Odore
d’argento
“Non
amare mai una creatura selvatica … non si può dare il proprio
cuore a una creatura selvatica; più le si vuol bene più forte
diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O
da volare su un albero. Poi su un albero più alto . Poi in cielo …”
Holly
Golightly , indubbia protagonista di questo effervescente e fresco
romanzo, è la grande assente dalla scena, è già volata per altri
lidi quando il misconosciuto narratore di cui sappiamo solo che è
uno scrittore in erba ce ne racconta la vicenda. Eppure lei è la
forza motrice della narrazione e sapere dapprima chi sia, che cosa
fa, quali sia stata la sua infanzia , rileggere insomma il suo
vissuto newyorkese sulla scia di queste informazioni è ciò su cui
fa leva Truman Capote. E lo fa con grazia pur restituendoci un
personaggio assai discutibile sotto il punto di vista etico ma di una
bellezza come solo le cose fuggevoli sanno donare. Holly è
giovanissima ma navigata, in perenne transito e incapace di
instaurare legami durevoli, spicca per savoir- faire ed è
invischiata in losche e mafiose faccende. Sa sparire al momento
giusto, dosa tempi e sentimenti. Quando crolla, perché il peso del
suo vissuto è realmente eccessivo e oltremisura, lei sa come
placcare il suo tormento interiore: “ Mi sono accorta che per
sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany.
È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria
superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con
quei signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento
e di portafogli di coccodrillo.” È impossibile non rimanere
incantati da questo personaggio femminile o meglio dalla capacità
rappresentativa dell’autore che ha saputo tratteggiare un vissuto,
un’indole, una possibilità. Lo consiglio vivamente.
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