lunedì 22 luglio 2013

Castel Thun, di Renzo Montagnoli




Castel Thun

di Renzo Montagnoli

 

 

La valle in cui scorre il fiume Adige è sempre stata il percorso obbligato per per i traffici fra il Nord dell’Europa e l’Italia; in epoche passate si trattava di una strada appena accennata, bianca di polvere in estate e dello stesso colore nell’inverno quando nevicava; comunque, indipendentemente dalle stagioni, era molto trafficata, così come oggi, per quanto si disponga ora di una statale ben asfaltata affiancata da una bell’autostrada e in mezzo alle due di una linea ferroviaria su cui corrono treni che trasportano per lo più merci.

Come possibile comprendere questa valle ha sempre avuto una notevole importanza strategica e ciò spiega la presenza di numerosi castelli e rocche fortificate, sovente appollaiati su speroni di roccia per interdire passaggi indesiderati. La presenza di queste opere di difesa non è limitata al solo percorso principale, ma spesso si estende a valli laterali e intersecanti e ciò spiega l’esistenza di castelli come quello di Stenico o anche, benchè un po’ più defilato, dei Thun. Ed è di quest’ultimo che intendo parlare, iniziando con un breve profilo storico.




La costruzione risale alla metà del XIII secolo per opera della famiglia Tono e all’inizio si chiamò Castel Belvesino, dal nome del colle su cui fu eretto. In seguito, allorchè i proprietari germanizzarono il loro cognome, il castello ne assunse il nome, per l’appunto Castel Thun. Questa famiglia di nobili era una delle più potenti della regione, tanto da estendere il dominio all’intero territorio delle valli del fiume Noce. Come sempre capita si divise in numerosi rami, uno dei quali si trasferì in Boemia, dove nel 1629 ottenne, per l’intero casato, il predicato di Thun-Hohenstein e il titolo di conti dell’impero.

Nonostante la natura di fortezza, per quanto ci è dato di sapere non fu mai soggetta ad assedi, ma fu più volte danneggiata da incendi, che comportarono parziali ricostruzioni, in stili tra loro diversi.

La struttura militare resta comunque imponente, è tipicamente gotica ed è costituita da un palazzo patrizio circondato da un vasto e complesso sistema di fortificazioni, che comprendono torri, bastioni, un fossato e un cammino di ronda.

Considerato l’insieme e tenuto conto dell’epoca medioevale si può affermare, senza ombra di dubbio, che questa fortezza era pressochè impossibile da conquistare.

Del resto, la posizione elevata sulla valle di Non, non solo consentiva di controllarla, ma rendeva arduo anche l’avvicinamento al baluardo, stante la presenza di numerosi contrafforti naturali.

Nel 1926 Castel Thun passò di proprietà al ramo di Boemia e da questo alla provincia di Trento nel 1992.

Si avviarono lunghi e complessi lavori di restauro che, ultimati dopo diversi anni, portarono all’apertura al pubblico solo dal 17 aprile 2010.

E’ curioso rilevare che il castello si trova nella frazione Vigo del comune di Ton che, a differenza degli antichi proprietari, non si germanizzò.



Oltre alle opere murarie, di grande bellezza, un ulteriore motivo di attrazione è costituito dagli arredi, sapientemente disposti nelle varie camere e che danno un’idea della vita in un maniero dal medioevo fino alla metà del secolo scorso, un veloce viaggio nella storia, fra tavoli, letti, dipinti, vasellame, oggetti che richiamano l’attenzione del visitatore che, con un po’ di fantasia, si immerge così nelle diverse epoche. Fra tanto pregio e bellezza spicca la famosa stanza del vescovo, interamente rivestita di legno di cimolo, con il soffitto a cassettoni e una porta a dir poco, monumentale, abitata dal principe-Vescovo Sigismondo Alfonso Thun.



Camera dopo camera, come ci si immerge in un’epoca, se ne esce rapidamente per approdare alla successiva. Ecco, lì su un tavolo c’è un liuto e non è difficile immaginare una piccola corte riunita per ascoltare qualche cantore, al fuoco di un immenso camino che fatica a riscaldare un ambiente troppo vasto; si esce, si va in altre stanze, e ora c’è una bella sala con un pianoforte e dei ritratti di ufficiali asburgici e di nobili signore nelle loro vesti da gala che sembrano muoversi, uscire dalle tele per congiungersi in una danza sulle note di un bel valzer viennese.



Si va ancora per scale alla scoperta di nuovi locali, come la cucina, così diversa dalle nostre, ma non per questo meno pratica, poi ci si imbatte in una sala delle armi che espone alcuni rari reperti.

Ma già il percorrere il cammino di ronda, con la vista stupenda sulla valle di Non, ripaga delle fatiche della visita, per quanto non manchi un punto di ristoro, all’interno della cinta muraria, dove si può pranzare a un prezzo non esorbitante, scegliendo in un menù che privilegia la cucina veloce, senza che tuttavia il gusto venga troppo penalizzato.



La visita del palazzo richiede all’incirca un’ora per chi ha gambe buone e ha recuperato la fatica del percorso per accedere al castello, e in questo senso ragguaglio di seguito sull’itinerario per raggiungere questa autentica meraviglia.

Normalmente si esce al Casello di San Michele all’Adige dell’autostrada A22 del Brennero, si prende la statale 43 della Val di Non, fino alle indicazioni appunto del castello. La strada, prima ampia e abbastanza veloce, si inerpica lungo la montagna, restringendosi poco a poco, soprattutto dopo la frazione di Vigo di Ton. Si passa in mezzo ai meleti su quello che un tempo era un viottolo di campagna e, a parte l’asfaltatura, tale è rimasto. Sono un paio di chilometri in cui è difficile l’incrocio con un altro veicolo, impossibile addirittura qualora ci si imbatta in uno dei numerosi autobus di turisti. C’è da dire, però, che ogni tanto si trovano degli slarghi, piccoli, ma sufficienti per ospitare un’auto, e che in fondo ci si accorge per tempo di un altro veicolo da incrociare, essendo la strada pressochè rettilinea.

Alla fine del percorso c’è un grande parcheggio, da cui partire per la salita, vera e propria, al castello; è un po’ ripida, ma per fortuna breve e arrivati in cima non si saprà dove guardare: se a sinistra con l’idilliaca visione della val di Non, o a destra, con queste mura possenti che quasi intimoriscono.

Si entra dalla porta del ponte levatoio e si trova quasi subito a sinistra la biglietteria; l’ingresso costa 6 Euro, poi ci sono riduzioni per l’età e per i gruppi.

Di seguito si vedano gli orari e i periodi di apertura:

periodo invernale apertura 9.30 - 17.00
periodo estivo apertura 10.00 - 18.00

aperto il 26 dicembre e il 6 gennaio

Possibilità di variazione tariffe ed orari per mostre temporanee.
Fotografie e riprese video per uso editoriale pubblicitario e commerciale sono consentite solo previa autorizzazione.

Ad ogni buon conto fate riferimento a questo sito:


 

E se dopo aver tanto scarpinato avete voglia ancora di visitare la bella val di Non, riprendete l’auto e dirigetevi verso la Val di Sole fino a San Zeno, da cui parte un’escursione di grande fascino: la visita al Santuario di San Romedio, oggetto di un mio prossimo articolo.

Note:

- le fotografie dell’articolo sono state reperite sul web.

 

3 commenti:

  1. Grazie, Renzo! Molto interessante, prendo nota... E buone vacanze!
    Fiorella Borin

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  2. Che meraviglia, Renzo, per me è gioia pura leggere di luoghi che conosco abbastanza, che amo per le suggestioni e le atmosfere che vi si respirano. Ho un dubbio in questo momento: credo di aver visitato il Castel Thun, ma nello stesso tempo non ne sono proprio certa. Sono andata "per castelli" tantissime volte, e ogni volta mi sono sentita piccolissima davanti a tanta bellezza, armonia e anche austerità.
    La Val di Non, poi, è un gioiello, le lunghe distese di meleti, i paesaggi, come dimenticarli! E poi la Val di Sole...
    Una curiosità: il santuario di San Romedio è quello in cui c'è una particolarissima Via Crucis? Oppure confondo con un altro santuario?
    Grazie, Renzo, veramente una bella visita.
    Piera

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  3. Ho visitato Castel Thun lo scorso anno. E’ un posto stupendo che consiglio a tutti.

    Agnese Addari

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