mercoledì 14 novembre 2018

Orgosolo, di Sergio Menghi





Orgosolo
di Sergio Menghi




Tra i massi della Barbagia
Circondato da valli selvagge e profumate
Al ridosso del monte che domina la valle della Luna,
quasi un fantasma che incute paura,
spunta Orgosolo, paese solitario e vivo
nel cuore della Sardegna.


La rabbia espressa nei murales
Gli sguardi agghiaccianti dei suoi fieri abitanti
Accolgono il nostro arrivo
E all’improvviso sfila, tra i veli neri delle donne
Tutte uguali ed eleganti
Ed i singhiozzi soffocati, strazianti dei giovani parenti,


un solenne funerale
dell’ultimo condannato dalla giustizia locale.


Intanto, nella via accanto
Si vedono i paramenti di una cerimonia nuziale
E sulla piazza del Municipio
Crivellato di colpi di arma da fuoco
L’altoparlante annuncia in dialetto stretto incomprensibile
La corsa dei cavalli serale.


Poco prima del tramonto di fuoco,
sulla piazza antistante il cimitero
si vedono affluire i cavalieri.


Ragazzi ed uomini impettiti
Stabili in sella ai focosi destrieri
Domare, con abili mosse, dei cavalli ciascuna impennata.
Poi la corsa, appaiata, sfrenata,
ritmata dal suon degli zoccoli sull’asfalto infuocato.


Così si conclude un giorno di festa
Per gli abitanti del paese più isolato del mondo
Con centinaia di case senza finestre
Come bocche spalancate, assetate di progresso.


A noi rari visitatori
Rimane impresso il ricordo
Dei saldi ed arcaici valori
Su cui si fonda quella esistenza sociale
Piena di orgoglio e di ‘balentia’.




2 commenti:

  1. Versi che descrivono diversi aspetti di una Sardegna ora abbastanza lontana. Bello il riferimento ai murales, attività che continua negli anni, dal contenuto profondo e incisivo. Orgosolo è oggi un paese che ha solide radici nel passato ma, nello stesso tempo, ben proiettata verso il futuro.
    Piera

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    Risposte
    1. La ringrazio del commento/precisazione per questo mio scritto che risale ormai a molto tempo addietro e che non avrei mai pensato potesse raggiungere una dimensione pubblica. Rileggendolo ora vedo un eccesso di realismo rispettoso dei sani valori culturali, sui quali aleggiano i versi di Grazia Deledda che ancora ricordo, impressi in una targa all'imbocco della vallata.
      Sergio Menghi

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