Gli
occhiali d’oro – Giorgio Bassani
- Feltrinelli – Pagg. 96 – ISBN9788807880124 - €
7,50
“Il
romanzo di Ferrara” : secondo libro
Ci
si addentra con questo racconto lungo, quasi romanzo , nel corpus di quello che
lo stesso Bassani definì “una specie di poema romanzesco di quasi mille
pagine”; sono evidenti infatti i
riferimenti intertestuali in particolare ai personaggi
già menzionati nelle “Cinque storie ferraresi” e colpisce il lento incedere,
quasi una sorta di passerella letteraria verso il famigerato
giardino degli schivi Finzi – Contini.
Si ha
il tempo con questo intermezzo di familiarizzare ancor di più con le atmosfere
ferraresi, non solo gli scorci paesaggistici o la prepotenza della Storia; ci è
consentito infatti entrare dentro le famiglie borghesi di estrazione
ebraica, in particolare dentro quella del narratore che è spontaneo
identificare col giovane Bassani. Si tratta di uno
studente universitario, unico del suo gruppo di amici a studiare
Lettere, i primi anni della vita trascorsi in quel “clima di
agitazione, di distrazione generale entro cui si svolse la prima infanzia di
tutti coloro che sarebbero diventati uomini nel ventennio successivo...”
Racconta il giovane la sua Ferrara, l’ovattato clima provinciale, il perbenismo,
la devozione al regime fascista e il suo lento incrinarsi. È un società
classista quella nella quale vive, il pubblico e il privato tendono a collimare
rovinosamente nelle bocche mai sazie di pettegolezzo e negli animi che
facilmente vengono attratti quanto preme in loro la necessità di essere
rassicurati. È pertanto ben accetto anche il nuovo otorinolaringoiatra: i suoi
modi sono cortesi e discreti, evidente è il disinteresse che accompagna
l’esercizio della sua professione nel pubblico e ancor più nel
privato. Non c’è però una signora Fadigati e presto
strane, stranissime voci circolano sul medico. La rappresentazione della sfera
privata di questa esistenza è delicata, il lettore percepisce l’inclinazione
sessuale dell’otorino che il narratore rende esplicita progressivamente
calandoci nella narrazione. Il dottore frequenta la compagnia universitaria e
condivide gli spostamenti in treno per Bologna, alcuni giorni della settimana.
Gran parte dell’azione successiva si svolge tra Bologna e la riviera romagnola.
Ferrara fa da sfondo al ricordo con eleganti e suggestive pagine che
trasfondono l’immenso amore di Bassani per la città soprattutto quando termina
l’idillio vacanziero e le tremende legge razziali si concretizzano
agli occhi dell’operosa borghesia cittadina di estrazione ebraica, mentre si
chiude anche la vicenda umana di un’altra diversità. Ferrara sarà allora il
porto sicuro: “Mi era bastato recuperare l’antico volto materno della mia
città, riaverlo ancora una volta per me, perché quell’atroce senso di
esclusione che mi aveva tormentato nei giorni scorsi cadesse all’istante. Il
futuro di persecuzioni e di massacri che forse ci attendeva (fin da bambino ne
avevo sentito parlare come di un’eventualità per noi sempre possibile), non mi
faceva più paura.”
Storia
della metamorfosi subitanea ma presagita in una “razza inferiore”.
Tra
l’ottobre del 1943 e il febbraio del 1945, più di 7.000
ebrei italiani furono deportati nei campi di sterminio nazisti ,
5.969 furono uccisi, 837 sopravvissero, un migliaio i dispersi.
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