Tutte
le poesie 1940 – 1953
di
Rocco Scotellaro
Cura
e nota di Franco Vitelli
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.a.
Poesia
Pagg.
XXXVI – 354
ISBN 9788804532347
Prezzo
Euro 10,00
Mai
fu più intensa una così breve vita
Spesso
ignorato, a volte appena oggetto di un accenno, l’opera del poeta
ha rischiato di affondare nelle sabbie mobili dell’oblio, evento
nefasto a cui non poco ha contribuito la figura dell’autore,
poliedrica, interprete genuina di un ceto diseredato a cui ha tentato
di dare una speranza. Certo la figura di Rocco
Scotellaro,
sindacalista, uomo politico sindaco di Tricarico, avvolta nel mito
ancor più reso incisivo dall’improvvisa scomparsa a soli 33 anni
di età, splende a tal punto da correre il rischio di oscurare lo
Scotellaro poeta, nonché narratore, artista di non poco conto, anzi
fra i grandi della seconda metà dello scorso secolo. Il rischio più
grosso, però, fu che questa notevole produzione poetica restasse nei
cassetti, ma per fortuna Carlo Levi, che aveva conosciuto Scotellaro
negli anni del confino, la rese nota con la pubblicazione nel 1954 di
una raccolta intitolata E’
fatto giorno.
Ci troviamo quindi di fronte all’atipico caso di un poeta postumo,
giacché nella sua breve vita non ebbe la gioia di essere alla
ribalta, almeno in questo campo. Successivamente seguirono
pubblicazioni di altre raccolte, fino a quando non si decise di
provvedere organicamente alla messa in stampa dell’opera omnia ed
ecco allora il presente volume, secondo una ricostruzione e un
accorpamento dei vari testi effettuata da Franco Vitelli che, nella
nota introduttiva, precisa di averli divisi in quattro blocchi (E’
fatto giorno; Margherite e rosolacci; Frammenti ed epigrammi; Canti
popolari).
Credo che questa impostazione, oltre a rendere più omogenea la
pubblicazione, abbia anche il pregio di cercare un accomunamento di
tematiche che tendono meglio a delineare l’intrinseca elevata
qualità di questa poesia neorealista.
In
ogni caso le liriche, armoniche, sono di particolare bellezza nella
loro varietà e, per dimostrarlo, eccone due: da Lucania
(M’accompagna
lo zirlio dei grilli / e il suono del campano al collo / d’un
inquieta capretta. /…)
e da L’acqua piovana (Salute,
miei parenti morti, / l’acqua piovana vi lava la faccia. /…).
Sullo
sfondo c’è sempre la terra natia verso la quale il suo amore deve
essere stato viscerale, come viscerale era quello per i suoi
abitanti, per i miseri contadini delle valli, e in genere per tutti
gli ultimi di questo mondo. Ecco che ritorna, in poesia, il forte
impegno civile e sociale, come in Pozzanghera nera il diciotto aprile
(Carte
abbaglianti e pozzanghere nere…/hano pittato la luna / sui muri
scalcinati!/ I padroni hanno dato da mangiare / quel giorno si era
tutti fratelli, / come nelle feste dei santi / abbiamo avuto il fuoco
e la banda. / Ma è finita, è finita è finita / quest’altra
torrida festa / siamo qui soli a gridarci la vita / siamo noi soli
nella tempesta. / E se ci affoga la morte / nessuno sarà con noi, /
e col morbo e la cattiva sorte / nessuno sarà con noi. / I portoni
ce li hanno
sbarrati / si sono spalancati i burroni. / Oggi ancora e duemila anni
/ porteremo gli stessi panni./ Noi siamo rimasti la turba / la turba
dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi
denti.).
Direi che questa poesia è quella che meglio di tutte delinea Rocco
Scotellaro sindacalista, politico e poeta, una fusione più unica che
rara, un’immagine che di per sé non ha bisogno di commenti. Le
poesie di questo volume sono tante (468) e mi piacerebbe riportarne
delle altre, ma sarebbe superfluo, perché non c’è di meglio che
di leggerle piano piano, centellinando i versi, correndo con la mente
a un mondo arcaico, a una civiltà contadina bruciata da un
travolgente progresso industriale, e di cui non restano più nemmeno
le ceneri, se non nei versi, spontanei, magari sofferti, ma
appassionati di un uomo la cui vita, alquanto breve, fu intensa come
una lunga combattuta esistenza.
Da
leggere, perché i capolavori devono essere letti.
Rocco
Scotellaro (Tricarico,
Matera, 1923 - Portici, Napoli, 1953) scrittore italiano. Dalla sua
sofferta esperienza di militante socialista, impegnato a riscattare,
anche con l’azione politica, la secolare degradazione del
sottoproletariato rurale della Lucania, Scotellaro ricavò gli
elementi costitutivi di un messaggio poetico (È fatto giorno, 1954,
premio Viareggio; Margherite e rosolacci, 1941-1953, 1978) che
esprime una genuina assimilazione dei moduli neorealistici,
evidenziati nel saggio-inchiesta sui Contadini del sud (1954) e
nell’abbozzo di romanzo L’uva puttanella (1955). Le opere,
pubblicate postume, hanno generato contrastanti giudizi sul suo ruolo
di attivista politico, di intellettuale contestatore e di suggestivo
cantore di miti ancestrali della cultura contadina.
Renzo
Montagnoli
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