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Non siamo mai del tutto negativi.
Il ladro di sogni
di Renzo Montagnoli
Per chi non lo sapesse
ancora, non c'è un'unica terra, ma ce ne sono due, così come ognuno di noi non
è unico, ma ne esiste, spesso sconosciuto, un altro, di cui ignoriamo o preferiamo
ignorare l'esistenza. Questa è la storia di uno dei tanti, o meglio di due in
uno dei tanti.
Il luogo e il tempo non contano,
perché ciò che importa è il personaggio, nel nostro caso il ragionier
Tal dei Tali. Statura media, età media, occhi grigio
medi, capelli di media lunghezza, insomma un perfetto sconosciuto come ci
capita di vederne ogni giorno, senza che ci lasci traccia.
Un volto normale, anonimo, un
portamento elegante in linea con il lavoro svolto e con l'ambiente sociale a cui appartiene: potrei essere io, potreste essere voi.
Il ragioniere sta andando al lavoro
come ogni giorno, sempre alla stessa ora, identico il percorso, il traffico
caotico, il ritardo. Una vita normalissima, sposato, due figli, una bella casa,
un buon posto, uno stipendio più che dignitoso, insomma un tipico
rappresentante del ceto medio. L'autoradio gracchia sempre le stesse cose: la
politica, ormai insulsa, la cronaca nera, lo sport ed il nostro ragioniere
ormai ne percepisce solo il suono.
Ecco siamo arrivati al crocevia dei
lavavetri, ignobili sozzoni che fingono di pulirti il parabrezza per avere in
cambio qualche spicciolo; c'è da far battaglia perché non appoggino la spazzola
sul vetro, magari rigandolo, di quell'auto nuova di
cui val la pena di pavoneggiarsi.
Non c'è il solito lercione,
un ragazzotto che, anziché pulire i parabrezza,
dovrebbe darsi una bella spugnata, consumando almeno un bel pezzo di sapone.
Strano, perché era immancabile con la sua petulanza e la sua insolenza.
C'è invece, al suo posto, una ragazzina
smunta, con i capelli untuosi raccolti a trecce: evidentemente anche in
quest'attività c'è il turn-over.
Neppure l'avesse scommesso, nel
momento di impegnare l'incrocio il semaforo passa al rosso.
Piede sul freno, l'auto che slitta
sull'asfalto bagnato, si gira e colpisce con violenza la
lavavetri.
- Porca miseria, ci mancava anche
questa. Cosa aspettano a toglierli di mezzo!
Accorre gente, i vigili, tutti si
affannano in una gara di falsa pietà per soccorrere la vittima ed il nostro
ragioniere? Niente; resta seduto al suo posto e pensa
- Un altro ritardo in ufficio, l'appuntamento con il cliente X mancato, le
scocciature dei verbali, ma che ritornino al loro paese questa feccia
dell'umanità!
I vigili lo invitano a scendere e,
quasi scocciato, acconsente, ed è allora che la vede veramente, scorge quegli
occhi neri che fissano il vuoto, nota la bocca aprirsi e appena ode queste
sbiascicate parole - Non è colpa sua; non avrei dovuto star sull'incrocio.
Il ragioniere non sente più nulla, la
ragazzina è svenuta e viene caricata
sull'autoambulanza, sale anche lui, lascia tutto in mezzo all'incrocio, perché
è accaduto qualche cosa di incredibile, una metamorfosi. E mentre a sirene
spiegate il mezzo si allontana può scorgere evanescente, accanto all'auto,
confusa fra la folla, la figura del ragionier Tal dei
Tali.
Possibile una cosa del genere? Si tocca le mani, si stropiccia gli occhi, guarda nel vetro
opaco del finestrino riflesso il suo volto: tale e quale il ragionier
Tal dei Tali, nessuna differenza.
Le resta accanto,
sempre, anche quando si addormenta sotto l'effetto dei sedativi; le bagna la
fronte, le accarezza il viso e quando scendono le ombre della notte non si
stacca ancora dal letto ed ascolta la ragazzina che, nel dormiveglia, parla,
racconta i suoi sogni.
Terre lontane, miseria inclemente, la
mamma, il babbo, i fratellini lasciati laggiù, la speranza di portare loro un
minimo di aiuto, le guerre fra poveri e altri poveri, il desiderio di un
ritorno alla propria casa, ai propri usi, alla propria vita, il sogno disperato
di un essere disperato.
Il ragioniere ascolta, gli occhi
fissi ed umidi, un senso di disagio per il contrasto fra quel mondo e il suo.
E' tanto assorto che non si accorge che la ragazzina, dieci, forse
dodici anni, si è risvegliata e lo osserva.
- Scusami.
Si scuote dal suo torpore - Come?
- Scusami.
La stringe a sé, l'abbraccia, la
bacia, mentre le lacrime gli rigano le guance.
Ventiquattro ore dopo viene dimessa e il ragioniere ritorna a casa. E' cambiato,
se ne sono accorti tutti in famiglia; non se la prende più con il governo, è
diventato straordinariamente calmo ed è sempre assorto, come se la sua mente
fosse altrove.
Ogni mattina la cerca all'incrocio,
ma non la trova; anche la sera al ritorno si guarda intorno invano: niente.
Sono passati ormai diversi giorni
dall'incidente e di lei si sono perse le tracce.
La mente del ragioniere però è sempre
là, in quel villaggio donde è venuta, in quel sogno del letto d'ospedale. E'
cambiato molto in ufficio: è diventato più comprensivo, ha perso la sua
consueta irritabilità.
Dicono di lui - Vive come in sogno. –
oppure – E' cambiato, dopo l'incidente.
Hanno ragione gli uni e gli altri,
perché lui ha riscoperto la parte migliore di se stesso, quella linfa vitale
inaridita dalle convenzioni.
E' bastato un niente: un incidente ed
il furto di un sogno per diventare umano.
È un racconto bellissimo, e magari adesso che è diventato umano magari lo credono matto. Complimenti, Renzo.
RispondiEliminaLa metamorfosi di un ragioniere in un essere umano: può succedere, peccato che sia un evento sempre più raro.
RispondiEliminaCome sempre, caro Renzo, i tuoi scritti, oltre a donare il piacere della lettura, sono un invito a soffermarsi sui problemi esistenziali e di convivenza in un mondo sempre più piccolo.
Complimenti.
Enzo Maria Lombardo
Oltre il contenuto di cui è già stato detto dagli altri lettori e che condivido, mi ha colpito lo stile. Nuovo, essenziale, moderno. Molto piaciuto.
RispondiEliminaciao
franca
In puro stile Romagnolesco, un racconto che apre alla speranza, che fa credere possibile un rivolgimento interiore.
RispondiEliminaC'è da sperare che all'improvviso ogni persona, per anonima che sia, si risvegli dal torpore e cominci a vedere e a sentire la condizione reale di tanti esseri umani.
Grande narratore, Renzo!
ciao
cri
Bravissimo, Renzo! Però, solo una cosa: fa in modo che il ragionier Tal dei Tali continui a indignarsi contro il governo...
RispondiEliminaMilvia
Confermo i giudizi ampiamente positivi di chi mi ha preceduto. Viviamo in un mondo talmente disumano che un po' di umanità viene scambiata per pazzia.
RispondiEliminaAgnese Addari
Molte volte servono questi inconvenienti per farci capire l'altro lato della medaglia...si fa per dire... delle persone, ed allora si diventa forse più saggi e coscienti delle tante realtà che ci circondono.
RispondiEliminaBon soirè
Bisousssssssss
♥ vany
Un racconto nel quale, come sempre, vengono toccati diversi temi e dal quale, attraverso i personaggi, emerge il tuo sguardo sugli avvenimenti.
RispondiEliminaIn ognuno di noi sono presenti aspetti contrastanti, c'è il bianco e c'è il nero, in misure mai uguali.
Così, anche in una vita mediocre ci accendono lampi di nobiltà. Ed ecco il sogno, magari quello di un altro, che poi diventa un inspiegabile punto di partenza, un nuovo sguardo sugli altri e su noi stessi.
Un racconto bello e coinvolgente, come sempre letto con piacere.
Piera
La vita si concede le inverisimiglianze più clamorose;non esiste una "normalità"a cui commisurare l'anormale.Non c'è uomo,osservò il Pascal,che differisca più di un altro da se stesso nella successione del tempo,si legge nell'Umorismo.Risulta evidente ,in questo racconto ,un interessante intento didascalico:rivalutare e ,di conseguenza,rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita,nonchè cambiare i valori che devono essere cambiati.....Essere semplicemente umani!! Un abbraccio.Maria
RispondiEliminaQuesto racconto mi ha commosso, speiga con un linguaggio semplice uno dei doni piu' preziosi a nostra disposizione, ma che pochi accettano, ossia il cambiamento !Oggi siamo quel che siamo,domani possiamo stravolgere la nostra vita!Il mio blog riporta le mie poesie e fiabe,se ti va passa per un salute.
RispondiEliminaUn racconto che è un inno alla speranza, che lascia intravvedere nella nebbia dell’interesse che tutto distrugge, la via per un’umanità migliore, in cui solo la solidarietà è testimonianza di vita e non l’arricchimento continuo, ricercato con tutti i mezzi.
RispondiEliminaAldo Danese