Fondamentalismo islamico: l’Occidente
deve temere di più se stesso
di Renzo Montagnoli
Il fondamentalismo islamico si va
espandendo, non solo nel mondo mussulmano, ma anche in quello occidentale,
lasciando dietro di sé una scia di sangue.
Nel precisare che sono da sempre contro
ogni forma di violenza, mi chiedo se sia possibile trovare un rimedio rapido e
definitivo.
Prima di tutto occorre osservare e
conoscere bene il fenomeno, perché ormai non ci troviamo di fronte a qualche
esaltato, ma a una vera e propria massa di fanatici che in nome di una
religione che non ammette la violenza la pratica invece quotidianamente. È
indispensabile chiedersi il perché, senza star lì a richiamare luoghi comuni
che nulla portano a un’effettiva comprensione. Ma al di là di questo studio che
per riuscire utile deve essere approfondito e senza preconcetti, non riuscendo
a guardare in casa d’altri perché al momento il loro comportamento mi è
incomprensibile, credo che assai più rapido e più proficuo sia osservare la
nostra dimora, quell’occidente che pretende tuttora di essere forgiatore ed
esportatore di civiltà.
In questi giorni ho letto un saggio
storico assai interessante, scritto dal professor Alessandro Barbero, tanto per
intenderci quel personaggio che sovente è ospite dei programmi di Rai Storia e
che si fa giustamente apprezzare per la semplicità dell’esposizione, non
disgiunta da una certa ironia, tale da rendere affascinante qualsiasi argomento
trattato. Il libro si intitola 9 agosto 378 il giorno dei barbari e
parla della battaglia di Adrianopoli svoltasi in quella data in
Tracia e vide contrapposti i Goti e l’esercito dell’impero romano d’oriente,
che ne uscì letteralmente annientato. La teoria di Barbero,
condivisa da altri storici, è che quella sconfitta segnò in modo indelebile
l’impero romano, sgretolandone le basi, e che perciò quella data segna la fine
dell’Antichità e l’inizio del Medioevo. Questo scontro infausto si inserì in
effetti in un periodo, non breve, ma nemmeno troppo lungo, di decadenza,
provocata, secondo non pochi storici, da diverse cause: secoli di conquiste e
poi la decisione di fermarsi, perché i confini, troppo ampliati, erano
difficili da difendere, la penuria nell’esercito di autentici romani che faceva
sì che annoverasse nei suoi ranghi soprattutto truppe barbare, un flusso
migratorio dalle zone poco civilizzate, agevolato sia per rimpolpare i corpi
militari, sia per disporre di mano d’opera a basso costo, l’incertezza del
potere, con imperatori che si succedevano con troppa rapidità, imposti dai loro
stessi soldati, la diffusione del cristianesimo, che sminuiva la figura
dell’imperatore, non più divino, e che cercava di allentare la schiavitù, la
corruzione sempre presente a ogni livello, il vizio di mettere nei posti di
responsabilità persone solo fedeli, ma spesso incapaci, la crisi economica, con
un’inflazione crescente. Ecco, tutti insieme questi elementi collaborarono alla
disgregazione dell’impero e la battaglia di Adrianopoli fu solo
l’evento che di colpo mise alla luce una fragilità a lungo nascosta.
Non tutte queste cause sono
presenti nel mondo occidentale, permeato dall’assenza di valori, e quindi di
ideali, visto che l’unico scopo che sembra veramente contare è guadagnare
sempre di più, ci sono i giganteschi flussi migratori, quasi esclusivamente
verso l’Europa, che sono inarrestabili solo perché c’è gente che ci specula non
poco; troviamo anche la corruzione, che interessa, per quanto a
diverse misure, tutto il mondo occidentale, l’instabilità politica tipica della
democrazia, la crisi economica che è insita in un sistema volto a una continua
e irragionevole crescita produttiva, la pochezza di chi comanda che, per
evitare di essere spodestato, si avvale di collaboratori di bassa qualità, e
infine, in aggiunta – ma questo accadeva anche in epoca romana, vista la
necessità di immettere nell’esercito i barbari immigrati - la
tendenza a una graduale penetrazione nei gangli vitali del sistema di elementi
di altra civiltà, motivati da un evidente desiderio di emancipazione. Se voglio
essere più chiaro e sintetico, posso dire che l’islam, che in passato è stato
maestro di civiltà, vive un lungo medioevo, lo stesso medioevo verso il quale
l’Occidente si sta avviando.
Occorre ricordare che per essere forti con
il nemico occorre conoscerlo bene, ma è soprattutto indispensabile essere forti
noi stessi. È una caratteristica che non esiste più, purtroppo, e al riguardo
basta vedere le profonde divisioni di un’Europa che dovrebbe essere unita da
tempo e che invece si divide in mille rivoli di interessi nazionali. A un
esercito perché sia forte occorre poi dare le armi giuste, fare terra bruciata
intorno al nemico e ai suoi possibili fiancheggiatori, dare anche una
motivazione alle sue truppe, un ideale che ahimé non c’è, ed essere
coerenti, non solo condannando a parole, ma anche nei fatti, poiché per mero
interesse c’è chi commercia con questi fondamentalisti, chi vende loro le armi,
chi aiuta i flussi migratori clandestini, e non si tratta di personaggi di
piccolo cabotaggio, ma di strutture sorte ad hoc, ben consolidate e
ramificate.
Ecco perché l’Occidente deve temere se
stesso, ecco perché il fondamentalismo islamico può continuare a vivere e a
prosperare.
CONDIVIDO!
RispondiEliminaGio
Un'analisi approfondita, come sempre. E' assolutamente vero, le cause di ciò che avviene sono molteplici e le possibili soluzioni appaiono veramente difficili. Mancano i valori, dici bene, non esiste quasi più un senso etico, una morale, che può essere religiosa ma anche laica, manca dall'interno quella spinta che potrebbe portare ad un effettivo cambiamento, un rinnovamento che, sono d'accordo, non può avvenire fuori, negli avvenimenti, nelle scelte politiche, se non avviene in profondità a livello individuale. Ed è questa mancanza infinitamente preoccupante perché non porta a guardare al futuro con speranza.
RispondiEliminaGrazie.
Piera
Giusto, la loro forza é la nostra debolezza.
RispondiEliminaAgnese Addari