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Al Dio Morente
di Renzo Montagnoli
Hai
sempre accarezzato queste rive,
hai
dissetato i campi riarsi dal sole,
sei
stato un amico fedele,
a
volte adirato e minaccioso
hai
sciolto le briglie delle tue acque,
hai
sommerso un mondo
che
non ti aveva portato rispetto.
Venivo
la sera a gioire sulle sponde
il
flusso ininterrotto del tuo respiro,
calmo,
silente, dolcemente carezzevole.
Mi
specchiavo e dietro la mia immagine
c’eri
tu, rassicurante, padre sereno,
amorevole
con questi poveri figli
che
da te ricevon la vita.
E
le ninfe, tue ancelle fedeli,
levavano
il canto alla luna
per
la tua gloria e il tuo sonno notturno.
Scivolavi,
allora, nel letto d’argilla,
riposavi
le ore del buio,
ti
assopivi insieme a noi.
Da
domani questo non sarà più
e
un unico Dio prenderà il posto
di
tante divinità che i nuovi sacerdoti
definiscono
false e superbe.
Uno
solo a cui parlare,
ma
non vedere,
lui
che ha occhi per tutti,
ma
che non conosciamo.
Non
come te, Dio del fiume,
che
hai cullato i giorni di tutta la mia vita
e
che fra poco morirai,
in
una siccità dell’animo
senza
lacrime e senza dolore,
tranne
il ricordo che mi accompagnerà
per
il resto dei giorni,
invano
soffocato da una nuova divinità
che
è tutto e niente,
un’immagine
vuota
di
cui non udirò il respiro,
né
potrò toccare.
Al
volger dell’alba
questo
fiume non sarà che acqua,
queste
rive non saran che fanghiglia.
Nel
sogno che svanisce,
l’incerta
luce del giorno
mi
accompagnerà al nuovo
nel
rimpianto della certezza del passato.
Da Canti celtici – Il Foglio 2007
La colonna sonora, di
Vangelis:
Mamma mia, che bella!!! Immagini stupende, ma il contenuto è veramente al top.
RispondiEliminaAgnese Addari
Non sono un amante della poesia, mi interessa di più la narrativa; ciò non toglie che legga di tanto in tanto qualche poesia, purché bella. E questa lo è, sospesa in un tempo passato e indefinito, merita più di una riflessione, poiché il tema è uno di quelli che attraggono ogni uomo.
RispondiEliminaGiacomo Varta
Sempre sospesi tra sogno e realtà i testi di questa bella raccolta, leggerezza e profondità si incontrano e si abbracciano, come il passato col presente, la nostalgia per ciò che non c'è più e la palpabile aridità dell'oggi.
RispondiElimina"Uno solo a cui parlare,
ma non vedere,
lui che ha occhi per tutti,
ma che non conosciamo.
Non come te, Dio del fiume,
che hai cullato i giorni di tutta la mia vita
e che fra poco morirai,"...
Un bellissimo testo.
Piera
Poesia dall'andamento lento e affascinante proprio come il fiume che scorre assieme al suo mistero di esistere...
RispondiEliminaFra quelle che mi sono piaciute di più dei tuoi Canti celtici. Ricordo di averla citata anche nella recensione.
Buon fine settimana e buona poesia sempre! ciao
Giovanna