sabato 18 gennaio 2014

Diario segreto di Napoleone, di Joseph-Marie Lo Duca



Diario segreto di Napoleone
di Joseph-Marie Lo Duca
A cura di Angelo Mainardi
Prefazione di Jean Cocteau
Tre Editori
Romanzo storico
Pagg. 330
ISBN 9788886755641
Prezzo € 18,50



Due corpi, un’anima



Che Napoleone nel corso della sua esistenza avesse tenuto un diario segreto non ci è dato di sapere, per quanto la cosa potesse essere possibile, ma la stretta vigilanza a cui era sottoposto a Sant’Elena ne avrebbe senz’altro impedito la sua diffusione, e comunque ne avrebbe reso impossibile la consegna ad altri, in particolare ad Henry de Jomini, a tutti gli effetti il suo alter ego. 
Quanto sopra per evidenziare come questo libro sia un vero e proprio romanzo storico, scritto con straordinaria abilità, nonché fedeltà agli accadimenti, da un autore geniale come Joseph-Marie Lo Duca. Se voglio esser sincero, dopo averlo letto e riletto, mi sono reso conto che l’opera è senz’altro più attendibile di un eventuale autentico diario e lo scopo di Lo Duca é stato quello di fornirci il ritratto di due uomini, di due geni militari, che avevano le stesse intuizioni, tanto da supporre perfino un caso di telepatia. Sarebbe però riduttivo parlare solo di questa stranezza, perché in effetti con il diario ci viene rappresentato Napoleone nel suo intimo, dalle vittoriose battaglie d’Egitto alla drammatica conclusione della sua vita nell’esilio-prigione di Sant’Elena, attraverso le esperienze provate da quest’uomo che si vide per breve tempo imperatore e poi precipitò nella polvere. Al riguardo, la parte migliore è quella che vede il corso trascinare la sua esistenza in un progressivo distacco dalla vita in quella che fu la residenza assegnatagli dai vincitori dopo la battaglia di Waterloo. Sembra di vederlo, ormai senza speranza, l’ombra di se stesso, ma con ancora qualche guizzo di vitalità; non è più l’ardore di nuove conquiste che lo sostiene, ma la pura e semplice constatazione che il suo tempo è finito, spesso mitigata da una vena di sottile autoironia.
Potrei dire che il Napoleone in esilio è più a misura d’uomo di quello vincitore nella campagna d’Italia e in tante altre battaglie, nel pieno del suo splendore, almeno fino alla rovinosa esperienza in terra di Russia. Dopo l’incendio di Mosca e Borodino l’uomo perde piano piano quella carica che lo aveva sempre sostenuto e anche la fuga dall’Elba e i seguenti cento giorni sono, più che una vera luce, un tremulo riverbero dei giorni di gloria, tanto che va incontro al suo destino a Waterloo, dove peraltro, per la prima volta, il suo alter ego Jomini si trova dall’altra parte, una cesura decisiva di due spiriti in precedenza affini. Ma il diario non termina con la morte di Napoleone, perché un’altra eccezionale invenzione di Lo Duca fa sì che lo stesso venga consegnato a Henry deJomini, quasi una naturale continuità con il grande francese scomparso. Quindi le annotazioni proseguono, ma sono diverse, perché diverso è il personaggio, che rivela, oltre alle note capacità tattiche, anche una notevole abilità strategica, una visione generale del mondo e delle cose che Napoleone non aveva e che gli impedì, pur vincendo tante battaglie, di stroncare una volta per tutte i suoi avversari. La strategia di Jomininon è però bellica, ma è la capacità, osservando le potenze dell’epoca e i loro popoli, di enunciare un percorso per raggiungere una pace duratura. E’ un uomo che detesta la politica, le sue apparenze, i suoi vuoti discorsi ridondanti di retorica e che in fin dei conti rimpiange Napoleone, l’unico che avrebbe potuto riunire l’Europa in un’unica nazione, quindi senza più guerre, con la pace dettata sì dal vincitore, ma nell’interesse delle genti del continente. Le ultime pagine sono senz’altro le più belle di questo libro straordinario, con un Jomini disilluso come il suo alter ego Napoleone, e che chiude la sua vita terrena il 22 marzio 1869, cento anni dopo dalla nascita del grande corso, non un puro e semplice caso, perché il diario termina così: “ La mia anima è stata testimone su questa terra per cento anni. Con la mia anima dalla doppia vita, io cerco, cerco nel passato, e non ritrovo un giorno che sia stato mio.”.
Se il richiamo esoterico è evidente, ed è un motivo in più d’interesse di questo libro, la scrittura signorile, le riflessioni su cui conviene di tanto in tanto ritornare, la capacità di sondare l’animo dei due protagonisti lasciano in verità stupiti, anche per la misura a cui l’autore è ricorso, in modo da stilare un’opera in perfetto equilibrio, e quindi non greve, né leggera, insomma Il diario segreto di Napoleone è uno di quei romanzi che non si possono dimenticare, che poco a poco entrano nel lettore, senza poi mai abbandonarlo.
Da leggere, senza il minimo dubbio.
    




Joseph-Marie Lo Duca nacque nel 1910 a Milano ma era di ascendenze siciliane. In Italia, a 17 anni, pubblicò il romanzo futurista La sfera di platino, lanciato da Marinetti e considerato un'anticipazione del Mondo nuovo di Aldous Huxley.
Emigrò in Francia nel 1933, dove rimase sino alla morte nel 2004 esercitando l'attività di scrittore attraverso una molteplicità di interessi: romanziere, storico del cinema, del fumetto e dell'erotismo. Fondò nel 1951 con André Bazin la prestigiosa rivista Cahiers du cinéma. Intellettuale integrato nell'ambiente francese, non dimenticò la cultura italiana, scrivendo sceneggiature per De Sica, Rossellini, Blasetti, un'introduzione al romanzo di Vittorini Conversazione in Sicilia e, in collaborazione con Fellini, la storia in francese de La dolce vita.
Morì a Fontainbleau il 6 agosto 2004.

Recensione di Renzo Montagnoli



1 commento:

  1. Ho letto questa recensione come sempre con piacere, e ogni volta il libro preso in esame mi colpisce e incuriosisce.
    Mi piace pensare che Napoleone abbia potuto scrivere un diario, difficilmente, però, immagino possa essere arrivato fino a noi, magari è andato perso o forse distrutto, chissà... sarebbe stato molto interessante poterlo leggere.
    Come deve essere avvincente il libro proposto, anche per le particolarità di cui parli. Mi piace la copertina, è enigmatica e fa riflettere.
    Grazie.
    Piera

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