Com’è ormai
tradizione l’ultimo aggiornamento di Arteinsieme cade sotto il Natale ed è
pertanto costituito da poesie in tema; vorrei ricordare a tutti che questa
festa, al di là del suo significato religioso, è l’occasione per le famiglie di
trascorrere unite una giornata, anche a tavola, ma soprattutto a dialogare.
L’auspicio è che si parli per il piacere di comunicare, per dirsi quelle cose
che negli altri giorni sono soffocate dal tempo troppo veloce che l’uomo si è
dato.
Da parte mia
auguro a tutti di trascorrere un buon Natale e di concludere nel migliore dei
modi il corrente anno, iniziando quello nuovo con la speranza e la volontà di
recuperare quei valori che molti hanno perso e che noi abbiamo colpevolmente
relegato nel fondo del nostro animo.
La colonna sonora, celeberrima,
è il Concerto grosso per Il santissimo Natale di Giuseppe Torelli:
Betlemme è già salvezza
di Alessandro Ramberti
Vieni
crolla dentro questo minimo oceano
spalanca gli scomparti diabolici
le linee seghettate dall’usura,
sciogli gli schemi di ghiaccio
che covano il mostro
nutrito dal buio che ingoia ogni fiamma…
accompagnami col tuo braccio potente
lungo questo esodo ululante:
un tuo soffio e anche il mare
si prosciuga, un gesto
e le onde perniciose si placano.
Attraverso un sipario di fuoco
la meraviglia costringe le ombre
alle spalle / sorprendo
il flusso dei giusti vestiti a festa
le labbra sono musica
incontro al mistero:
ognuno percepisce
che il suo cammino
è tenda
e il volto tuo
universo.
E tu sorridi
di Giovanna Giordani
E tu sorridi
vestito d’innocenza
nella tua culla di paglia
le manine levate
a cercare gli abbracci
sorridi
ignaro
della tremenda profezia
(quante,
come te,
le vittime innocenti
le vittime innocenti
troppe)
Sorridi nelle chiese
nelle case
dagli scaffali dei megastores
dalle vetrine
dai mille angoli del mondo
sorridi
perché sia rinnovata
nella Notte chiara
la fulgida speranza
e si apra lo spiraglio
della tua luce di diamante
nel buio pesto
dei cuori
Guardando le
vetrine
di Salvatore Armando Santoro
Guardando le vetrine illuminate
la gente che
s'affanna di comprare
degli indumenti
"forse" da indossare
io penso
alle persone sfortunate.
Troppe sono le genti disperate
eppur non la
smettiamo di sprecare
al mondo
vorremmo tanto dare
dopo Natale
sono idee scordate.
Avanza anche da noi la povertà
gente nuova
s'affaccia all'indigenza
un bimbo
muore in mezzo alla città
tra una folla
che ostenta indifferenza,
che ha perso
il senso dell'umanità,
priva d'ogni
decoro e di coscienza.
Ho pochi amici
di Margaret Collina
Ho pochi amici
forse uno è gay,
l’altro un clandestino,
e anche una madre
sola col suo
bambino.
E un carcerato
con cui ci scriviamo
per raccontarci
come viviamo.
E poi una ragazza
che batte la via
e una vecchietta
che sta a casa mia.
Son tutti ben fatti
dipinti con cura:
la terracotta
è di buona fattura.
Stan tutti intorno
ad un ragazzino
che in giro chiamano
Gesù Bambino.
In mezzo agli altri,
un po’ più lontana,
vedete?ci sono
anche io:
chinata sul fiume
o alla fontana,
son quella che lava,
i panni di Dio
Il Natale che aspetti
di Domenico
Sergi
Ricordavo i
Natali della candida neve
che
accendeva di bianco anche i tristi pensieri
Eran risa e
schiamazzi
per
tirarcela addosso
tra i
lampioni in penombra
e le
sere più leste
con i
suoni nell’aria
e
zampogne a far festa
Correvamo
ridendo in quei vicoli stretti
senza
macchine in corsa
forse ...solo ...carretti...
Son passati
mill’anni?
Dove sono i
carretti?
Eran pieni di
gioia, di paglia e di fieno
che
poi davano un letto al Signore bambino…
Oggi i suoni son forti e le luci di fretta
i
Natali son feste per le sbornie in vetrina
ma la
gente ha negli occhi le tante alluvioni
la
melma per strada e l’acqua che inonda
e chi
scappa sui tetti, e chi muore in cantina
chi
addosso si trova un’intera collina …
E’ il silenzio
l’auspicio che aspetti
-e la tregua ai
disastri infiniti
alle
crisi, agli spari che uccidon la vita
-e rintocchi di
campane alla valle
come
voli di bianche colombe
-e per Natale
in cielo una cometa
e in
terra quel Gesù della tribù di Giuda…
Il mio presepe perduto
di Giuseppe Gambini
Accendete
un lume nel mio cuore,
fatemi luce per trovare la via
che al mio presepe mi riavvicini,
la smarrita strada costeggiata
da terribili dubbi ed incertezze,
quando il forte vento della ragione
spegneva la fiamma del mio Credo.
È ancora
nitida in me l’immagine
di quando, con occhi innocenti e
puri,
ammiravo mio padre artigiano
mettere assieme, con chiodi e martelli,
il sughero, i pastori e pecorelle,
le montagne con laghetti e ruscelli
e al centro erigere la misera
grotta
dove a mezzanotte, con grande Fede,
rinasceva la Luce dell’Amore
e io con mantellina e stelline
accese
il Bambin Gesù adagiavo sulla
paglia.
Dov’è oggi quella divina grotta?
Dov’è andato l’odore del sughero,
della carta pesta e accartocciata?
In quale recondito anfratto ho chiuso
il mio presepe col verde muschio
e la stellata carta color del cielo?
Dove ho nascosto il bue e l’asinello
e la Sacra Famiglia fatta di creta?
Dove sei finito antico presepe?
Non credo
d’averti perso per sempre,
ma forse solo accantonato dentro,
in quel buio che m’accieca e
soffoca
celando al cuore sacrali valori;
ho solo bisogno di tanta luce
per ritrovare il presepe, perduto
tra fumose nebbie di giovinezza,
devo solo trovare Amore e Fede
smarrite all’alba della vita mia,
anch’essa nata in un’umile bottega
tra assi di legno e segatura tanta,
da un padre falegname onesto e
buono
e da una madre timorata e pia
come la sacra Vergine Maria.
Il presepe
di Salvatore Quasimodo
di Salvatore Quasimodo
Natale. Guardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l'asinello di colore azzurro.
La neve a Natale
di Miriam
Ballerini
A ogni giro di
calendario
gli
anni fuggono.
È Natale… di
nuovo.
Con neve
novella,
col
sorriso, di alcuni,
sincero
a metà.
La neve sa
posarsi
anche
negli angoli.
Dove non c’è
chi,
a denti
stretti,
la
mano ci stringe
con
ghigno da iena.
La neve tramuta
i
poveri in angeli;
i soli
in isole.
Rabbrividisce
la mano
che il
guanto si sfila,
posandosi su una spalla scarna.
La Notte Santa
di Guido Gozzano
-
Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il
campanile scocca
lentamente le sei.
lentamente le sei.
-
Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.
Il
campanile scocca
lentamente le sette.
lentamente le sette.
-
Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.
Il
campanile scocca
lentamente le otto.
lentamente le otto.
- O
voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.
Il
campanile scocca
lentamente le nove.
lentamente le nove.
-
Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…
Il
campanile scocca
lentamente le dieci.
lentamente le dieci.
-
Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.
Il
campanile scocca
le undici lentamente.
le undici lentamente.
La
neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…
- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…
Il
campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
La Mezzanotte Santa.
Le
ciaramelle
di Giovanni Pascoli
di Giovanni Pascoli
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.
Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.
Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.
Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;
suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.
O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;
che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.
Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;
sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!
Natale ieri
di Salvatore Armando Santoro
Oh, Natale,
Natale!
Suoni
d’acciarini lontani
e
melodie sperse per borghi abbandonati,
per
strade di ciottoli e di fango.
E frotte di
bimbi cenciosi,
di
bimbe spettinate e unte,
salti
e versi, risa e strepitio di porte,
latrar
di cani ed imprecazioni di vecchi
stanchi
ed assonnati.
Odor d’incenso,
ostentazioni e canti in una vecchia Chiesa,
dove
l’odor di muffa si confondea col puzzo
degli
stracci dei vagabondi
a
mendicare all’uscio.
Giorni miei
andati di preghiere,
di
speranze per una vita migliore,
per un
giorno diverso, poi arrivato.
E, infine, il
razionale, il ripudio d’una santità
sospesa
tra immagini indefinite e malinconiche,
allineate in alcove di cui s’è perso il senso
e la
memoria.
Ed il rimpianto
arriva
a
scuoter l’uscio delle certezze,
a
risperare un mondo
che,
sui canti serali e sulle nenie,
mi
riporti gli affetti ormai finiti
e quel
Natale, di cui l’orma di santità,
in me,
ormai è dispersa.
Natale in Val d'Aosta
di Piera
Maria Chessa
Lasciavo
che lo sguardo
vagasse per la valle,
quel giorno di dicembre,
non capivo il perché
di una preghiera
scaturita in quell'istante
verso un cielo scuro
che invitava al silenzio.
Vedevo i
profili dei monti
abbracciare la case
e gli abeti coperti di neve
accendere
la fantasia dei bimbi.
Nastri
colorati, ciondoli,
campanelli
a stupire i passanti
e luci ovunque
a illuminare le menti
in quel giorno speciale.
Piccoli
presepi
in ogni
angolo di strada
a ricordare
la nascita del Bambino
o magari scoprire soltanto
la magia di una nuova vita.
Natale sempre
di Maria Allo
ridestaci
refoli di vento
non c’è acqua per scuri bruciate
non c’è aria
siamo nervi scomposti
cigolìi di lampi
nel magma annidiato
di ruvida terra
su renne bagnate
di nuova carena
su battiti di ala furente
tramonti senz’ albe
spasimi lievi striati
di rancide stelle
ridestaci
fondali lucenti
non c’è aria
siamo germogli non dischiusi
orizzonti reticenti
lingue arse
ricolme di rinunce
su stralci di sconforti
ridestaci
dove il suono tace
e la notte non ha luci
dove tutto e niente
è piaga incisa
sul guanciale
ridestaci
la nascita su raccordi
di liberi respiri
è notte alta assordante
ma dinanzi alle braccia
dell’abete innevato
attenderemo natale
sempre
Natività
di Renzo Montagnoli
Scendono i
petali di ghiaccio
una
gelida carezza
che
tuttavia riscalda il cuore
in
questa notte sempre unica.
Sono fiocchi
fiori bianchi
di un
cielo lucente
che
sembra accostarsi alla terra
pagine
candide
profumate d’amore
messaggio celeste
per
chi vuole ascoltare.
Magica ora
in cui
si rinnova un evento
accaduto
più di duemila anni fa.
Una voce nuova
che ha
parlato di bontà
di
fratellanza
di
reciproco aiuto.
Ma sono rimaste
parole,
solo
vuote parole,
perché
per sentirle proprie
occorre
avere l’amore nel cuore.
Notte di pace
di
Maria Teresa Santalucia Scibona
Cristalli di candida neve
trafiggono con rapidi bagliori,
l'aria rarefatta della magica
notte. Vaghe stelle palpitanti
sovrastano eteree l'umile grotta
ove docili animali scaldano
con umidi fiati, tenere membra
del Dio - Bambino.
La giovane madre avvolge
di trepidi sguardi
la Sua dolce Creatura.
Nel buio pertugio il Padre
solerte attizza con mani operose
rare sterpaglie dai vividi guizzi.
E' notte di pace, è tempo d' amore.
Sia tregua all'odio delle parti,
ognun sia fratello al nemico.
Nel mondo che quieto s'addorme
è nato il Salvatore.
Sei tu Gesù
di Renzo Montagnoli
C’è forse ancor oggi
una capanna
di pastori del deserto
in cui la notte albeggia
un astro di calda luce.
Ti cerco da tempo, Gesù,
ma non ti scorgo
nelle mille ombre
brulicanti sul pianeta.
Eppure
Se guardo il volto sfatto
di una madre che implora
cibo per il suo bambino
Se cerco fra la folla
l’umile sguardo
di chi procede nel silenzio
Se mi soffermo
davanti al vecchio mendicante
che tende la mano stanca
Se i miei occhi incontrano
quelli di chi
soffocato ormai dall’ingiustizia
lotta ancora per tutti questi vinti
per tutti questi uomini che nulla hanno
perché a loro tutto è stato tolto
Allora ad uno ad uno chiedo:
Sei
forse tu, Gesù?
E nel silenzio che segue le mie parole
é il cuore che risponde
e dice
Sei
tu Gesù.
Un giorno come tanti
di Gloria Venturini
E’solo una voce,
viene dal cuore,
da quel che resta
dell’infanzia.
E’ un groviglio
di sogni infranti,
di desideri inespressi,
di speranze appese
all’albero della vita.
Poi …
… un giorno…
diventi grande.
Spariscono le magie,
svanisce la voglia
di aggrapparsi
anche a un solo credo.
Anche quest’anno
arriva lento
un altro Natale.
E’ un giorno come tanti,
un giorno che cade
dentro alla settimana,
è una volta in più
per inciampare
nell’ombra del passato.
BUON NATALE E BUON ANNO ANCHE A TE RENZO!
RispondiEliminaE, SOPRATUTTO GRAZIE PER IL VALORE CHE DAI AI NOSTRI SCRITTI OSPITANDOCI TUTTI NEL TUO BEL PALAZZO RICCO DI LUCENTE POESIA!!
Ci sentiamo in buona compagnia sperando assieme in un mondo migliore.
Un abbraccio fraterno a te, autori, lettori e alle loro famiglie
Giovanna
Una serie di bellissime poesie di Autori notissimi, noti e men noti ma tutte piene del medesimo pathos natalizio, pieno soprattutto di speranza.
RispondiEliminaUn Buon Natale a Te, caro Renzo, e insieme gli auguri per un Nuovo Anno splendido per tutti.
Enzo Maria Lombardo
Me le leggerò con calma e piacere durante le giornate festive.
RispondiEliminaPer il momento ringrazio Renzo della sua premura nell'inviarci così tanti bei racconti e poesie di bravi autori durante tutto l'anno.
Un Buon Natale e felice Anno Nuovo a te Renzo e a tutti i lettori.
Che il prossimo anno segni l'inizio di un'era veramente nuova in ogni settore delle attività umane, perchè di essa ce n'è veramente bisogno.
Lorenzo
Renzo, è davvero difficile inserire un commento, questa è la terza volta che ci provo. Che belle poesie e quanta pace comunicano, quanti ricordi anche scolastici e quante cose nuove: grazie.
RispondiEliminaDifficile aggiungere qualcosa ai bei commenti che ho appena letto, voglio soltanto dire che ci fa bene respirare le atmosfere del Natale presenti in questi testi, ci fa bene e ci fa riflettere sulla possibilità che possa esistere una società migliore, alla cui costruzione tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo.
RispondiEliminaRingrazio Renzo per la sua gentilezza e auguro a tutti voi tanti giorni sereni.
Piera