giovedì 4 aprile 2013

Rinascimento privato, di Maria Bellonci


 
 
 
Rinascimento privato

di Maria Bellonci

In copertina: Bronzino Ritratto di Eleonora da Toledo con il figlio Giovanni (part.) Firenze Galleria degli Uffizi

Arnoldo Mondadori Editore

Narrativa romanzo

Collana Oscar classici moderni

Pagg. 504

ISBN 9788804566977

Prezzo € 10,00

 

 

Isabella e Maria

 

“ Ho scoperto che la mia condizione di donna non è predominante in assoluto e non m’impedisce di diventare un essere compiuto, purché io non sia ingannata da me stessa. Ho imparato a vivere senza freddezze e senza spasimi non rinunciando perç alla ribellione e all’insorgere dei sentimenti.

Né diminuisce la mia facoltà di rendermi ragione. Ecco perché, vanitosa come sono sia pure temperatamente, non mi ha fatto vacillare lo scritto satirico di un uomo traditore del suo intelletto, Pietro Aretino, che non avendo mai avuto da me denaro o doni, mi ha accusato di essere vecchia con i denti falsi e il viso imbellettato. Certo, sono tutte cose vere che ad una ad una hanno aiutato la natura quando si è allontanata da me la giovinezza.”

 

È l’anno 1985 allorché viene pubblicato Rinascimento privato, l’unico autentico romanzo storico di Maria Bellonci, un’opera grandiosa, frutto di un lavoro durato una ventina d’anni e ultimato appena in tempo (l’autrice infatti verrà a mancare nel 1986). A differenza di altri suoi libri, particolari in quanto trattasi di storia narrata, qui invece troviamo un fervido sviluppo della fantasia, una grande capacità di spaziare pur ancorandosi agli autentici fatti accaduti, in poche parole una rilevante e insospettabile creatività.

Si tratta di una autobiografia immaginaria di Isabella d’Este, personaggio di primo piano in epoca rinascimentale, donna di grande intelligenza, dotata di un naturale istinto politico, quanto mai indispensabile in un’epoca turbolenta che vedeva il territorio italiano meta di conquiste straniere. Sposa a soli sedici anni di Francesco Gonzaga diventa così la marchesana di Mantova, un ruolo apparentemente di secondo piano, per una che era figlia di una regina e sorella del duca Alfonso d’Este.

La sua abilità fu tale che non solo riuscì a conservare l’indipendenza del piccolo marchesato, ma ottenne anche di poterlo elevare al superiore rango di ducato. La sua corte fu una delle più colte dell’epoca, animata da artisti di grande valore che lì trovarono le porte aperte e la più ampia libertà di espressione, tanto che si potrebbe dire che, se oggi Mantova è considerata una delle più importanti città d’arte italiane, il merito è soprattutto di Isabella d’Este.

La sua vita vide lo sgretolarsi delle speranze italiane di un’unità nazionale, anzi il nostro suolo divenne spesso terreno di contesa di Spagna e Francia, con gli inevitabili lutti e rovine.  Eppure, Isabella e la sua corte restarono un faro unico e splendente in un ‘Europa in ebollizione, un luogo di pace circondato da guerre.

Il personaggio e l’epoca quindi non potevano non destare l’interesse di Maria Bellonci, che già molto aveva appreso durante la preparazione di Lucrezia Borgia.

Lungi dal volerne scrivere una biografia - che pure sarebbe risultata di notevole impatto storico-letterario, ma forse un po’ greve, data l’ampiezza del periodo e l’invero rilevante numero degli accadimenti - l’autrice ha inteso conservare, pur nel più scrupoloso rispetto di quanto effettivamente avvenuto, una certa autonomia, immaginando che sia Isabella d’Este che parli di sé, tanto che il romanzo inizia e termina nel 1533 nella Stanza degli orologi, decine di congegni meccanici amati dalla marchesana, a scandire un tempo mai uguale.

E’ lei che, ormai quasi alla fine del viale del tramonto  (morirà nel 1539), ritorna con la mente indietro negli anni, ripercorre la sua vita, ci porta per mano dentro la storia complessa di un’epoca. Il linguaggio usato è moderno, ma impreziosito da una certa patina d’antico, dal ricorso, non frequente peraltro, a termini allora di moda e oggi ormai desueti, in un mirabile equilibrio che non solo non stanca il lettore, ma lo avvince sempre di più.

E poi c’è un’autentica chicca, un’invenzione geniale, che è rappresentata dalle lettere (che non sono mai esistite) che un ecclesiastico inglese, Robert de la Pole, invia a Isabella, lettere a cui lei mai risponde.

Perché sono così importanti? Per due semplici, ma notevoli motivi: l’amore platonico del mittente serve a mostrarci un’Isabella dapprima risentita, poi sempre più interessata, per un segreto che non è di stato, ma solo suo, per un’amicizia che non è amore, ma è sempre di più un affetto che finirà con il divenire reciproco; in tal modo Maria Bellonci completa la descrizione di un personaggio regale, austero, ma anche dotato di una notevole intima sensibilità, una donna insomma a cui grazia e di femminilità non mancano di certo. L’altro motivo è costituito dal fatto che in tal modo veniamo a conoscenza di fatti importanti dell’epoca che non hanno magari toccato direttamente Isabella e di cui lei non avrebbe potuto raccontare, il che non è poco, perché così si ha una visione generale pregna di un’oggettività che arricchisce le vicende storiche della marchesana, integrandole, mostrandocele da un punto di vista diverso, da un orizzonte più ampio.

Per le opere precedenti di Maria Bellonci non ho lesinato gli elogi, tutti meritatissimi, considerandole dei veri e propri capolavori, e mi trovo ora in difficoltà a giudicare un lavoro la cui qualità va oltre l’immaginabile, perché, libera di sviluppare la propria creatività, l’autrice ha profuso tutte le sue energie e le sue eccelse qualità in un ritratto di una donna in cui è presumibile cercasse dei punti di contatto. I frequenti ritrovi della marchesana con gli amici letterati ricordano un po’ gli incontri della domenica in casa Bellonci e non è forse un caso se le affermazioni di  Maria e Isabella vengono anche a coincidere. Entrambe donne sono riuscite a entrare nella storia, a essere ricordate più dei loro mariti, che pure non erano certi degli sconosciuti. E la malinconia degli ultimi anni di Isabella, ormai vedova, e di Maria, pure lei privata del marito, accomuna idealmente i due personaggi, tanto che potrei definire questo libro il testamento spirituale dell’autrice, che ha saputo, in più di una pagina, trasmettere al lettore le vibrazioni del suo cuore, ha dotato di un tocco magico e sublime le memorie di una donna che procede lentamente verso il buio.

Rinascimento privato è assolutamente imperdibile. 

 

 

 

 

 

Maria Bellonci, di origini piemontesi, nacque a Roma nel 1902 ed esordì nel 1939 con Lucrezia Borgia, che vinse il premio Viareggio. Insieme al marito Goffredo diede vita nel 1947 al premio Strega. Tra i suoi libri: Segreti dei Gonzaga, Pubblici segreti, Tu, vipera gentile, Marco Polo. Rinascimento privato esce nel 1985, l'anno precedente la morte dell'autrice.

 

 

Recensione di Renzo Montagnoli

3 commenti:

  1. Il romanzo è bellissimo e la recensione altrettanto.

    Agnese Addari

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  2. splendida recensione, viene proprio voglia di leggerlo...

    Fiorella Borin

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  3. Attraverso le tue parole, Renzo, ho ripercorso in sintesi la coinvolgente storia di Isabella d'Este e i complicati avvenimenti di quel periodo. Uno splendido libro, sono d'accordo, un ottimo stile, una storia che "costringe" ad entrare nell'animo, nella liberissima mente di una donna per quei tempi così moderna.
    Anch'io ho trovato valida, ai fini della narrazione, l'introduzione di un personaggio affascinante e intelligente come Robert de la Pole. Mi viene da dire che se non ci fosse stato sarebbe mancato qualcosa.
    Sempre interessanti e anche appassionate, direi, le tue recensioni.
    Ciao.
    Piera

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