Il sentiero dell’onore
di Marco Salvador
Edizioni Piemme
Narrativa romanzo
Pagg. 448
ISBN 978-88-566-1992-8
Prezzo € 18,50
L’arduo
sentiero dell’onore
Marco Salvador mi ha abituato troppo bene, perché
quando ho voglia di leggere un libro che possa essere sicuramente avvincente
non ho da far altro che acquistare uno dei suoi romanzi storici, veri e propri
affreschi di certe epoche, che non solo risultano estremamente piacevoli, ma
che hanno anche il pregio di evidenziare chiaramente quelle che dovrebbero
essere le caratteristiche nobilitanti di ogni essere umano: la coerenza con i
propri principi, il ripudio di ogni vanità nell’interesse di un’idea che elevi
sé e gli altri, la consapevolezza dei propri limiti e perciò l’umiltà,
un’umiltà che è grandezza, superiore a ogni effimero successo basato solo sul
tornaconto personale e sulla brama di potere.
Così è stato nel bellissimo trittico sui Longobardi
(Il
Longobardo, La vendetta del Longobardo, L’ultimo Longobardo) e
così è nell’ultimo stupendo trittico su Ezzelino da Romano e i suoi successori,
vale a dire La palude degli eroi, L’erede degli dei e questo Il
sentiero dell’onore, così diverso dagli altri, pur nella loro
inconfondibile scia.
Nelle storie di Guido, figlio di Corrado, generato
da altro Corrado, a sua volta figlio di Alberico, ultimo discendente di
Ezzelino da Romano, e di Nicolò, esposte da un io narrante che poi diventerà
lui stesso protagonista, si raccoglie un arco di tempo piuttosto lungo
(dall’ultimo periodo del Medioevo a larga parte del Rinascimento), con le
convulse vicende della Patria, di quelle terre friulane contese da Impero e
Serenissima, pronti ad alimentare, per i propri interessi, le numerose faide
che contrappongono i potenti di quello che un tempo fu uno stato forte, il
Patriarcato di Aquileia.
Divorato da lotte intestine, da nobili e borghesi
continuamente tesi a impadronirsi del potere, fra alleanze che si sciolgono in
tradimenti, che si rinnovano, che chiedono soccorso all’esterno, la fine di
un’indipendenza è descritta in modo mirabile. Si respira l’aria putrescente
della continua slealtà, di chi ignora il senso dell’onore, in convulse e
drammatiche vicende che, per quanto in altre vesti, richiamano tanto l’attuale situazione
del nostro paese.
C’è, però, chi antepone ai propri gli interessi
comuni (e oggi sarebbe considerato un utopista), c’è chi percorre l’angusto e
ripido sentiero dell’onore, alla fine del quale non troverà mai la gloria, se
non quella del proprio sacrificio, l’unica ricompensa per chi nell’umiltà ha
cercato un altro senso della vita, una ricongiunzione con la natura in un
appagamento derivante dal tentativo di dare un volto umano a un’esistenza
altrimenti propria dell’homo homini lupus.
Che si tratti di Guido o di Nicolò poco importa, e
non è tanto perché sono i semi generati da Ezzelino da Romano, bensì perché
sono stati allevati nel rispetto per se stessi, che consiste prima di tutto
nell’obbligo non solo di non venir mai meno alla parola data, ma di perseguire
senza cedimenti quegli ideali di giustizia che da soli possono giustificare
un’esistenza e anche la sua fine.
Tradimenti, sottili ambiguità del potere animano
così queste pagine, nefasti segni di una decadenza a cui l’autentica nobiltà di
Guido e di Nicolò non potrà trovare rimedio; eppure, in questo marciume essi
sono due fiori che indicano la strada per una possibile futura redenzione, così
come Ambrosia, della cui breve vita fa cenno l’io narrante nell’introduzione, è
il simbolo di una purezza d’animo che ai più può apparire incomprensibile.
Questa fanciulla un po’ strana cerca rifugio sotto un letto per non udire i
lamenti dell’erba recisa dalla falce o il dolore degli alberi quando vengono
tagliati, e proprio per questo quando la Serenissima procederà al taglio di un
intero bosco in cui Ambrosia trova spesso rifugio, questa preferirà darsi la
morte per annegamento.
Si tratta di pazzia, direte senz’altro. Certamente,
ma il confine fra la follia e l’eroismo è talmente labile e sottile che è difficile
cogliere le sostanziali differenze, anche perché in questo caso permane quella
coerenza di comportamento che porterà questa stramba ragazza di paese alla sua
tragica fine, propria di chi, grande o piccolo che sia, in silenzio ha saputo
percorrere il sentiero dell’onore.
Questo libro, come tutti gli altri di Salvador, è
semplicemente stupendo.
Marco
Salvador è nato a
San Lorenzo, in provincia di Pordenone, nella casa in cui vive tutt’oggi.
Ricercatore storico, per professione e per passione, con un interesse
particolare per il Medioevo, ha pubblicato numerosi saggi sulle comunità rurali nel medioevo e sulle giurisdizioni feudali minori. Inoltre ha
scritto sei romanzi: Il longobardo
(Piemme, 1^ Edizione 2004, 2^ Edizione 2008), La vendetta del longobardo (Piemme,
2005), L’ultimo longobardo (Piemme,
2006), La casa del quarto comandamento
(Fernandel, 2004), Il maestro di
giustizia (Fernandel, 2007), La
palude degli eroi (Piemme, 2009) e L’Erede
degli Dei (Piemme, 2010).
Recensione di Renzo Montagnoli
Ancora una riuscitissima recensione. Sa che lei è proprio bravo a scriverle, a differenza di non pochi critici blasonati?
RispondiEliminaAgnese Addari