Armance
di
Stendhal
Introduzione
di Piergiorgio Bellocchio
Traduzione
di Franco Cordelli
In
copertina David Johnston di Pierre
Paul Proud’hon (1808),
Garzanti
Editore
Narrativa
romanzo
Collana I
grandi libri
Pagg. XXX-193
ISBN 9788811362166
Prezzo € 8,50
Il
primo romanzo
“Armance era
una nipote molto povera delle signore de Bonnivet e de Malivert, quasi della
stessa età di Octave, e poiché si erano reciprocamente indifferenti, i due si
parlavano con assoluta franchezza. Dopo tre quarti d’ora trascorsi col cuore
gonfio d’amarezza, Octave fu colpito da questa idea: Armance non mi fa moine, è
la sola qui ad essere estranea a questo raddoppiamento d’interesse che devo a
un poco di denaro, lei sola, qui dentro, ha una qualche nobiltà d’aqnimo. E
l’unico motivo di consolazione fu di guardare Armance.”
Di certo Stendhal è conosciuto di più per Il
Rosso e il Nero e per La Certosa di Parma, due romanzi che
mantengono inalterato ancor oggi il loro grande valore letterario, due
autentici classici che non risentono delle scorrere del tempo, indifferenti
alle mode letterarie, sempre capaci di avvincere il lettore con la loro
straordinaria attualità.
L’autore francese ha scritto anche altre opere, che
si potrebbero definire, senza esagerazioni, di eccellenza; con l’abitudine che
a volte si ha di procedere come i gamberi, fra queste mi sono imbattuto in Armance,
il suo primo romanzo, dato alle stampe nel 1827.
Preciso subito che se agli occhi di chi già si è
entusiasmato per Il Rosso e il Nero e per La Certosa di Parma questo racconto
intriso di romanticismo può sembrare modesto, all’epoca invece trovò uno scarso
successo per motivi del tutto opposti, legati allo stile di scrittura, non
ridondante, scarno, che va soprattutto al sodo, per l’ambientazione, per la
capacità di evidenziare i difetti di una nobiltà marcescente, per
l’introduzione di un discorso politico e sociale del tutto rivoluzionario per
quegli anni di Restaurazione.
A una lettura più attenta, liberandosi dagli
stilemi propri del romanticismo che danno alla vicenda amorosa di Armance e di
Octave quei toni eccessivi che passano dalla disperazione alla felicità in
continua alternanza, devo dire che questo primo romanzo è invece
particolarmente affascinante, riuscendo gradualmente ad avvincere in un
crescendo che poi si conclude in tre righe di una bellezza sconcertante, ma che
sono ben significative di una classe (i nobili) in via di progressiva
estinzione, perché hanno fatto il loro tempo.
La straordinaria capacità dell’autore di descrivere
i personaggi di questa casta, chiusa in un mondo che si va spegnendo, i loro
rapporti interpersonali, la loro vuota esistenza, mentre il mondo di fuori
reclama di vivere in altro modo chiedendo il riconoscimento di una posizione di
rilievo solo per capacità, e non per nascita, sono frutto di idee nate con la
Rivoluzione francese, portate in parte avanti con Napoleone, di cui Stendhal
era fervente ammiratore, e poi soffocate dopo Waterloo, come se con una
battaglia si potesse fermare un progresso inarrestabile, agevolato, per di più,
da una naturale decadenza che nessuna legge e nessun potere costituito poteva
arrestare.
Penso, inoltre, che Stendhal sia riuscito a
delineare due protagonisti perfettamente complementari, due vite che non
avrebbero potuto che incrociarsi.
Infatti, Octave, nobile di grandi origini, e
Armance, anch’essa blasonata, ma di più modesto lignaggio, sono due giovani in cui sboccia un amore
esclusivamente platonico, una sorta di affetto che trasforma l’amicizia in un
sentimento più forte, rispettosi l’uno dell’altro, in particolare lei, sempre
pronti a tormentarsi o a gioire al massimo livello, in un avvicendarsi di sole
e di buio, di giorno e di notte, condizionati dal loro rango, ma al tempo
stesso inconsapevolmente desiderosi di rompere le catene di una società gretta,
fatua, senza domani.
Lui è turbato, ha momenti quasi di pazzia, altri di
estasi, altri ancora di depressione, ma lei lo ama, perché l’amore è
irrazionalità, è un sentimento che nasce all’improvviso e di cui solo in
seguito si cercano eventualmente le motivazioni.
È tenera, dolce Armance, ma ha carattere, un
carattere che le permette di andare
oltre le stranezze di Octave, quasi
pazzie si potrebbero definire, ingiustificabili agli occhi degli altri, ma una
causa c’è, un orribile segreto che lui tiene tutto per sé, un fardello che
grava come un macigno e di cui solo a volte riesce a dimenticarsi, ed è in quei
momenti che si sente veramente felice, che assapora l’ebbrezza dell’amore.
Di che si tratti si arriverà a capirlo poco a poco
ed è questa un’altra straordinaria abilità di Stendhal, con quel graduale
coinvolgimento, con quel dubbio che sorge al lettore all’improvviso, che
ricaccia, perché gli appare impossibile, ma che poi ritorna, tanti piccoli
tasselli che vanno componendosi come in un mosaico e alla fine quell’ipotesi
che poteva apparire insensata si rivela veritiera.
Il suo è un problema irresolubile, una disfunzione
senza possibilità di cure, un dramma che lo perseguita.
Octave soffre d’impotenza e questa finisce con il diventare
la metafora di una classe sociale senza nerbo, agonizzante e prossima alla
fine. E così il protagonista maschile, naturalmente diverso, è portato a una
progressiva drammatica autoemarginazione, dando vita a un personaggio
indimenticabile, di forte spessore, come lo saranno, nei due più famosi romanzi
successivi, Julien Sorel e Fabrizio del Dongo.
Armance è un’opera che si legge con passione e che resta dentro per sempre,
un altro capolavoro di Stendhal.
Stendhal, pseudonimo di Marie-Henry Beyle nacque a Grenoble il 23 gennaio 1783
e morì a Parigi il 23 marzo 1842.
Ebbe una vita avventurosa e scrisse numerosi libri,
molti dei quali di grande successo ancor oggi.
La sua produzione letteraria comprende, fra gli
altri, La certosa di Parma, La Badessa di Castro, Il Rosso e il Nero, Vita di Napoleone, Armance,
Lucien Leuwen, Ricordi d’egotismo, Passeggiate romane, Vanina Vanini, Vita di Henry
Brulard, L’amore.
Dalla recensione, chiara ed esauriente, sembrerebbe un bel romanzo. Non mi vien l'ora di leggerlo.
RispondiEliminaAgnese Addari