Foto da web
Il
pianto del Rio Secco
di
Vincenzo D’Alessio
ad
Antonio Giannattasio, esponente di
Sono
nato qui, ne ho memoria
dove
le rocce bianche vegliano
da
anni i miei ritorni
Sono
nato insieme ai miei
fratelli
dalle nevi perenni
dei
Mai dalle sotterranee vene
che
d’inverno bevono acqua
La
mia strada ha visto
tanti
nomi ma una l’acqua
che
arrivava alla ruota
dura
dei mulini dove
grano
e farina erano la gioia
di
un anno intero di lavoro
L’acqua
che ho portato
ai
bottali veloci della concia
il
tannino che accoglievo
ora
cromo terribile mangia
come
fuoco le mie vene
Gli
uomini hanno perso il tesoro
lasciato
dai padri dove
l’oro
era la mia acqua
da
bere al lavoro nel giorno
nel
ritorno a casa la sera
Maledizione
è stata questa
dose
tanto che il letto dove
poso
arde di verde mortale
non
c’è pace né gioia agli uomini
e
agli animali morti di sete
Ho
trascorso anni fino al mare
ho
visto luoghi nuovi ogni stagione
poi
mi hanno tolto la passione
delle
sorgenti e oggi sono
solo
un cumulo di sassi
arido
suolo incastrato nel
dimenticatoio
delle ore
invisibile
ai bambini senza
l’umore
cristallino della mia
voce
spenta per sempre.
Il
sottofondo musicale:
Un testo profondamente triste, bello e triste. C'è proprio tutto, la natura, il lavoro dell'uomo, gli errori dell'uomo. E c'è una chiusa meravigliosa e sconsolata.
RispondiEliminaGrazie.
Piera