Leggetele a tempo di
valzer:
A Gesù Bambino
di Umberto Saba
La notte è scesa
e brilla la cometa che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino
Tu, Re dell’Universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa' ch'io sia buono,
che il cuore non abbia che dolcezza.
Fa' che il tuo dono
s'accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda nel tuo nome.
e brilla la cometa che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino
Tu, Re dell’Universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa' ch'io sia buono,
che il cuore non abbia che dolcezza.
Fa' che il tuo dono
s'accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda nel tuo nome.
Avvento
di Thomas Merton
Affascinate, cieli, con la vostra purezza
queste notti d'inverno
e siate perfetti!
Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,
e sparite.
Tu, luna, sii lenta a tramontare,
questa è la tua pienezza!
Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio
verso i quattro lati dell'universo stellato.
Il tempo cade, come manna, agli angoli
della terra invernale.
Noi siamo diventati più umili delle rocce,
più attenti delle pazienti colline.
Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,
o sante sfere,
mentre le menti, docili come bestie,
stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,
e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che
pascolano alla luce delle stelle.
Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre
Solenni vallate;
e tu, viaggia come la Vergine gentile
verso il maestoso tramonto dei pianeti,
o bianca luna piena, silente come Betlemme!
queste notti d'inverno
e siate perfetti!
Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,
e sparite.
Tu, luna, sii lenta a tramontare,
questa è la tua pienezza!
Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio
verso i quattro lati dell'universo stellato.
Il tempo cade, come manna, agli angoli
della terra invernale.
Noi siamo diventati più umili delle rocce,
più attenti delle pazienti colline.
Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,
o sante sfere,
mentre le menti, docili come bestie,
stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,
e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che
pascolano alla luce delle stelle.
Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre
Solenni vallate;
e tu, viaggia come la Vergine gentile
verso il maestoso tramonto dei pianeti,
o bianca luna piena, silente come Betlemme!
Del rosso di questo Natale
di Aurelio Zucchi
Del rosso di questo Natale
aspetto il bagliore vincente,
quel fascio di luce che prende
e caldo, denso, avvolgente
negli occhi e nei cuori s’espande
per poi rinnovarsi all’istante.
Di fretta
di Piera Maria Chessa
Transitano
nelle strade
molte auto
in questi
giorni che preparano
alle feste.
E sui
marciapiedi
sono in
tanti
a camminare
veloci,
talvolta, a
passeggiare lenti.
Numerosi
gli acquisti da fare,
da avere
pronti
per un
giorno speciale,
presto sarà
Natale.
Seduta
accanto all'ingresso
di un
grande mercato
osservi la
gente,
ne segui i
movimenti,
l'ondulare
del passo.
Lo sguardo
un po' teso
di chi ha
ancora da fare,
non c'è
gioia né attesa
soltanto la
fretta
l'urgenza
di avere.
Nessuno si
ferma
a parlare o
ascoltare
ciò che
forse hai da dire,
non
potrebbe in fondo
veramente
capire
che tu non
aspetti da nessuno
dei doni.
Soltanto
vorresti
poter
confessare
quanto
possa far male
sentirsi da
soli
vicino al
Natale.
Dintorni Natalizi
di Andrea Zanzotto
Natale, bambino o ragnetto o pennino
che fa radure limpide dovunque
e scompare e scomparendo appare
come candore e blu
delle pieghe montane
in soprassalti e lentezze
in fini turbamenti e più
Bambino e vuoto e campanelle e tivù
nel paesetto. Alle cinque della sera
la colonnina del meteo della farmacia
scende verso lo zero, in agonia.
Ma galleggia sul buio
con sue ciprie di specchi.
Natale mordicchia gli orecchi
glissa ad affilare altre altre radure.
Lascia le luminarie
a darsi arie
sulla piazza abbandonata
col suo presepio di agenzie bancarie.
Natali così lontani
da bloccarci occhi e mani
come dentro fatate inesistenze
dateci ancora di succhiare
degli infantili geli le nobliate essenze
E fu Natale
di Renzo Montagnoli
La luce calda di una stella
nella notte buia del mondo
e fu Natale.
E’ tornato…
di Domenico Sergi
Non c’è altezza oggi, tra cielo e terra
sembra un tutt’uno grigio
l’umore e l’ore vanno a luci spente
come si fosse fatto subito
già sera…
Poi…d’improvviso, invece…si squarcia
il cielo
si allargano le nubi
s’affaccia prepotente un raggio
che arrossa di sole
il tondo della terra
e vola la notizia
come un sussurro dolce ch’ apre
il cuore…
- LUI è tornato
!! duemila anni
dopo
senza spada né bastone
ma col sorriso, la
parola, il perdono…! -
Vertigini per un momento
e un dubbio lancinante…
sapremo accoglierlo, malati come siamo
o andremo in cerca subito dei legni di
ginepro ?
faremo un fascio dei Giuda e dei Pilati
per fargli scudo e porlo sugli
altari ?
Ora è fermento
in tutta la natura
con i papaveri ad infiammare i campi
e noi, granelli a tempo
nascere vivere e morire
con un gran desiderio dentro
di trasformare finalmente il mondo
in una Shangri La reale
cioè “…in un posto senza nuvole
col
tempo che non vola
col
sole che non brucia
e
notti dolci dolci…come favola”
Ce la faremo questa volta insieme ?
Vorrà darci una mano ?
“ ..” da una mia vecchia poesia
su Shangri La
Il canto del cuore
di Gloria Venturini
Nell’aria sottile
fili impercettibili
di vibrazioni d’anima
ricamano la luce del nostro tempo.
L’essenza nel suo punto di mezzo
trova parti di me che vestono
la fisicità dell’essere,
parti invece che svaporano nell’etere,
si fanno melodia e come note di luce
disegnano il canto del cuore.
La scintilla divina
rischiara la via delle scelte,
di quelle fatte e di quelle possibili
e di quelle lasciate al vento.
Il soffio dell’esistenza si agita dentro,
i pensieri offuscano l’assolo
dell’infinito che divampa.
Mi metto in ascolto,
mentre scende lentamente una lacrima,
piano piano, senza fare rumore.
Il
canto delle lavandare
di
Renzo Montagnoli
Andar
per campagna in questi giorni freddi
che
di poco precedono il Natale
é
un'avventura, specie se come oggi
si
stende fitta la padana nebbia
a
celare campi arati
e
prati d'erba scolorita,
ma
val la pena di girovagare
in
un mondo senza luce e senza suoni
che
tanto invita a fantasticare.
Ed
é il ricordo di tempi andati
che
a tentoni mi conduce alla roggia
dove,
da troppi anni ormai passati,
stavano
a faticare le lavandare.
E'
forse una nenia, una cantilena
che
là mi richiama, voci velate
che
si perdono nella fredda bruma.
Ed
è come un incanto riudire quei suoni,
immaginare
un tempo che é stato
di
cui non resta che il ricordo
di
grossi deretani proni sulla riva
in
alternanza mossi dalla ribattuta sugli scanni
per
il risciacquo in acqua gelida dei panni altrui.
Il
canto lento, una nenia sfibrante
mi
rammentava la realtà di ogni giorno,
di
quelle povere donne a faticar anche d'inverno
con
i geloni alle mani per trarne quel tanto
da
far quadrare il magro pranzo con l'altrettanto magra cena.
E
il più delle volte il poco guadagno era preda dei mariti
buoni
solo a spendere all'osteria per una miseria
che
poco a poco li portava via.
Anche
le lavandare,
per combattere il freddo,
di
tanto in tanto sì attaccavano al fiasco
e
il canto allora si faceva roco, quasi sguaiato,
e
non di rado scollacciato.
Ma
sotto il Natale, benché fosse freddo,
benché
il gelo forasse le ossa,
il
repertorio cambiava
ed
erano temi struggenti
lamenti
d'infelici
che
in una rinascita cercavano speranze
per
una vita meno grama.
Non
erano urla, erano solo
invocazioni
sussurrate
di
donne sfinite
che
cercavano un domani migliore.
Le
ascoltavo commosso
e
sentivo che il Natale
non
era solo una festa,
ma
un sogno da cui lasciarsi cullare
per
non sentire freddo e fame,
per
credere in un futuro più umano.
Natale 2013
di Miriam Ballerini
Lo capiranno quest’anno?
Con gli abeti puntati al cielo,
i presepi stesi su muschi
o carte verdi.
Capiranno che non sono i doni,
i pacchi colorati,
le scorpacciate e lo sventaglio
di euro, quel che conta?
Che la crisi aiuti a vedere
oltre, a finestre aperte
sulla neve: sulle navi di dispersi,
disperati; alluvionati.
Di suicidi a lavoro sbrindellato
dallo Stato, dall’indifferenza.
Da chi pensa che i soldi
siano tutto,
quanto serve per reggere
quell’albero di palline dorate.
Con una stella in cima che
pende sghemba, e s’illumina
sulla scia di ghirlande
che s’incrociano sulla via dei
rami di bianco spruzzati.
Lo capiranno che è solo
augurare sereno Natale
e nascere con quel Cristo
ciò che conta?
Senza lussi, senza salti
sopra le righe, sopra le paghe,
sopra gli sprechi.
Solo una mano che stringe
una mano.
Natale a Siracusa
di Aurelio Caliri
Cielo terso
di un vespro di dicembre.
Come un tempo lontano.
Un sospiro,
un rimpianto,
un amore,
una speranza.
Com' è dolce ricordare,
ritornare,
e come sa di pianto.
Intorno a me stelle di luci,
sempre più sfavillanti
al calar della notte.
Suoni di zampogne.
La città palpita di attese,
come ogni anno.
Io sono prigioniero di un velo
di indifferenza.
Eppure è ancora Natale.
Piccola filastrocca di Natale
di Giovanna Giordani
Si preannuncia un po’ in sordina
mentre osservi una vetrina
e nel giorno che si spegne
nuove luci han le insegne
C’è nell’aria un gran fermento
per l’attesa dell’evento
che si compie puntuale
ogni notte di Natale
Campanili illuminati
tanti alberi addobbati
che sarà questa magia
che si espande per la via?
Non si vede, ma si sente
dentro i cuori della gente
è l’arcana sinfonia
di una grande Nostalgia
Profumo di Natale
di Adriana Pedicini
Timida e rossa
come le mie gote giovinette
la piccola euphorbia
dall’angolo riposto
tinge di colore
la mia anima,
sommessa luce
in uggioso avvento.
Una gemma di vita e
di speranza
ha baluginato
tra le ombre incerte
delle ore mattutine
tra le foglie
ascose del tuo amore.
Ho respirato
profumo di Natale.
Ricordi di lontani
Natali
di Luigi Panzardi
Nel recesso del buio
come in una galleria di
montagna
come in una galera al
fondo d'una torre
tralucono ricordi
argentei stracci di
dolore;
terrei,
miserie di vita:
natali senza led,
monocromatici,
senza carezze,
intonacati di gelido
grigio.
Natali,
mortali.
La famiglia pruno d'acre
verde
non coltivava carezze.
La rabbia della fatica
bolliva nella pentola
di creta.
Natali
mortali.
Un sei che tende al sette
di Alessandro Ramberti
Quando il confine si scioglie in passaggio
Tu non sei piuma nostalgica di storia
Sei piombato senza peso nell’eterno
Che ti genera: nato
Hai fatto il tuo cammino
Adesso chiudi gli occhi
perché possa prestarti i suoi
Il figlio di Galilea
Croce-via delle genti
Il cui giudizio supera la conta
Degli errori – se trova angoli umili
Anche minimi
Li eleva alla potenza di settanta
Volte sette.
(con un pensiero a Madiba)
Vorrei quest’anno
di Maria Carmen Lama
È un Natale diverso
quello in cui
il regalo più bello
che si dona
è un semplice sorriso.
È un amore diverso
quello in cui
tenerezze traspaiono
dagli occhi
e hanno solo il senso
del volere dell’altro
semplicemente gioia
e calore nel cuore.
Vorrei quest’anno
un Natale diverso
un amore diverso.
Ho concluso in questo momento la lettura di questi bei testi poetici e sento in me una sorta di dolcezza intrisa di malinconia. Mi chiedo perché e non fatico a trovare una risposta. Il Natale ha perso buona parte della sua magia, lo abbiamo derubato noi della bellezza delle sue atmosfere, e ora che forse iniziamo a prendere coscienza di questo sentiamo rimpianto. Nelle poesie ci sono tanti riferimenti ai Natali passati, alle sue dolci suggestioni, a dispetto dei periodi spesso difficili a causa delle ristrettezze, ma erano feste autentiche, sentite e attese. E ci sono riferimenti anche al presente, al consumismo, alla superficialità con la quale talvolta si vive l'attesa.
RispondiEliminaC'è in tutti noi un profondo disincanto e, nello stesso tempo, un gran bisogno di spiritualità, e non importa se si è credenti oppure no, penso si tratti di una necessità primaria per ogni uomo.
Grazie.
Piera
GRAZIE RENZO!
RispondiEliminaBUON NATALE E BUON ANNO A TE E A TUTTI GLI AMICI POETI E LETTORI!
Giovanna