venerdì 19 maggio 2017

Alle Case Venie, di Romana Petri




Alle Case Venie


Realismo, tragedia e amore nei giorni dell’armistizio
Romana Petri racconta la vendetta della protagonista fra il 1943 e ’45




In maniera leggera, appena accennata, ci rimanda a certe impressioni del realismo magico di Elsa Morante o di Garcia Marquez,  il bel romanzo di Romana Petri «Alle Case Venie» (Superbeat, pp.203, euro 16,50). Sarà perché Alcina, la protagonista, trentenne dai capelli neri e ii cuore «rosso come il sangue» parla con Astorre,  con il padre morto, che non ha ancora trovato pace nell’aldilà,  pentito anche del suo erroneo pensiero politico di allora, regalando una sensazione fatata ad un romanzo che, per il resto è realistico. Il 2 settembre del 1943 il caldo soffocante dell’estate sembra essersi dilavato in un unico giorno di pioggia alle Case Venie, podere sopra Città della Pieve. L’armistizio ormai si respira nell’aria, ma la guerra continua, implacabile, a mietere le sue vittime. Alcina vive nel minimo borgo umbro col fratello Aliseo e il cane Arduino, orfana di entrambi i genitori Astorre ed Amarantina. Spalterio è un baldanzoso amico che spesso va a trovare i due fratelli, molto affezionato ad entrambi.
Siamo nel lasso di tempo che corre tra il 1943-45. Il fascismo ha chiuso i battenti, ma le razzie dei tedeschi in ritirata, in cerca di cibo per la sopravvivenza, perseguitano ancora i campagnoli, compresi gli appartenenti alla famiglia di Alcina, antifascista fino all’osso, ostile a questo regime prevaricante.
Alcina vorrebbe responsabilizzare il fratello diciassettenne affidandogli il delicato e pericoloso incarico di andare a prelevare carte e documenti che il capo dei partigiani periodicamente inviava agli antifascisti al fine si sapessero regolare.
Aliseo riesce nella difficile e pericolosa impresa. Ma c’è un Minghetti, feroce fascista, che induce Alcina, Aliseo e il cane, nonché la fidata vicina di casa Jone, a raggiungere i partigiani sul Pausillo. La seconda parte del romanzo è piuttosto cruenta in quanto descrive le azioni dei partigiani che si scatenano contro tedeschi e fascisti.
La tragedia non poteva brillare per assenza, in un romanzo che dopo la prima parte bucolica, profumata anche degli odori della campagna, si muta in concitata lotta. Aliseo, in una delle sue imprese, forse abbagliato dal sole, cade in una trappola tesagli dal nemico. Sotto gli occhi atterriti della sorella e dell’amico Spalterio, viene mitragliato, senza pietà, da quel Minghetti che tanto odiava gli antifascisti.
La vendetta di Alcina sarà terribile, come nelle antiche tragedie greche. Ucciderà l’uccisore del fratello, pregando Spalterio di non intromettersi. Sangue chiama sangue e questa non è certo una novità.
Alcina torna alle Case Venie, dove chiude i suoi giorni anche il cane Arduino.
Dopo tanta tragedia, c’è un finale dolce . Alcina riceve il suo primo bacio d’amore da Spalterio. Una nota tenera ad alleviare l’atmosfera cruenta degli anni della Resistenza partigiana, oltre ad essere la testimonianza del commovente rapporto tra un padre caduto in errore e una figlia desiderosa di riscattare la sua figura e la sua memoria.


Romana Petri è nata a Roma e vive tra la sua città e Lisbona. Ha ottenuto numerosi premi come il Premio Mondello, il Rapallo Carige, il Grinzane Cavour e il Bottari Lattes. È tradotta in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo. Tra le sue numerose opere di successo, citiamo: «Ovunque io sia», (Beat 2012) e «Le serenate del Ciclone»(Neri Pozza, 2015).


Grazia Giordani




1 commento:

  1. Una bella recensione ad un libro che penso possa coinvolgere parecchio il lettore. Molto brava, Grazia Giordani, mi è capitato di leggere anche altri suoi scritti.
    Grazie.
    Piera

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