lunedì 14 gennaio 2019

La vecchia dimora, di Renzo Montagnoli





La vecchia dimora
di Renzo Montagnoli


Mura sbrecciate
vicino alla cavedagna
ciò che resta
corrosa dal tempo
di quella che
in giorni di certo migliori
era una casa colonica.


Là dimorava il contadino
con la famiglia,
là la sera, intorno al fuoco,
si parlava degli anni passati
fiorivan leggende
storie di molesti fantasmi
mentre il lume a olio
gettava giochi di ombre.


Quante parole di sera
a chi di giorno era silente!
Quanti amori sbocciati
con un semplice sguardo!


Altri tempi, altri sogni,
altre speranze, e poi la guerra,
e dopo l’industria
che mangia la terra.


La casa si svuota
in città è il nuovo miraggio.
Restano gatti e serpi
fra quei mattoni sbiaditi.


Pioggia, vento, neve,
il soffitto che crolla
i muri che cadono
le erbacce che avanzano.


Ecco quel che resta
di una vecchia dimora
tre muri sbrecciati
come ossa spolpate.


Da Il mio paese



4 commenti:

  1. Che bella! Conosco la storia per averla già vissuta. Rimane il ripianto per il tempo che fu, forse migliore di adesso, che abbiamo perso anche il saluto e le piccole cose che erano grandi.
    Graziella

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  2. Lo so che ruderi delle vecchie case coloniche parlano, odo spesso le loro flebili voci, ma parole così forti, chiare e struggenti, non le avevo ancora sentite...! Complimenti ! Ste.

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  3. Ricordi che ritornano con precisione, immagini suggestive che scorrono davanti agli occhi mostrandoci la bellezza essenziale di tempi che appaiono così lontani da quelli che viviamo.
    Poi "La casa si svuota
    in città è il nuovo miraggio." Hai detto tutto, Renzo. E' l'inizio di una nuova epoca.
    Bei versi.
    Piera

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  4. Hanno un loro particolare fascino i ruderi abbandonati, con il loro muto linguaggio parlano a coloro che li sanno ascoltare... Bravo Renzo, che li sai "consolare"...
    Giovanna

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