò una campana
e un guizzo di lampo dal monte
nero
colorò l'orizzonte
e la cenere della piana.
Su
arbusti e pietre, tinnendo,
gocce caddero, tiepide, rare,
si
fermò l'aria, le strade
stavan prone, attendendo.
Ma
la notte ritrasse la scura
nuvola negli spazi lontani
e i
venti, aridi cani,
ridiscesero nella pianura.
Trebbiatura
di Enrico Panzacchi
Meriggio.
La macchina trebbia
ansando con rombo profondo.
Il grano,
rigagnolo biondo,
già scorre. Nell'aria è una nebbia
sottile.
Sogguarda per l'aia
il nonno, con faccia rubizza.
Nell'aria
una rondine guizza
radendo la bassa grondaia.
E intanto,
che ressa sul ponte
tra i mucchi di spighe e di paglia,
col
sole che gli occhi abbarbaglia,
col sole che affuoca ogni
fronte!
Le donne di rosse pezzuole
avvolgono le trecce
sudanti.
Non s'odon né risa né canti.
Ma il nonno: «Su
allegre, figliuole! ».
Bellissime tutte. Alcune non le leggevo da tempo. E' stato un piacere. Poeti che ci hanno accompagnato negli studi, altri che abbiamo approfondito da adulti. Veramente delle belle proposte! Scelte con cura anche le immagini che accompagnano i testi.
RispondiEliminaGrazie, Renzo. Buone vacanze a te e ai tuoi.
Piera
Una più bella dell'altra! Mi fa sentire particolarmente in sintonia Antonia Pozzi. Grazie Renzo, buona estate!!
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