Per
te morirei e altri racconti perduti –
Francis Scott Fitzgerald - Rizzoli - Pagg. 455 –
ISBN 9788817093651 - Euro 22,00
Officina
letteraria
Il
volume curato da Anne Margaret Daniel, autrice di numerose monografie
sull’autore e insegnante di letteratura presso la New School di New
York, raccoglie gli ultimi racconti inediti dello scrittore. Si
tratta prevalentemente di brevi storie e di alcuni soggetti per il
cinema resi efficaci da uno stile di scrittura indubbiamente
contaminato dagli interessi prevalenti all’epoca, da un vissuto
problematico, ma soprattutto da uno sforzo creativo oscillante tra il
pragmatico desiderio di vendere a riviste per garantire cure
psichiatriche adeguate alla sua Zelda e quello più nobile di
assecondare una scrittura matura capace di rivelare un’identità
altra rispetto a quella congelata dai suoi più noti romanzi.
La
ragione del loro essere inediti è tutta qui: il mercato editoriale
non era pronto per il nuovo Fitzgerald, morì prematuramente derubato
della sua nuova maturità artistica. Tacciati come scritti
“insoddisfacenti”, rimandati al mittente per essere rimaneggiati
ad uso e consumo del vasto pubblico, furono degne vittime di un
mercato editoriale spietato incapace di andare oltre il cliché
preconfezionato che si voleva attribuire all’icona degli Anni
Ruggenti.
Il
volume è estremamente curato e ogni racconto è preceduto da una
nota introduttiva che permette di contestualizzare la genesi di
ognuno di essi consentendo al contempo, grazie anche ad vasto
repertorio fotografico, di ripercorrere gli ultimi anni di vita di
Fitzgerald. Al lettore che conosce i suoi romanzi questi scritti
consegnano una degna pietra di paragone e un tassello conoscitivo
imprescindibile anche se spesso appaiono irrisolti, frammentari e a
tratti involuti per cui ci si ritrova a chiedersi cosa avrebbe potuto
ancora regalarci se la sua penna avesse potuto esprimersi oltre il
tempo concessogli.
Alcuni
racconti riflettono il senso di delusione verso il mercato editoriale
e verso l’industria cinematografica, altri affrontano la malattia
mentale ( da solo “Incubo – fantasia in nero- ” , ambientato in
una clinica psichiatrica, vale l’intero volume), altri sono
ispirati alla povertà conseguente la Grande Depressione, al
razzismo, ai diritti civili.
È
quasi paradossale constatare insieme allo scrittore l’assurdità
insita nel mercato che lo osannava negli anni Venti come meritevole
scrittore di racconti e lo pagava profumatamente mentre lui si
definiva “imbrattacarte” e sorrideva del “ciarpame” che il
Post pubblicava.
In
sintesi : un volume per appassionati e cultori o anche per lettori
curiosi.
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