L’Italiano
di Sebastiano Vassalli
Giulio Einaudi editore
Narrativa racconti
Collana ET Scrittori
Pagg. 140
ISBN 9788806193256
Prezzo
€ 9,00
Come siamo
Eravamo un popolo di santi, di poeti e di
navigatori. Oggi, purtroppo, i primi si sono rarefatti, i secondi restano, ma
un po’ in ombra, i terzi impattano contro gli scogli, assai noti, dell’isola
del Giglio.
Ma come siamo veramente, insomma quali sono le
autentiche caratteristiche dell’italiano?
Ne parla Vassalli in questo suo libro attraverso
dei racconti, alcuni dei quali già noti, perché parte di precedenti romanzi.
Per esempio “Il commendatore” e “Il padre della patria” sono parte
integrante de Il cigno, un libro riuscitissimo sullo scandalo del Banco di
Sicilia e sull’assassinio del commendatore Emanuele Notarbatolo, due brani,
peraltro, di grande letteratura, con una stupenda descrizione di un Crispi
ormai decrepito. Di vizi ne abbiamo tanti e sarebbe lungo elencarli tutti e mi
limito perciò solo a citare l’opportunismo, la furbizia, il narcisismo, anche
se mitigati dalla simpatia. Ce n’è uno, però, in cui eccelliamo ed è costituito
dalla eccezionalità. Siamo convinti di essere speciali e, in quanto tali, che i
nostri vizi caratteristici diventino pregi. Al riguardo nel libro c’è una
storiellina, che lo apre e lo chiude, con Dio che, nel giorno del Giudizio
Universale, chiama a sé i vari popoli per giudicarli. Si presentano così il
cinese, l’arabo, insomma tutti; quando con voce ferma e forte chiama
l’italiano, nessuno risponde, nessuno si porta al suo cospetto, anzi, isolato
in mezzi a tutti, con fare sorpreso l’italiano dice” Chi, io?”. Indubbiamente si distingue con la sua
individualità, la sua innata anarchia. E così mentre Dio è benevolo con gli
altri, si trova in imbarazzo quando deve indicare la destinazione dell’italiano
per la vita eterna e alla fine ha un colpo di genio (e chi altro potrebbe averne, se non
Lui?). Ci considera così per quel che
siamo, talmente immaturi da sembrare dei bimbi, e così il nostro posto non è né
il Paradiso, né il Purgatorio, e nemmeno l’Inferno, bensì il Limbo.
Come se non bastasse c’è un racconto ulteriormente
esplicativo, Il signor B., sì quel B.
di Arcore, definito l’Arcitaliano, e in quelle righe si scopre così il segreto
del suo successo, ma non è motivo di soddisfazione apprenderlo, anzi,
nonostante una gradevole ironia dell’autore, resta un grande amaro in bocca,
una sorta di disgusto anche per noi stessi.
Diverso dalla sua solita produzione, L’Italiano è tuttavia un libro che resta
dentro, che porta a un’inevitabile autocritica, con l’avvertenza però di
astenerci dal compiacimento nello sparlare di noi stessi, nel considerarci cioè
anche in questo caso del tutto eccezionali.
Sebastiano Vassalli è nato a
Genova e vive in provincia di Novara. Presso Einaudi, dopo le prime prove
sperimentali, ha pubblicato La notte della cometa, Sangue e suolo,
L'alcova elettrica, L'oro del mondo, La chimera, Marco
e Mattio, Il Cigno, 3012, Cuore di pietra, Un
infinito numero, Archeologia del presente, Dux, Stella
avvelenata, Amore lontano, La morte di Marx e altri racconti,
L'Italiano, Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi
mille anni e Le due chiese.
Recensione
di Renzo Montagnoli
Penso che Vassalli abbia ben delineato il carattere di noi italiani.
RispondiEliminaLa recensione, come sempre, è eccellente.
Agnese Addari
Mi sembra che dentro il senso d'essere eccezionale si nascondi una forma innata del complesso d'inferiorità.
RispondiEliminaSiamo eccezionali perchè creativi ed abili a sopravvivere, ciò ci rende astuti,falsi, buoni e accoglienti, ma sono difetti e pregi che sorgono come riparo contro il senso di inferiorità nel campo della chiarezza razionale ed espressiva.
Non per niente è anche la lingua imprecisa e inducente a false interpretazioni, sempre quando il caso lo richiedesse.
L'italiano ragiona per aver ragione e meno per trovare la verità o concedere la ragione al concorrente.
Lorenzo