Il caso Saint-Fiacre
di Georges Simenon
Traduzione di Giorgio Pinotti
In copertina Clarence John Laughlin,
Lo
specchio del tempo che fu (1946)
Adelphi Edizioni
Narrativa romanzo
Collana Gli Adelphi
Pagg. 148
ISBN 9788845912399
Prezzo
€ 10,00
Un’indagine sul filo dei ricordi
Georges Simenon, scrittore belga di lingua
francese, è stato autore di una produzione copiosissima, con centinaia di
romanzi e di racconti, di diversi generi, ma con una spiccata preferenza per il
giallo e in quest’ambito a lui si deve la creazione di uno dei personaggi più
amati in letteratura, cioè il commissario Jules Maigret. Sono numerose le trame
(ben 75 romanzi e 28 racconti) che vedono protagonista il riflessivo poliziotto
parigino, un investigatore a cui piace immergersi nell’atmosfera propria dei
luogo in cui è stato commesso il crimine, seguendo il suo istinto, il suo fiuto
di segugio, che non viene meno anche in presenza del fumo della sua immancabile
pipa.
I gialli che lo vedono protagonista differiscono da
quelli in auge fino agli anni ’20 del secolo scorso, caratterizzati da perfette
geometrie proprie di delitti perfetti, o quasi, da investigatori che sembrano
dei superuomini, con ambientazioni di prestigio, o comunque altolocate.
Maigret è tutto fuorché perfetto, è riflessivo, ma
è l’istinto che lo guida, così come l’ambiente è quello più assai diffuso, cioè
quello popolare e anche piccolo borghese.
Più che la vicenda, i ragionamenti per arrivare a
individuare il colpevole, per Simenon ciò che conta é l’individuo in quanto
tale, anche con i suoi sentimenti, con i suoi motivi per i quali è giunto al
crimine.
Alla fine del racconto in cui ci sé deliziati della
caratterizzazione dei personaggi e dell’atmosfera, sempre particolarmente
curata, è inevitabile poi che Maigret arrivi a scoprire il colpevole.
Non è così, però, in Il caso Saint-Fiacre, con il nostro investigatore che, a seguito di
un messaggio anonimo che annuncia una prossima morte, si reca in tutta fretta
da Parigi a Saint Fiacre, paesino di campagna che prende il nome dal nobile del
posto, di antica casata.
Per Maigret è un ritorno alle origini, perché lì ha
trascorso la giovinezza, perché lì è sepolto suo padre, che era proprio
l’intendente del conte di Saint-Fiacre.
E’ autunno, è freddo, la campagna è spettrale e
proprio alla prima messa, come indicato nel messaggio anonimo, la contessa
viene a mancare all’improvviso. Delitto o morte per cause naturali? O una via
di mezzo fra l’una e l’altra possibilità?
Nella gretta atmosfera di un piccolo borgo
agricolo, Maigret si lascia condurre quasi da spettatore degli eventi; annota,
però, indaga in silenzio, ma la verità, che lui aveva già intuito, sortirà al
termine di una cena grottesca al castello dei Saint-Fiacre, l’ultimo baluardo
di una famiglia in estinzione, di una nobiltà ormai decaduta.
Lo stile è scarno, diretto, ma si respira a pieni
polmoni l’aria di sospetto che si aggira in quel luogo, dove più d’uno poteva
aver motivi per commettere il crimine, ma fra i quali uno solo è il colpevole,
smascherato per di più da uno dei sospetti.
Da questo straordinario romanzo è stato tratto nel
1958 un film altrettanto famoso, Maigret e il caso Saint-Fiacre, diretto da
Jean Delannoy e interpretato, nella parte di Maigret, da un grande Jean
Gabin.
Il romanzo è assai piacevole e quindi la lettura è
senza dubbio consigliata.
Georges Simenon, nato a
Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatré romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti
pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il
commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti
pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per
le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore
per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e
disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra
questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande
e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «…
leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono
scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio,
bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Le Centre d'études Georges Simenon et le Fonds Simenon de l'Université de Liège si trovano all'indirizzo: www.ulg.ac.be/libnet/simenon.htm.
Le Centre d'études Georges Simenon et le Fonds Simenon de l'Université de Liège si trovano all'indirizzo: www.ulg.ac.be/libnet/simenon.htm.
Recensione
di Renzo Montagnoli
e anche ottimo recensore, sempre.
RispondiEliminacri
Una bella recensione, attenta e "pacatamente appassionata". Mi sembra infatti di intravedere simpatia e ammirazione per lo scrittore e per il suo riuscitissimo personaggio.
RispondiEliminaCiò che scrivi spinge sempre ad una rivisitazione delle tue intelligenti proposte letterarie.
Grazie. Buona domenica.
Piera