di
Renzo Montagnoli
Parlare
del Tempio cristiano più famoso non è semplice, perché non si può
liquidare il tutto in poche righe, né limitarsi a invitare a
visitarlo può far comprendere il suo valore storico, artistico e
spirituale. Nondimeno, è mia intenzione descrivere questa
meraviglia, partendo dall’aspetto storico, che è laborioso, per
arrivare a quello artistico, altrettanto complesso; per l’aspetto
spirituale non ci possono essere parole, l’unica possibilità, per
comprendere, è di andare in loco, di entrare per una visita,
raccogliendosi in un angolo e cercando di astrarsi dai suoni e dalle
voci delle migliaia di pellegrini sempre presenti.
La
Storia
La
Basilica di San Pietro, venerata per la presenza del sepolcro di San
Pietro, a decorrere dall’anno 1377 diventa la residenza ufficiale
del Pontefice, in precedenza fissata al Laterano. Ma le origini sono
di molto antecedenti, perché nella seconda metà del II secolo venne
edificata un’edicola sulla tomba dell’Apostolo, in una sepoltura
piuttosto ricca, nei pressi del luogo dove avvenne il martirio.
Davanti al sepolcro fu istituita un’area di rispetto di cinque
metri per sette, delimitata da un muro dipinto di rosso, su cui i
pellegrini presero l’abitudine di di tracciare delle incisioni a
ricordo della loro visita, il che dimostra che la categoria dei
“graffitari” era attiva anche nell’antichità. Una piccolissima
colonna del monumento funebre e una parte dello stesso sono ancora
visibili in un vano della basilica chiamato Confessio,
sotto il grandioso ciborio del Bernini. Fu l’imperatore Costantino
a proporre al papa Silvestro I di erigere lì una grandiosa basilica
che racchiudesse il sepolcro dell’Apostolo Pietro, opera che da
subito presentò notevoli difficoltà, perché avrebbe dovuto sorgere
su un’altura, la cui cima doveva essere preliminarmente livellata,
con lavori di sterro che sarebbero notevoli anche oggi che disponiamo
di scavatrici e di ruspe meccaniche, immaginiamoci all’epoca in cui
si faceva conto solo sul lavoro manuale. Si procedette così fra il
319 e il 324 al livellamento, da cui derivò un piano di 290 metri
per 90, su cui furono gettate le fondamenta della basilica, che era
già a buon punto alla morte di Costantino (337), e di cui tuttavia
oggi resta ben poco. Per quanto ci è dato di sapere (incisioni e
descrizioni antecedenti la ricostruzione rinascimentale) si trattava
di un’opera imponente, adeguatamente dotata di arredi e di finiture
di prestigio. Successivamente numerosi pontefici apportarono
modifiche e ampliamenti, senza porre mano a una manutenzione oculata
ed efficace, così che piano piano il naturale degrado si accentuò a
tal punto da rendere precarie le condizioni della basilica, a tal
punto dal consigliarne la ricostruzione. Fu sotto Papa Niccolò V
(1447 – 1455) che venne deciso l’intervento. I lavori iniziarono
nel 1450, ma la morte del pontefice li interruppe per circa mezzo
secolo, fino a quando al soglio pontificio salì Giulio II, che si
disinteressò dei progetti precedenti per arrivare a edificare un
tempio gigantesco, il più grande della cristianità. Si aggiudicò i
lavori Donato Bramante, arrivato a Roma da alcuni anni, provenendo da
Milano. Il suo progetto aveva convinto il Papa, il denaro necessario
sarebbe stato raccolto grazie alle indulgenze, non restava altro che
dare avvio ai lavori, che prevedevano una prima fase di pressoché
totale abbattimento della precedente basilica. La morte del papa
avvenuta nel 1513, e poi del Bramante (1514) rallentarono
notevolmente l’esecuzione; al precedente architetto subentrarono
altri artisti di notevole valore, quali Raffaello Sanzio e Antonio da
San Gallo Il Giovane, ma impedimenti vari ritardarono i lavori, fino
a quando poi questi cessarono del tutto e ciò avvenne in occasione
del Sacco di Roma del 1527. Solo nel 1530, sotto il pontificato di
Paolo III, venne ripresa l’esecuzione dell’opera, ma le
disavventure non erano finite, perché nel 1546 venne a morire anche
Antonio da San Gallo, a cui subentrò Michelangelo Buonarroti, che
nel solco della tradizione di chi lo aveva preceduto pensò pure lui
di apportare modifiche all’originario progetto, allungando così
ulteriormente i tempi di realizzazione. Alla morte di Michelangelo
(1564) la Basilica era ben lungi dall’essere completata; gli
subentrò Giacomo Della Porta, anche lui con idee del tutto personali
sull’opera; si arrivò così, dopo una serie che pareva infinita di
pontefici e di architetti al completamento della Basilica, che fu
solennemente consacrata da papa Urbano VIII il 18 novembre 1626.
Occorse quindi un bel po’ di tempo fra inizio (1450) e fine (1626)
lavori, ma lo scopo dell’opera, la sua grandiosità possono
benissimo giustificare questo lungo periodo e quando si parla di
grandezza, al fine di comprendere che non si tratta di esagerazione,
fornisco di seguito alcuni dati: la basilica si estende per 21477 mq,
il suo perimetro esterno è di 1.778 metri; è lunga 186,35 metri con
una larghezza al transetto di 46 metri; la cupola è alta 132,5
metri; vi sono 44 altari e ben 778 colonne. Come è possibile notare,
sono numeri da capogiro e tanto per fare dei paragoni relativi alla
sola lunghezza il Duomo di Firenze misura m. 149,28 e quello di
Milano m. 134,94; San Pietro supera perfino la Basilica di San Paolo
a Londra e che misura m. 158,10.
L’Arte
L’aspetto
artistico può essere compreso solo grazie alla visita del monumento
e nel nostro caso sono riportate le impressioni dell’autore
dell’articolo in occasione di una sua breve gita turistica a Roma,
avvenuta alcuni anni fa, e che ha avuto come meta principale la
Basilica di San Pietro
L’esterno
è grandioso, anche se non è in grado di offrire la sensazione di
trovarsi nell’infinito e che si prova solo all’interno.
Piazza
San Pietro ha come sfondo il grande sagrato con la facciata e la
cupola della basilica, mentre ai lati si nota il doppio emiciclo del
Bernini, che ha una funzione artistica laddove raccorda meglio la
chiesa al tessuto urbano, e spirituale qualora lo si consideri come
le braccia della Chiesa protese verso i fedeli per accoglierli nel
suo grembo. Al centro della piazza svetta l’obelisco Vaticano, che
arrivò a Roma, portato da Caligola e proveniente dal foro di
Alessandria d’Egitto.
Per
accedere all’interno ci sono cinque porte che sono, procedendo da
sinistra a destra: una all’estremità realizzata da Giacomo Manzù
nel 1964, detta Porta della Morte, perché è da essa che escono i
cortei funebri dei pontefici; la porta del Bene e del Male, una
realizzazione di Luciano Minguzzi; la Porta Centrale, detta anche
Porta del Filarete, in quanto costruita da Antonio Averulino,
chiamato appunto Il Filarete; la Porta dei Sacramenti, realizzata da
Venanzo Crocetti; la Porta Santa, realizzata da Vico Consorti, che
viene aperta e chiusa dal Pontefice in occasione dell’anno del
Giubileo (da notare che una Porta Santa è presente nelle altre
basiliche maggiori capitoline, vale a dire San Giovanni in Laterano,
Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le mura).
Il
notevole spazio interno è articolato in tre navate in forza di
corposi pilastri; quella centrale è lunga ben 90 metri, larga 26
metri e alta 45 metri. Di pregio rilevantissimo sono i marmi della
pavimentazione e fino ai punti di congiunzione con il transetto vi
sono numerose statue di Santi, ricavate nelle nicchie dei pilastri
che si trovano sulla destra dall’ingresso. La navata di destra è
giustamente famosa perché nella prima cappella si trova la celebre
Pietà di Michelangelo, intorno alla quale vi è sempre una ressa di
turisti; seguono altre opere d’arte di cui nulla riporto per
esigenze di spazio, limitandomi a segnalare solo ciò che ritengo
della massima considerazione. Ed è per questo che passo già alla
navata di sinistra, dove si trova lo stupendo Monumento agli Stuart,
opera di Antonio Canova.
Sotto
la cupola c’è il grande Baldacchino di San Pietro, opera di Gian
Lorenzo Bernini, realizzata fra il 1624 e il 1633; realizzato con il
bronzo prelevato dal Pantheon, è alto quasi 30 metri ed è sorretto
da quattro colonne; al di sotto c’è l’altare papale.
Il
transetto settentrionale venne costruito su progetto di Michelangelo
Buonarroti.
Infine
l’ambulacro, cioè quello spazio che circonda i quattro pilastri su
cui poggia la cupola; lì è tutto un fiorire di altari, di nicchie,
di monumenti funebri, fra i quali celeberrimo quello di papa
Alessandro VII, una prodigiosa realizzazione del Bernini, e l’analogo
di Pio VII, di pregevolissima fattura e che porta la firma dello
scultore danese Bertel Thorvaldsen.
Per
essere completa la visita deve ricomprendere la sagrestia, anche se è
un edificio esterno alla Basilica, ma comunicante con la stessa, e le
Grotte Vaticane, cioè lo spazio ricavato nel dislivello fra la nuova
e la vecchia basilica, usate da molti pontefici come luogo di
sepoltura.
Alcune
notizie utili per la visita
L’accesso
alla Basilica di San Pietro è gratuito ed è consentito a persone
con abbigliamento decoroso e consono al luogo sacro; gli orari nel
periodo invernale (1 ottobre – 31 marzo) sono le 7,00 per
l’apertura e le 18,30 per la chiusura, mentre nel periodo estivo
(dall’1 aprile al 30 settembre) sono, rispettivamente, le 7,00 e le
19,00. A pagamento invece è la salita alla cupola, che ha pure orari
diversi, e cioè quello invernale con apertura alle 7,30 e chiusura
alle 17,00 e quello estivo con apertura sempre alle 7,30, ma con
chiusura alle 18,00 ( Costo
del Biglietto: -
Ascensore fino al livello terrazzo e si prosegue a piedi (320
gradini) Biglietto
€ 10.00;-
Salita a piedi 551 gradini Biglietto
€ 8.00; riduzioni
per scuole sono possibili presentando alla cassa una attestazione
dell’Istituto con l’elenco dei partecipanti.
Biglietto ridotto € 5.00).
Biglietto ridotto € 5.00).
Le
foto a corredo dell’articolo, rappresentanti l’esterno e
l’interno della basilica, sono state reperite su diversi siti
Internet.
Bellissima presentazione, Renzo, chiara e approfondita. Ho visitato la Basilica, diversi anni fa, sono sensazioni indimenticabili, ti senti persa, piccola piccola. E' di una bellezza unica.
RispondiEliminaGrazie.
Piera