La
vecchia dimora
di
Renzo Montagnoli
Mura
sbrecciate
vicino
alla cavedagna
ciò
che resta
corrosa
dal tempo
di
quella che
in
giorni di certo migliori
era
una casa colonica.
Là
dimorava il contadino
con
la famiglia,
là
la sera, intorno al fuoco,
si
parlava degli anni passati
fiorivan
leggende
storie
di molesti fantasmi
mentre
il lume a olio
gettava
giochi di ombre.
Quante
parole di sera
a
chi di giorno era silente!
Quanti
amori sbocciati
con
un semplice sguardo!
Altri
tempi, altri sogni,
altre
speranze, e poi la guerra,
e
dopo l’industria
che
mangia la terra.
La
casa si svuota
in
città è il nuovo miraggio.
Restano
gatti e serpi
fra
quei mattoni sbiaditi.
Pioggia,
vento, neve,
il
soffitto che crolla
i
muri che cadono
le
erbacce che avanzano.
Ecco
quel che resta
di
una vecchia dimora
tre
muri sbrecciati
come
ossa spolpate.
Da Il
mio paese
Che bella! Conosco la storia per averla già vissuta. Rimane il ripianto per il tempo che fu, forse migliore di adesso, che abbiamo perso anche il saluto e le piccole cose che erano grandi.
RispondiEliminaGraziella
Lo so che ruderi delle vecchie case coloniche parlano, odo spesso le loro flebili voci, ma parole così forti, chiare e struggenti, non le avevo ancora sentite...! Complimenti ! Ste.
RispondiEliminaRicordi che ritornano con precisione, immagini suggestive che scorrono davanti agli occhi mostrandoci la bellezza essenziale di tempi che appaiono così lontani da quelli che viviamo.
RispondiEliminaPoi "La casa si svuota
in città è il nuovo miraggio." Hai detto tutto, Renzo. E' l'inizio di una nuova epoca.
Bei versi.
Piera
Hanno un loro particolare fascino i ruderi abbandonati, con il loro muto linguaggio parlano a coloro che li sanno ascoltare... Bravo Renzo, che li sai "consolare"...
RispondiEliminaGiovanna