La
finestra dei Rouet - Georges
Simenon – Adelphi – Pagg. 168 – ISBN 9788845923975 –
euro 18,00
Amaro,
troppo amaro
Una
visione della vita sorretta da una certa predestinazione,
un’esistenza fra le tante inutile e insensata, a corollario un
intero universo emotivo che , sapientemente imbastito nei tempi
dilatati della fanciullezza, si lacera nel tempo incompiuto di
un’esistenza mai vissuta. Nique, povera Nique, così ti chiamano
ancora i tuoi parenti lontani che a stento ti rintracciano a Parigi
per annunciarti la morte di una zia. Dominique, sola, povera e
bramosa di vita. Educata a stare da una parte, mesta e silenziosa,
dopo la morte del padre che ha accudito per puro del senso del
dovere, si ritrova schiacciata da un futuro senza alcuna prospettiva.
È costretta ad elemosinare la permanenza nella casa che un tempo era
sua e ad affittarne degli ambienti per poter sopravvivere. Entra in
casa, una stanza separata da un salotto che funge da cerniera con il
suo piccolo vano, una coppia di sposini, esuberanti, vitali,
chiassosi e molto attivi sessualmente. L’udito si affina, la vista
cerca validi pertugi, la mente rivaluta il proprio corpo maturo ma
mai sfiorito, l’amore: una vana speranza soffiata da un destino
crudele. Dominique si protende dunque verso la vita degli altri e la
spia dalla finestra, in questo caso è un video senza il sonoro ma
lei, in questo cinema muto, coglie tutti i particolari delle
esistenze che si ritrova a spiare. Una coppia di anziani coniugi e la
loro cameriera al piano di sopra, un piano più sotto il loro figlio
malato e una nuora mai apprezzata. Proprio lei, Antoniette, diviene
la sua ossessione: ha lasciato morire il marito non intervenendo a
somministrargli il medicinale che avrebbe potuto ancora una volta
salvarlo. È ora libera e vive ma Dominique che ha visto tutto la
controlla, la spia, la pedina , la provoca, la invidia …
Il
romanzo scorre veloce e inesorabile come la vita lasciando una
sensazione di cupo pessimismo, a nulla valgono illusioni, speranze,
lo strare cheti in un angolino a guardare o il vivere spasmodicamente
alla ricerca di una durevole felicità, voraci di vita, ebbri di
clamori, zeppi di denari se infine tutto si riduce a una desolata
solitudine, quella insita nella stessa esistenza.
Amaro,
troppo amaro.
Siti
Sì, scaturisce dal tutto un profondo senso di amarezza e inutilità perchè, come dice Siti, "tutto si riduce a una desolata solitudine, quella insita nella stessa esistenza".E' terribile questa concezione della vita, sembra non esserci nessuna speranza di cambiamento.
RispondiEliminaMolto interessante la recensione.
Piera
Grazie Piera.
RispondiEliminaLaura
Grazie a te, mi fa piacere conoscere il tuo nome. Buona serata.
RispondiEliminaPiera
Grazie Piera, sono sarda come te. Ho commentato la tua poesia su S'Archittu, dovresti da lì dedurre di dove sono. Ciao.
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