Derubati di sovranità.
La guerra delle élite contro i cittadini
di Gianluca Ferrara
Edizioni Il punto
d’Incontro
Saggistica
politica-economica
Pagg. 142
ISBN 9788868201371
Prezzo € 6,90
Ritorniamo uomini liberi!
La crisi
sembra senza fine, non c’è giorno che una fabbrica non chiuda mettendo sul
lastrico centinaia di lavoratori, e alle difficoltà economiche si aggiungono
anche quelle atmosferiche, con piogge di tipo monsonico, cioè vere e proprie
cascate d’acqua che dilagano ovunque portando morte e distruzione.
Come la
prima, come quell’economia che pare il cane che si mangia la coda, anche il
tempo non è una fatalità, ma è il frutto della sistematica azione dell’uomo che
sta depredando il pianeta. Cosa c’è dietro questo scenario apocalittico, chi
sono i principali colpevoli di tali sfortune?
Questo
libro di Gianluca Ferrara fornisce le risposte e, guardate bene, non si tratta
di ipotesi campate in aria, ma è il risultato di un approfondito studio di
carattere economico e sociologico basato esclusivamente su dati ufficiali.
Tuttavia, temo che non possa essere creduto, visto che è un guscio di verità in
un mare in tempesta di menzogne, propinateci da anni in modo subdolo e ossessivo,
grazie soprattutto alla televisione, che ha la straordinaria capacità, con
l’immagine, di far credere reale ciò che non é. Siamo stati indotti a consumare
sempre di più, perché se è giusto consumare, altra cosa è essere condizionati a
credere che l’acquisto di un bene ci possa portare alla tanto agognata
felicità, che nel caso specifico si elide nel brevissimo periodo in cui pagato
l’oggetto ci si trova per le mani non il rimedio del nostro quotidiano malanno,
ma un nuovo ossessivo bisogno perché incalzati da una nuova chimera. Si è
arrivati al punto che non si produce più in base ai bisogni, ma che si creano
di continuo nuovi bisogni onde proporre subito di che soddisfarli. In questo
girone perverso, ideato e alimentato da pochi individui che da soli si
spartiscono la quasi totale ricchezza del mondo, finiamo con l’essere loro
inconsapevoli complici, alla ricerca continua di nuovi guadagni da bruciare nel
nulla, come dei drogati, privi di qualsiasi volontà. E allora crediamo a tutto,
alla panzanata che il nostro colossale debito pubblico è stato causato dal
nostro modo di vivere ben superiore alle nostre possibilità, il che non è vero,
perché noi ci siamo quasi distrutti per poter comprare ciò che è così
indispensabile, che hanno tutti e che pertanto non averlo finirebbe con
l’emarginarci. Abbiamo anche creduto che con la globalizzazione, con i nuovi
investimenti ci sarebbe stato più lavoro, e invece questo è diminuito; ci siamo
illusi con la moneta unica di essere come i tedeschi (loro invece non si sono
illusi, sono rimasti i tedeschi di prima, ma con ben più soldi in tasca). Per
fortuna però che ancora c’è la democrazia, ma quale democrazia? Quella che
quando vai a votare a chiunque tu dia il tuo consenso puoi star sicuro che non
cambierà niente, che la situazione sarà già tanto se non peggiora? Ed è forse democrazia quella che acquista a
spizzichi gli F35 e non ha i soldi per i disabili, o quella che grazie a un
Presidente della Repubblica che lo sta diventando a vita ha messo dapprima a
capo del governo un non eletto, come poi ha fatto anche per l’attuale? Se la
democrazia è questa quasi quasi preferisco la dittatura perché là, volente o
nolente, il capo diventa l’unico responsabile di ogni azione, senza quei
giochini e quei balletti che ci tocca vedere ogni giorno. Così, senza
accorgerci siamo stati derubati della sovranità, perché chi sta al governo è lì
su mandato di noi tutti e a noi deve rispondere del suo operato, e a nessun
altro.
In questo
schema societario mondiale se al vertice ci sono i cosiddetti poteri oscuri -
ma poi così oscuri non sono, perché mi chiedo come mai ogni anno questi signori
dell’elitario Club Bildenberg si riuniscono a porte chiuse e nulla trapela – i
politici sono un gradino più sotto, sono i vassalli, poi giù giù in fondo ci siamo noi, i sudditi, i servi della
gleba.
L’analisi
di Ferrara è spietata, incide nelle nostre errate convinzioni come il bisturi
tagliente di un chirurgo, e devo dire che non fa piacere scoprire che quello
che forse per atavico istinto temevamo non è un’ipotesi, ma un fatto concreto.
Subito ci si pone una domanda: c’è rimedio? Se c’è voluta la rivoluzione
industriale in poco più di due secoli per ridurci così, se abbiamo lasciato che
impunemente prendesse il sopravvento il neoliberismo economico, che vede lo
stato come un nemico, salvo poi ricorrere ad esso nel caso che certe
speculazioni vadano male (ma chi paga siamo sempre noi), la soluzione c’è,
anche se non percorribile in tempi brevi. Se è vero che occorrerà riconquistare
le sovranità nazionali, monetarie e alimentari, quello che è più necessario è
recuperare la sovranità dell’uomo, cioè noi dobbiamo diventare artefici del
nostro destino, noi dobbiamo credere in noi e non in ciò che ci viene
propinato, dobbiamo vedere con i nostri occhi, dobbiamo arrivare a capire che
la ricchezza esiste perché c’è la povertà degli altri, che le disuguaglianze
sono solo foriere di sventure, che la vita, questo breve percorso dall’alba al
tramonto è da fare insieme, senza ostacolarci, e che essa può essere infinitamente
bella e serena anche se non si riesce a comprare l’ultimo modello di iPad
oppure una Ferrari.
Già il
prendere coscienza del nostro stato è un buon inizio e grazie a questo
bellissimo saggio di Gianluca Ferrara è ora maggiormente possibile.
Gianluca Ferrara laureato
in Scienze Politiche è un saggista noto per la sua analisi dei fenomeni
politici e degli scenari economico-sociali, ha scritto per diverse riviste e
quotidiani nazionali come Il Manifesto e L’Adista. Ai suoi libri hanno
partecipato: Andrea Gallo, Alex Zanotelli, Beppe Grillo, Vandana Shiva e Paul
Connett.
E’ direttore editoriale della casa
editrice Dissensi Edizioni, quella che a lui piace definire
un laboratorio culturale di contro-informazione e
partecipazione. Collabora con Il FattoQuotidiano.it.
Recensione
di Renzo Montagnoli
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