La
pineta
di
Donatella Nardin
Ci
chiama il clamore contorto dei pini,
rosso
vibrante talvolta, è un atto
di
devozione non verso ciò che si è
ma
verso ciò che si vorrebbe essere
ruscella
l’anima nell’abbandono
e
siamo là dentro, nel gorgo
di
una strana dolcezza,
spinta
fuori dai rami come la crescita
disordinata
del verde e nemmeno
un
lembo di blu ad ombreggiare
le
bianche caviglie dei tronchi.
Rifulge
invece nella baldanza – come
un
punto di sutura tra noi e il nulla –
l’alta
visione che mare sembra
a
narici colme di stelle e d’ignoto
ora
che incombe tra gli alberi
la
lucida sera
sì
è una trepida sera l’incantata
verticalità
di un’attesa.
Da Terre
d’acqua (Fara, 2017)
Versi che toccano in profondità, quanta armonia!
RispondiElimina"è un atto
di devozione non verso ciò che si è
ma verso ciò che si vorrebbe essere". Che belli!
Piera