Eppure il Natale è vicino
di Piera Maria Chessa
Si
avvicina il Natale,
possiamo noi guardarci
senza provare
dolore
nel vedere le fotografie
di adulti e bambini al
confine
tra due Paesi stranieri,
in balìa della sete e la
fame
mentre affrontano la paura
di un rigido inverno
in
un luogo inospitale?
Tutti tacciono, nessuno vede,
ma osservano e parlano
gli occhi
spaventati dei bambini,
parla il loro pianto.
Chiedono
acqua, cibo, coperte,
e poi il dono più grande:
un luogo
accogliente e sicuro.
Solo il filo spinato intorno a loro,
nessuna comprensione,
lo
spesso muro dell’indifferenza,
lo sguardo lontano e crudele
di
chi non vuole sapere.
Eppure,
il Natale è vicino.
Mi piace immaginare
quel giorno
lontano
in cui nacque un bambino
in una capanna scaldata
soltanto
dal fiato di un asino e un bue.
Il vero Natale
di Giovanna Giordani
Puntuale
arriverà il giorno
di Natale
Impazziranno le luci
sull’oscurità
dei dolori del mondo
Le campane rinnoveranno
l’invito
a osannare il bambino divino
nella capanna
I poveri
i miti
e i puri di cuore
sanno già che per loro
il vero Natale
non durerà solo un giorno
Inverno di paese
di Maria Pina Ciancio
Noi che abbiamo corso e riso
con le ginocchia sbucciate a sangue
che ci siamo perduti e ritrovati
che abbiamo amato e soffocato il pianto
sulla calce scrostata e calda
Abbiamo il fiato e l’ombra corta oggi
tra i silenziosi vicoli e le piazze
in cui la storia
quella raccontata e quella dei ricordi
si impasta con la vita e lievita
nei silenzi aspirati delle case
di consuete abitudini, di parole lente
di sorrisi in attesa, di sguardi sognati
a tratti ancora convalescenti
Da Storie minime (Fara, 2009)
Mi manca il Natale
di Renzo Montagnoli
Mi mancano gli zampognari
agli angoli delle strade
i loro suoni echeggianti
un mondo antico di greggi belanti
di stazzi con un tetto di stelle
una vita ferma per millenni
passi che lenti si susseguono
verso una lontana capanna.
Mi mancano i fiocchi di neve
che dipingevano un paesaggio nuovo
che davano un’impronta di fiaba
per un bianco Natale.
E mi mancano mamma e papà
che rivedo con gli occhi di bimbo
raccolti intorno al desco
una famiglia che ormai non c’è più.
Mi manca tanto il Natale
della mia gioventù gli occhi stupiti
di fronte al presepe a rinnovare
un sogno che non tornerà mai più.
Nascita
di Daniela Raimondi
Sposa di un vecchio.
Sposa bambina.
Madre di Dio.
Il figlio scendeva,
solcava un cammino nella mia carne.
Sentivo le ossa incrinarsi, i nervi tesi,
la mia voce chiedeva pietà.
Il mio corpo aveva cessato di appartenermi.
Ubbidiva a mio figlio,
al suo incedere verso la vita.
Con me solo il fiato del bue e il ragliare dell’asina.
Un ultimo, lunghissimo grido.
Prima la testa, poi, come un pesce,
il bambino uscì dal mio corpo.
Nacque muto,
bagnato di umori e di sangue.
Mio figlio.
Mia carne.
Un corpo minuto
germinato da un corpo di donna,
un essere nuovo, perfetto,
coniato nel buio,
bagnato dalle mie acque.
Tagliai ciò che ancora ci univa con un pugnale.
Strofinai la sua carne con lavanda e col sale,
infine lo avvolsi in una coperta.
Lo fissavo, colma di meraviglia, incredula,
scordata ogni doglia.
Adoravo il suo viso, i capelli,
i piccoli pugni.
Non aveva i miei occhi, e non aveva i suoi,
ma il latte sgorgò tiepido e denso.
Portai la sua bocca al capezzolo bruno,
quietai la sua fame.
E in quel momento lui non fu più il Salvatore
ma solo un bambino
ed io,
io fui solo una madre.
Io sazia d’amore. Lui sazio di me.
Io madre, lui figlio.
E in quell’attimo anche Dio attese nell’ombra.
Attese in silenzio, lasciandoci soli.
Da Maria di Nazareth (Puntoacapo, 2015)
Natale
di Mariangela De Togni
Anche il cuore si arrende
al tuo silenzio
nel profondo del chiostro
solitario.
Un freddo di cristallo
oggi scintilla sulle foglie
irrigidite dalla brina.
E v’è una luce inconsueta
in questa aurora bianca
di Natale.
Sull’orlo della fontana
il sole sprofonda
pallido, e sui rami
dei pioppi
merletti d’argento inquieti
nel vento
tintinnano suscitando
pensieri che sanno
di attesa.
O Mistero di un Dio
che si fa creatura
per amore dell’umanità.
Nella trasparenza dell’aria
un sottile cerchio di luna
diffonde una chiarità
quasi trasognata.
E il suo Amore
a cercare le tracce
dei nostri passi: nebbia,
fiume, anonima palma,
vortice che si quieta
soltanto nella pace
della sua misericordia.
Natale al mare
di Patrizia Fazzi
E’ un natale strano, questo,
al mare: grigiastra l’acqua,
senza bagliori il cielo,
ma al fondo, quanto azzurro nascosto...
Eppure si addice a quest’ora sospesa,
a questo amore che non vuole spegnersi,
in un’intermittenza di luci tra noi,
come un albero di Natale
carico di promesse e di doni
che non sappiamo aprire.
Ancora e sempre le onde si infrangono,
lievi e forti, sfidando la terra
ad un abbraccio, invocato e invincibile.
Cenere bellissima
è la spiaggia deserta:
granelli come di vita,
da camminarci sopra
a piedi nudi,
cercando radici,
respirando il salmastro,
fissando l’unica barca avventurosa
e il gabbiano che sfiora,
con un affondo libero,
il profilo del porto.
Da Dal fondo dei fati (Edizioni del Leone, 2005)
Non sa di pace l’aurora
di Donatella Nardin
Non sa di pace l’aurora
sepolta scalza nell’acqua.
Non più devoti al creato, manca
la grazia alla cometa,
all’albero in rosso - vestito
d’oro e d’argento - lo sfolgorio.
E noi non riusciremo a celebrare
la luce, troppi i cuori sparati
da inganni, guerre e brutture,
troppa l’indifferenza di un cielo
che cela chiudendosi
allo stupore degli occhi.
Ma tu scendi ugualmente tra noi
Bimbo divino a significare,
a rimarginare, a ingentilire
il trafitto.
Da quell’altrove senza luogo
né tempo - in comunione
perenne e prodigio - scendi
ugualmente Gesù Bambino
a sconfiggere il nulla, l’umana
malvagità.
Notte di Natale
di Giovanni Pascoli
Si vegliava sui monti. Erano pochi
pastori che vegliavano sui
monti
di Giuda. Quasi spenti erano i fuochi.
Ognuno
guardava i cieli, come stanco
stanco nel cuore; ognuno avea
vicino
il dolce uguale ruminar del branco.
E
un canto invase allora i cieli: Pace
sopra la terra! E i fuochi
quasi spenti
arsero, e desta scintillò la brace.
come per
improvvisa ala di venti
silenziosi, e si sentì nei cieli
come
il soffio di due grandi battenti.
Erano
in alto nubi, pari a steli
di giglio, sopra Betlehem: già
pronti
erano, in piedi, attoniti ed aneli,
i pastori.
E
un angelo era, con le braccia stese,
tra loro, come un’alta
esile croce,
bianca; e diceva – Gioia con voi! Scese
Dio
sulla terra. Ed a ciascuno il cuore
sobbalzò verso il bianco
angelo, e prese
via per vedere il Grande che non muore.
Mossero,
e Betlehemm, sotto l’osanna
de’ cieli ed il fiorir
dell’infinito
dormiva. E videro, ecco, una capanna.
Ed
ai pastori l’accennò col dito
un angelo: una stalla umida e
nera,
donde gemeva un filo di vagito.
Grazie, Renzo, Buon Natale a te, lettrici e lettori.
RispondiEliminaSempre coinvolgenti e suggestive le tue proposte di fine anno, Renzo, poesie che ci accompagnano con garbo verso il Natale.
RispondiEliminaGrazie. Buone Festività a te e ai tuoi.
Piera